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Agricola Marrone Presenta: Barolo Castellero 2021 (Limited Edition)

Partiamo da dove tutto è cominciato per capire esattamente dove siamo arrivati:

La storia della Famiglia Marrone comincia molto lontano, indietro nel tempo, a La Morra in piena Langa, con Pietro Marrone che nasce nel 1887 e nel 1930 comincia a coltivare vigne secondo tecniche allora rivoluzionarie puntando alla qualità e facendo diventare le sue uve le più belle del paese.

Il suo lavoro viene portato avanti dal figlio Carlo che con i suoi fratelli aiutano a espandere l’azienda. Inevitabile frenata arriva dalla guerra ma passata Carlo torna ancor più motivato in vigna e dà vita a dei vini sempre più moderni e di qualità.

Nel 1955 nasce Gian Piero che finite le scuole passerà direttamente al lavoro in Cantina. Il giovane porterà idee rivoluzionarie: vuole far conoscere il proprio vino in tutto il mondo e per riuscirci si rende conto che i tempi sono maturi per piantare anche vitigni autoctoni bianchi come Arneis, Favorita e Moscato oltre ai grandi Rossi che già lavorava con maestria.

Infine passiamo alla quarta generazione formata da tre sorelle inarrestabili. Hanno preso in mano l’azienda e le responsabilità che ne derivano dividendosi perfettamente i lavori sotto gli occhi vigili di papà Gian Piero.

Valentina l’enologa, Serena che si occupa di amministrazione aziendale e di mercati esteri e Denise che gestisce accoglienza e il mercato tedesco sono tre donne eccezionali che stanno facendo crescere la cantina mantenendo le tradizioni, apportando innovazione, spostando il lavoro nei campi e non in cantina, garantendo politiche agricole moderne e sostenibili così da affrontare i cambiamenti climatici con intelligenza e senza trucchi. Le loro radici sono ben piantate nel territorio che tanto amano e raccontano nei loro vini.

Quest’anno oltre ai loro già più che noti Barolo:

Barolo 2021

Barolo Bussia 2021

Barolo Pichemej 2021

Si aggiunge un nuovo Cru: il Barolo Castellero 2021

VITIGNO: Nebbiolo 100%, in particolare “Lampia”

VIGNETI: Nel comune di Barolo

COMPOSIZIONE DEL SUOLO: Esposizione sud ovest, altitudine 250 m a.s.l.,

composizione del terreno: marne di Sant’Agata fossile tipiche con alta percentuale di sabbia

ETÀ MEDIA DEI VIGNETI: 1980, Guyot tradizionale

VENDEMMIA: Manuale, inizio Ottobre

VINIFICAZIONE E AFFINAMENTO: 3 passaggi di selezione manuale dell’uva: selezione in vigna, ulteriore

selezione sul tappeto di cernita dei grappoli interi e acino ad acino dopo la diraspatura con scarto delle imperfezioni.

Vinificazione tradizionale con delicate bagnature del cappello, fermentazione a 26°C e macerazione per circa 25 giorni. Fermentazione malolattica in grandi

botti da 30 Hl cui segue affinamento per 30 mesi. Batonnage su fecce fini per 10 mesi. Estrema cura viene riposta nella protezione dal contatto con l’ossigeno.

Imbottigliamento sotto copertura di azoto e stoccaggio in ambiente a

temperatura controllata per minimo 6 mesi.

ENOLOGO: Valentina Marrone

PRODUZIONE TOTALE MEDIA ANNUA: 4050 bottiglie

NOTE DI DEGUSTAZIONE: Il colore elegantemente trasparente è quello che caratterizza il vitigno Nebbiolo. Dai tannini dolci e avvolgenti, dalla fine mineralità, ha una bella struttura e un finale persistente, su note di spezie e di ciliegia.

Perfetto in abbinamento con carni arrosto e brasati.

Questo vino è frutto di un affitto temporaneo di un vigneto molto bello nel comune di Barolo, con bellissima esposizione e con grande potenziale. Denise , Valentina e Serena se ne sono prese cura, portando tutta la loro esperienza nel coltivare e risanare un gruppo di Viti con tanto potenziale inespresso.

Purtroppo avremo il piacere di assaggiare e gustare solo 5 annate, dalla 2021 alla 2025, perciò oltre a essere prodotti in circa 4000 bottiglie annue, queste si troveranno sul mercato solo per 5 anni.

Un consiglio per appassionati e collezionisti è sicuramente quello di trovare il modo di aggiudicarsi una bottiglia per potersela gustare e godere almeno una volta nella vita.

Il vino appena presentato al Grandi Langhe 2025 ha subito riscosso giudizi positivi da operatori del settore, da tutti coloro che son passati a provarlo direttamente in fiera e da critici di fama internazionale.

Ringrazio la famiglia Marrone per la sua grande disponibilità a confrontarsi e a mettersi in gioco!!

Articolo a cura di:

Sommelier Merati Luca

OFF/Flavour, birreria fuori dagli schemi

OFF Flavour, da una idea di un ex manager del patrimonio culturale

Un percorso universitario da manager del patrimonio culturale all’Università Federico II di Napoli, seguito da una esperienza sul campo. Parallelamente si avvicina al mondo della birra lavorando per cinque anni nel fine settimana in un paio di birrerie del capoluogo campano. Ne rimane folgorato. E’ cosi che Claudio Peruggi, oggi cofondatore di OFF/Flavour a Milano (in Via Benaco 26), vi si dedica completamente partendo con un corso annuale di Beer Sommelier presso l’Accademia Dieffe di Padova (oggi Accademia delle Professioni). Qui l’incontro con Luca Bacci (già socio di Vent du Nord, sempre a Milano), insieme fondano OFF/Flavour.

Birreria dal taglio atipico

Contratti capestri e cambi di vita per motivi familiari mi hanno sospinto verso quella che è sempre stata una mia grande passione, la birra – racconta Claudio Peruggi, classe 1984 – Ho così investito tutti i miei risparmi in un corso professionalizzante che mi ha rilasciato un certificato EQF3 riconosciuto a livello italiano ed europeo. L’incontro con Luca è stato poi determinante, abbiamo unito le nostre passioni per la birra e siamo partiti con questa avventura nella quale ho messo a frutto l’esperienza maturata nei locali di Napoli e le conoscenze acquisite nei miei viaggi in Germania e soprattutto in Belgio. Senza trascurare il taglio storico-culturale, da buon manager del patrimonio culturale”

Un mondo aperto sui fermentati, non c’è solo birra

A passarci di fianco OFF/Flavour non sembra neanche una birreria, a cominciare dall’insegna. “Ho aperto un luogo polivalente, dove la birra ha certamente un ruolo importante. Ma teniamo anche altri prodotti fermentati, dal sidro alla kombucha. Includendo anche una proposta di vini biologici e biodinamici di piccoli produttori, sicuramente non convenzionali dal punto di vista del processo produttivo. Cosi nell’insegna del locale non c’è alcun riferimento alla birra ma piuttosto abbiamo giocato su Only Fine Fermentations” Nei 25 metri quadrati del locale tavoli e tavoloni in stile scandinavo. “A dire di molti clienti non sembra neanche di stare in una birreria ma piuttosto all’Ikea” Ma poi gli impianti per la spillatura non lasciano dubbi.

Tra i clienti, appassionati attenti a percorsi degustativi

Il locale è piccolo ma luminoso, le pareti sono rivestite da un legno chiaro. Una proposta molto lontana da quella del classico pub scuro dalle luci soffuse. “OFF/Flavour – rimarca Claudio Peruggi – non vuole essere una sorta di covo per ubriaconi ma un locale che si mostra capace di proporre in maniera diversa la birra artigianale” La clientela è composta da over35, coppie con bambini, appassionati che vogliono fare percorsi degustativi. Aperti dal tardo pomeriggio, offrono sei spine di birra artigianale in rotazione alle quali abbinano taglieri di salumi e formaggi. “Il mondo della birra artigianale è sempre alla ricerca della novità, se ai miei clienti propongo la stessa birra per tre settimane cominciano a lamentarsi

Non mancano birre analcoliche e proposte gluten free

Toccando tutti gli stili, parto da una chiara per coloro che vogliono bersi una birra in compagnia degli amici, come può essere una birra, della Franconia per arrivare alle ambrate, alle triple e alle dubbel. E una birra di abbazia non manca mai. Raramente poi ho due fusti uguali, quando ne finisce uno ne metto subito un altro diverso, ma rimanendo nello stesso stile. Non mancano poi birre analcoliche, ai taglieri di formaggi e salumi spesso abbiniamo un cestino con pane gluten free

Spazio anche alle richieste più particolari

Età e sesso della clientela sono in realtà poco rilevanti nella scelta delle birre, ciò che fa la differenza è la stagione. “I clienti preferiscono birre meno impegnative nei mesi caldi, più intense e corpose in quelli freddi. Coloro che invece vogliono azzardare si approcciano alle birre acide, soprattutto alle fermentazioni spontanee belghe. Cerco comunque di interpretare i gusti personali delle persone, anche quando arrivano richieste particolari” Come nel caso di un distinto signore sulla quarantina. “Mi ha raccontato – conclude il fondatore di OFF/Flavour – di essersi convertito all’Islam, gli ho così proposto i Proxies (fermentati realizzati con verdure, frutta, erbe e spezie). Vi ha ritrovato il sapore del vino che non poteva più bere, né è rimasto estasiato

Gorgonzola Dop: produzione record nel 2024 e export in crescita

Il 2024 si chiude con un primato storico per il Gorgonzola Dop: oltre 5,2 milioni di forme prodotte e un incremento significativo delle esportazioni, confermando il ruolo di eccellenza del celebre formaggio italiano sui mercati nazionali e internazionali.

Crescita della produzione: un traguardo storico

Il Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop ha comunicato i dati ufficiali della produzione 2024, che ha raggiunto 5.277.959 forme, il livello più alto di sempre. Si tratta di un incremento dell’1,9% rispetto al 2023, pari a 98.984 forme in più.

Il Piemonte si conferma la regione trainante con 3.822.245 forme prodotte (+1,73%), seguito dalla Lombardia con 1.455.714 forme(+2,38%). Antonio Auricchio, Presidente del Consorzio Gorgonzola Dop, ha commentato: «Il costante aumento della produzione è la conferma della nostra scelta di mantenere standard qualitativi altissimi, un elemento che ci rende preferiti dai consumatori in Italia e all’estero».

Il successo del Gorgonzola piccante

Un dato particolarmente interessante riguarda il Gorgonzola Dop piccante, che ha registrato un aumento impressionante del 20,47%rispetto al 2023, attestandosi su 738.935 forme. Questa tipologia rappresenta ormai il 14% della produzione totale, confermando il crescente interesse per i sapori intensi.

Esportazioni in crescita: oltre 1,6 milioni di forme

L’export ha giocato un ruolo chiave nel consolidare i risultati positivi del 2024. A settembre, le esportazioni hanno sfiorato 1,6 milioni di forme, segnando un aumento del 5% rispetto all’anno precedente.

«Le esportazioni sono sempre state un punto di forza per il nostro comparto», ha dichiarato Auricchio. Tuttavia, il Presidente ha espresso preoccupazione per l’impatto che eventuali cambiamenti nelle politiche commerciali globali potrebbero avere sul settore agroalimentare: «Il Made in Italy ha bisogno di politiche economiche e diplomatiche efficaci per mantenere la sua posizione sui mercati internazionali».

Il valore economico del Gorgonzola Dop

Il 2023 si è chiuso con un valore complessivo alla produzione di 430 milioni di euro, con un incremento del 12% rispetto al 2022. L’export ha contribuito con 203 milioni di euro, registrando una crescita del 38% rispetto all’anno precedente. Numeri che evidenziano la forza di un settore che rappresenta un vero e proprio traino per l’economia italiana.

Un’agenda internazionale ricca di eventi per il 2025

Il Consorzio Gorgonzola Dop guarda al futuro con un’agenda ricca di appuntamenti strategici per promuovere l’eccellenza casearia italiana nel mondo. Tra le principali partecipazioni:

Foodex Tokyo (marzo), con una serata speciale presso l’Ambasciata italiana in Giappone.

Tuttofood Milano (maggio), per rafforzare la presenza sul mercato nazionale.

Fancy Food New York (giugno), evento chiave per il mercato nordamericano.

Anuga Germania (ottobre), una delle fiere alimentari più prestigiose a livello internazionale.

Queste iniziative mirano a far conoscere da vicino un prodotto simbolo del Made in Italy, contribuendo alla sua affermazione anche nei mercati orientali.

Made in Italy e sostenibilità: un impegno da difendere

Il Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop ribadisce l’importanza di politiche a sostegno delle eccellenze italiane, sottolineando come la qualità sia un elemento imprescindibile per la competitività sui mercati esteri.

«Un aumento della produzione senza un’adeguata strategia per l’export rischierebbe di essere controproducente», ha concluso Auricchio. L’obiettivo del Consorzio è quindi duplice: rafforzare la leadership produttiva e mantenere alti i livelli di esportazione, promuovendo al contempo una filiera sostenibile e capace di innovare nel rispetto della tradizione.

Barbera d’Asti: un 2024 di successi tra eventi e mercati internazionali

Un anno di traguardi per il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato

Il 2024 è stato un anno di svolta per il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, che ha consolidato il suo ruolo di ambasciatore dell’eccellenza enologica del Monferrato in Italia e nel mondo. Attraverso un mix di eventi, fiere internazionali e strategie di promozione, la Barbera d’Asti si è affermata come simbolo di qualità e tradizione.

La prima edizione del Barbera D’Asti Wine Festival

Tra i momenti clou dell’anno spicca la prima edizione del Barbera D’Asti Wine Festival, tenutasi a settembre ad Asti. L’evento ha attirato appassionati, operatori del settore e personalità di spicco della cultura e dell’arte. Tra i protagonisti, la scrittrice Stefania Auci, il cantautore Giorgio Conte e critici internazionali come Jeff Porter, Aldo Fiordelli e Veronika Crecelius. «Questa prima edizione ha rappresentato un’opportunità unica per valorizzare la Barbera e rafforzare la nostra identità territoriale», ha dichiarato Vitaliano Maccario, presidente del Consorzio. «L’obiettivo è rendere questo festival un appuntamento fisso per esperti e appassionati».

Successi internazionali: dalla Norvegia al Nord America

Il 2024 ha visto il Consorzio espandere la sua influenza anche oltre i confini nazionali. A marzo, il Barbera Fish Festival di Oslo ha celebrato il decennale del connubio tra Barbera e baccalà, attirando centinaia di appassionati con degustazioni e masterclass. Contemporaneamente, in Olanda e Belgio, l’evento Monferrato Identity ha messo in luce le eccellenze del territorio, riscuotendo grande successo tra operatori e consumatori locali.

Negli Stati Uniti e in Canada, il Consorzio ha organizzato una serie di degustazioni mirate, coinvolgendo buyer, ristoratori e appassionati di vino. «La risposta dei mercati internazionali è stata eccezionale», ha sottolineato Maccario. «I nostri vini si confermano ambasciatori perfetti del Monferrato».

Presenza in fiere e eventi in Italia

In Italia, il Consorzio ha brillato in fiere di rilievo come il Vinitaly di Verona, il Salone del Vino di Torino e il Vinoforum di Roma, dove lo stand del Consorzio ha registrato una forte affluenza. Eventi glamour come la Milano Wine Week e Golosaria hanno ulteriormente rafforzato l’immagine della Barbera d’Asti tra i wine lovers.

Promozione del territorio: stampa e collaborazioni

Il 2024 ha visto anche un impegno significativo nella promozione del territorio. Personalità come Falstaff, Jeff Porter e Stevie Kim hanno visitato il Monferrato, raccontandone le bellezze attraverso articoli e reportage sui principali magazine internazionali. Queste iniziative hanno contribuito a rafforzare il legame tra la Barbera d’Asti e il suo territorio d’origine.

Una base solida per il futuro

Con oltre 410 aziende associate e 14 denominazioni tutelate, il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato si conferma un punto di riferimento per il settore. Come sottolinea Maccario: «Il 2024 ha rappresentato una tappa fondamentale. I risultati raggiunti aprono nuove opportunità sui mercati internazionali e rafforzano il dialogo con il pubblico».


Informazioni sul Consorzio

Fondato nel 1946, il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato si occupa di tutelare e promuovere le denominazioni di origine del territorio. Attraverso eventi, collaborazioni e marchi distintivi, il Consorzio garantisce la diffusione e l’immagine dei suoi vini a livello nazionale e internazionale.

Glep Beverages, un sogno in chiave onirica

Glep Beverages, per rompere gli schemi

Quando una mente imprenditoriale incontra una mente creativa il risultato è presto fatto. Ezio Primatesta, albergatore e ristoratore, e Luca Garofalo, designer e creativo, hanno creato nel 2018 Glep Beverages e con essa una linea di spirits fuori dagli schemi, a cominciare dal packaging. «Volevamo fare qualcosa di diverso racconta Luca Garofalo partendo da un prodotto tradizionale come il Vermouth fino a poco tempo fa scarsamente valorizzato se non addirittura dimenticato» Nasce così Vermouth Rosso Vandalo per la ristorazione. “Lo consigliamo con gorgonzola e formaggi erborinati, ma con il cioccolato è il massimo

Rispetto della tradizione e visione onirica

Prodotto con botaniche raccolte a mano sulle Alpi Marittime ed Occitane (cannella, garofano, china, cardamomo, zenzero, vaniglia, rabarbaro, cacao, assenzio), infuse in vino bianco e unite a spezie, in etichetta riporta una pantera nera lacustre. Un animale onirico inventato dallo stesso Luca Garofalo. “Abbiamo coniugato un prodotto che si differenziasse da quanto presente nel mercato con un nome facile da ricordare. Creando al contempo un legame con il territorio, per questo motivo abbiamo scelto gli animali per le nostre grafiche. Come le pantere lacustri di Vandalo con zampe di drago, per ricordare una leggenda del Lago d’Orta che racconta di draghi che anticamente lo abitavano”

Packaging, attenzione costante

Al vermouth seguono il bitter rosso Spinto e l’amaro alle erbe Grinta. Amaricante e intenso il primo, fresco e versatile il secondo. Con una immutata attenzione ad un packaging che vuole ricordare l’importanza della sostenibilità nel rapporto tra uomo e Natura, senza mai dimenticare la componente onirica e fantasiosa. “Nella etichetta del bitter i conigli volanti hanno ali di libellula, insetto tipico lacustre. In quella dell’amaro alle erbe, il lago si trova nei baffi del lupo composti da piume d’anatra. Un lupo non qualsiasi ma il lupo della Tasmania, estinto da decenni per mano dell’uomo”

Gin Fulmine il trionfo, Panettone Vandalo la novità

L’anno 2023 è per Glep Beverages è poi un anno particolare. Alla vittoria con Gin Fulmine (ultimo nato della linea) come migliore gin italiano nella categoria London Dry Gin al World Gin Award, segue l’uscita del loro panettone nato da una ricetta studiata a lungo da pastry chef di fama internazionale. L’impasto, lievitato per 48 ore, prevede l’impiego di farine ricercate, uova fresche, burro, zucchero, lievito madre, scorza d’arancia e di limone, uvetta e frutta candita infuse nel vermouth di loro produzione. Il risultato è una pasta soffice e leggera, impreziosita da una glassa croccante che garantisce l’effetto crunch. Oltre la versione tradizionale, quella del Panettone Vandalo con pera candita e cioccolato gianduia.

Passione senza limiti

Non ci poniamo limiti, Glep Beverages è partito dalla volontà di realizzare un progetto tutto nostro risultato di una passione e non di una necessità. Se non quella di creare qualcosa di artigianale e di impatto fatto con metodi tradizionali, naturale, senza sintesi e con raccolta a mano – conclude Ezio Primatesta – Tra prove, assaggi e visite a distillerie ed opifici abbiamo dato seguito alla mia passione per il vermouth, per arrivare al bitter e al gin che ci hanno dato tante soddisfazioni. In tutto questo il supporto di Luca è stato fondamentale, la sua creatività e visione onirica ci ha permesso di realizzare un sogno

Remedy, ricercato rifugio dalla frenesia cittadina

Remedy, ricercatezza anche nel design

Elegante e raffinato al punto giusto, per concedersi una pausa di livello. Appena entrati, a destra c’è il bellissimo bancone con la bottiglieria a vista. Di fronte, i tavolini in marmo effetto legno per una sosta all’insegna del buon bere. A sinistra dell’entrata, invece, comode poltrone in pelle e un divanetto rendono l’ambiente particolarmente confortevole. E per coloro che volessero concedersi una pausa ludica, un originale quanto raffinato tavolino in legno che riproduce un biliardino. “La pallina fatta di sughero ricorda il tappo della bottiglia – afferma Michele Bernardi, uno dei tre titolari di Remedy in Viale Majno 26 a MilanoE’ un simpatico oggetto di design che rievoca ricordi, l’occasione per giocarsi una bottiglia in allegria

Cigar room la particolarità, la cantina il cuore pulsante

Intimissima la cigar room di due poltrone pensata per gli appassionati di sigari e pipe mentre la saletta al piano superiore è pronta ad accogliere piccoli eventi. Vero cuore pulsante di Remedy è però la cantina al piano inferiore, nella quale è conservata la collezione personale dei tre titolari. Un totale di 18mila bottiglie, delle quali 6mila stoccate, conservate alla temperatura controllata di 14° con una umidità al 65%. Con un focus sulle eccellenze italiane e sulle regioni vinicole francesi più rinomate come Borgogna, Champagne e Bordeaux. La carta di spirits conta invece più di 2mila tipologie, tutto è proposto in purezza. “Non vogliamo sovrapporci ai tanti cocktail bar che già fanno miscelazione molto bene

Tre soci, ad accomunarli il collezionismo

Tutto parte dalla comune passione per il collezionismo di vini e distillati che i tre titolari hanno sempre avuto sin dalla loro frequentazione precedente al loro arrivo a Milano. “La mia famiglia gestisce in Puglia un piccola azienda di cioccolato, fondata da mio nonno nel 1974. Poi è subentrata la passione per il vino ed ho aperto una enoteca specializzata” Passione che ha contagiato anche Amedeo Pagano, suo vicino di casa con una masseria. Il terzo socio Alessandro Michelon, di origine trentina, inizialmente cliente, si aggrega quindi al progetto che prende corpo poco prima dell’inizio della pandemia da Covid.

Una passione da condividere

Da anni collezioniamo vini e distillati provenienti da tutto il mondo, una passione che abbiamo deciso di condividere il frutto delle nostre ricerche con l’appassionato come con il collezionista di bottiglie rare ma anche semplicemente con il cliente a cui piace bere bene e che ha voglia di trascorrere una serata dall’atmosfera unica. Remedy è un locale pensato come rimedio alla parte più caotica della città, un vero e proprio rifugio dove concedersi una pausa” Tra i clienti, tanti sono gli stranieri. “Un 15% è composto da inglesi, russi ed asiatici. Molto orientati su Supertuscan e grandi nomi, come il Barolo. Mentre i clienti italiani sono indirizzati soprattutto verso i vini d’Oltralpe

Tante golosità, per soddisfare anche i palati più preparati

Ma a frequentare Remedy sono anche tantissimi operatori di settore. “Abbiamo ristoratori e sommelier che non vedendoci come competitori vengono da Remedy, dopo la giornata di lavoro, per bersi una buona buona bottiglia di vino, spesso molto difficile da trovare. Alla quale possono accompagnare un piatto di salame e culatello o un tagliere di formaggi pregiati ed affettati dalla Patanegra tagliata al coltello al capocollo di Martina Franca prodotto nella zona del Primitivo di Manduria da un piccolo produttore che lo affina nelle vinacce. Oppure – conclude Michele Bernardi – una Bella di Cerignola, una culaccia o una chicca come il Tarallo di Noci, prima bollito e poi infornato in modo da renderlo fragrante e più friabile. Per una piacevole conclusione della giornata”

Photo credits: Federico Bontempi

Raw Restaurant, familiarità ed eleganza

Raw Restaurant, due salette per sentirsi come a casa

Da fuori, la grande vetrata dalla quale si intravede la cucina fa pensare ad un locale metropolitano un po’ sofisticato. Niente di più sbagliato, l’eleganza dei dettagli fa da contrappunto all’intento del team di fare sentire il commensale come fosse a casa. Dallo chef table che coincide con il pass nella prima saletta da dieci coperti all’ambiente più riservato e caldo della seconda saletta. “La prima sala – racconta Petra Cucci, titolare di Raw Restaurant è a contatto della cucina, i commensali che si siedono qui vogliono vedere sotto i loro occhi la trasformazione della materia prima in prodotto. Coloro invece che preferiscono la saletta posteriore sono alla ricerca di una certa intimità

Interazione e intimità

I due ambienti sono l’immagine delle due anime di Raw Restaurant. Decisamente più contemporanea la prima, improntata a cercare una continua interazione con il cliente. “Ai clienti piace molto mangiare al pass, l’interazione con la cucina stimola la curiosità. E al contempo hanno la certezza che non c’è nulla da nascondere” Più da club è invece l’atmosfera della saletta posteriore, dove si viene accolti da un piccolo bar impreziosito da due belle poltrone stile chesterfield e una piccola libreria piena zeppa di libri di cucina. Il parquet è a lisca di pesce, tipico della vecchia Milano, mentre a dominare lo spazio è l’elegante cantina a vista con poche e selezionate etichette di piccoli produttori curate dal sommelier e restaurant manager Dennis Cereda, ex Portrait Milano.

Gusti accessibili, senza voli pindarici

La proposta della cucina prende spunto dalla cucina casereccia o comunque tradizionale, senza particolari voli pindarici se non per qualche creativa divagazione. “I nostri clienti sono persone alla ricerca di gusti accessibili e dal prezzo giusto, da gustare in un ambiente nel quale possono ritrovare l’atmosfera di casa. Con la sorpresa di un menù che cambia settimanalmente a pranzo e mensilmente a cena” E con qualche variazione anche giornaliera, Raw Restaurant lavora infatti con materie prime che provengono dal Mercato Ortofrutticolo di Milano. “Un risotto ai funghi – specifica Petra Cucci – oggi può essere fatto con i porcini e domani con i sanguinacci

Tradizione rivisitata, senza eccessi

Nel menù sono presenti le tagliatelle (fatte in casa) con tartufo bianco, il risotto con Castelmagno e salsiccia di Bra, il calamaro piastrato con patate, funghi shitake e puntarelle. In carta, anche la carbonara rivisitata. “E’ un tuorlo cotto a bassa temperatura, la parte l’albume è sostituito da una spuma di pecorino e pane nero fatto con il pepe. Sopra, al posto del guanciale croccante, il guanciale tagliato sottilissimo e messo sotto le lampade per renderlo leggero e trasparente – spiega l’Executive Chef Enrico Ferrari, con un passato da Chef Mauro UliassiNon è propriamente una carbonara ma ne ricorda i sapori” Altra ricetta tradizionale rivisitata è quella del risotto alla milanese. “Al posto dell’ossobuco mettiamo il fungo che gli da una consistenza masticabile

Un pizzico di fantasia non guasta

Un piatto classico come la tagliata con rucola, pomodorini e parmigiano diventa da Raw Restaurant una tagliata con crema di pomodorini, cotta a kamado per donargli un sapore affumicato. Mentre la melanzana tonda viene servita quasi fosse una bistecca. “Una volta tagliata spessa, la mettiamo sottosale perché perda tutta l’acqua. Togliamo i semi e la spennelliamo sopra con un ketchup fatto con aceto di Jerez, zucchero e doppio concentrato di pomodoro. Infine la impiattiamo con gli ingredienti della caponata di melanzane come sedano, pinoli ed uvetta”. Fantasioso il cavolfiore con gelato al gorgonzola piccante, caramello salato ed arachidi.

Un percorso lineare

Il menu è elaborato a partire da ciò che il Mercato Ortofrutticolo offre di più fresco e gustoso – ribadisce Petra Cucci – La carta cambia spesso per adattarsi agli ingredienti disponibili, con piatti che si possono trovare anche solo per un servizio” Ciò che invece segue una precisa linearità con il percorso è la carta dei dessert. “A conclusione di un percorso a base pesce – precisa la pastry chef Alessia Pulcini – proponiamo un babà agli agrumi e, nel periodo natalizio, un gelato al mascarpone. Per il percorso a base carne, invece, la nostra proposta prevede sia un gelato al mango e miele al pino mugo sia un gelato al tartufo bianco che viene glassato per dargli croccantezza

Contatto con il cliente, la chiave che fa la differenza

Non vogliamo inventare nulla, il nostro desiderio è quello di imparare e prendere spunto da coloro che già, da qualche altra parte, fanno bene – puntualizza la titolare di Raw Restaurant – Così da creare qualcosa di diverso, senza la pretesa di voler fare vivere al commensale chissà quale esperienza. Per noi è importante che il cliente si senta bene come a casa, da Raw Restaurant deve venire per mangiare piatti riconoscibili e rassicuranti” Il contatto con il cliente è però la chiave. “La persona che siede allo chef table – concludono Petra Cucci e Dennis Cereda – è una persona molto attenta, vuole vedere come si lavora in cucina. E soprattutto vuole vedere armonia nel team. E’ il dettaglio che fa la differenza

Raw Restaurant rimane chiuso per festività da Sabato 21 Dicembre a Domenica 29 Dicembre

Photo credits: Gaia Menchicchi

Baccanale e l’olio, racconto di una eccellenza

Olio d’oliva, l’attenzione di Baccanale

Da sempre attenta a divulgare le eccellenze del territorio, quest’anno Baccanale, con il claim “Un Filo d’Olio”, ha puntato l’attenzione sull’olio di oliva. Un alimento che da millenni caratterizza la nostra gastronomia, mantenendo intatte le sue qualità nutraceutiche. Soprattutto un patrimonio culturale che la manifestazione ha voluto evidenziare e valorizzare attraverso riflessioni di ampio respiro che hanno offerto, ponendo l’olio al centro della narrazione, nuove chiavi interpretative per comprendere la centralità della alimentazione nella storia dell’uomo.

Indispensabile e trasversale, un simbolo di continuità

Simbolo di continuità e innovazione nelle tradizioni culinarie, l’olio di oliva è l’essenza della cucina mediterranea. Prodotto indispensabile e trasversale, è stato utilizzato nelle cucine più povere come nei banchetti aristocratici. Anche se, come ha sottolineato Massimo Montanari nella sua lectio magistralis “Condire, friggere, ungere: la millenaria epopea dell’olio tra gusto e bellezza”, è rimasto a lungo riservato alla cucina di élite mentre sulle tavole contadine si usava il più economico lardo.

Centrale nelle tradizioni alimentari

Autentica invenzione dell’uomo (come pane e vino non esiste in natura), ne ha attraversato la storia. Dal Medioevo, durante il quale ne era vietato il consumo dalla Chiesa Cristiana in occasione dei periodi di magro, fino ai giorni nostri nei quali è divenuto emblema della cucina salutista. Rivestendo così un ruolo centrale nelle tradizioni alimentari di diverse epoche e culture. Una centralità che ha reso il cibo uno strumento di potere, distinzione sociale e identità culturale. Tanto che i modelli alimentari del passato hanno contribuito a formare l’idea di civiltà e a definire i rapporti di forza nella società.

Parma e Piacenza, ritorno all’olivocoltura

Ma perché concentrare una così lunga manifestazione solo sul tema dell’olio? Ce lo spiega Marco Panieri, Sindaco di Imola. “Le testimonianze di esperti e produttori locali – rileva il Sindaco della cittadina romagnola che per tre settimane ha ospitato Baccanale – hanno evidenziato un ritorno dell’olivicoltura nelle zone di Parma e Piacenza. Negli ultimi anni, nell’imolese sono nate circa 400 microaziende che fanno prodotti legati all’olio, passando da 75 quintali di produzione ad oltre 800. Da oltre trent’anni Baccanale valorizza le eccellenze del nostro territorio, quest’anno era giunto il momento di dare spazio anche all’olio di oliva.

Un ingrediente dai molteplici impieghi

Lo abbiamo raccontato secondo diverse sfaccettature, dall’impiego in cucina con chef come Cristiano Tomei, Victoire Gouloubi e Mauro Uliassi che ne hanno mostrato l’abbinamento a differenti piatti a quello nella mixology con Edoardo Nono del Rita’s Tiki Room di Milano e Matias Barrueco del 1930 Cocktail Bar, sempre di Milano, che hanno mostrato come l’olio d’oliva può diventare l’ingrediente segreto di cocktail originali e sofisticati” L’intenzione è fare cultura del cibo, a questo proposito risponde il riconoscimento del Garganello d’Oro (nome ispirato dal formato della pasta all’uovo tipica della Romagna) a coloro che si sono distinti come ambasciatori della cucina e rispondono a precisi criteri di promozione all’estero

Chef Matteo Ferrantino, a lui il Garganello d’Oro

“Quest’anno lo abbiamo assegnato a Chef Matteo Ferrantino che con il suo ristorante Blanc ad Amburgo ha contribuito a diffondere la cultura gastronomica italiana all’estero grazie allo studio e alla valorizzazione dei prodotti nostrani nel contesto di una cucina in cui trovano spazio ingredienti, sapori e odori tipici della tradizione del Bel Paese. Con il suo lavoro sull’olio, che ha unito Puglia e Romagna (lo chef è nativo di Mattinata, in provincia di Foggia), ha rafforzato il Made in Italy,. La cena a quattro mani con Massimiliano Mascia, chef bistellato del Ristorante San Domenico di Imola, è stata l’occasione per promuovere una eccellenza italiana”

Creare rete, l’obiettivo

Sempre di più – conclude Marco Panieri Baccanale vuole essere trasversale, coinvolgere le diverse generazioni con iniziative che spaziano dal banco di assaggio ai workshop, da momenti di formazione a quelli di informazione con l’intervento di studiosi (quest’anno oltre al sempre presente Massimo Montanari ha partecipato lo storico Alessandro Barbero) e la partecipazione di apprezzati chef. Con il coinvolgimento anche del Centro Storico, dell’Autodromo e delle più importanti realtà enogastronomiche e agricole della città. Baccanale mette in rete tutte queste eccellenze, presentando Imola con la sua straordinaria storia e identità. Perché la città diventi una meta turistica continuativa”

SWEET HOME: un viaggio nell’arte dolciaria italiana

Dal 5 dicembre, il piccolo schermo si trasformerà in una deliziosa vetrina per l’alta pasticceria italiana con il debutto di SWEET HOME, un programma inedito che andrà in onda su Food Network (canale 33 DTT) e sulla piattaforma Discovery+. Questo nuovo format televisivo, ideato dall’Associazione APEI (Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana), vuole celebrare la tradizione e l’innovazione del mondo dolciario italiano, con una guida d’eccezione: il Maestro Iginio Massari. A partire da dicembre, il programma permetterà al pubblico di entrare nelle cucine dei maestri pasticceri più noti del nostro Paese, scoprirne i segreti e ammirare la maestria che rende unica la pasticceria italiana.

Ogni episodio è un viaggio emozionante tra le diverse regioni italiane, dove 29 Ambasciatori APEI, rappresentanti delle eccellenze locali, presenteranno le loro reinterpretazioni moderne dei dolci tipici del loro territorio. Ma non si tratta solo di ricette: ogni pasticcere racconta anche la propria storia, il proprio legame con la tradizione e l’evoluzione della pasticceria, rendendo ogni puntata un racconto coinvolgente e ricco di passione. Le tecniche più innovative si mescolano con le tradizioni più antiche, creando un’esperienza visiva e sensoriale unica per gli spettatori.

Tecnica e storie che conquistano il pubblico

Il cuore pulsante di SWEET HOME è l’equilibrio tra tecnica, creatività e narrazione. La produzione del programma, curata da In-Nova e Capitaladv, è stata concepita per esaltare non solo le abilità culinarie dei pasticceri, ma anche le loro storie, le emozioni e la passione che infondono in ogni creazione. La conduzione è affidata a Irene Colombo, che accompagna il pubblico in questo affascinante viaggio, dando vita a un racconto autentico e appassionante.

Il Maestro Massari, figura centrale del programma, spiega come l’obiettivo di SWEET HOME sia quello di rendere la pasticceria un linguaggio universale che parli al cuore di tutti. “Ogni dolce racconta una storia che va oltre i semplici sapori – afferma Massari – ed è questo che vogliamo trasmettere al pubblico. Ogni pasticcere è un narratore, e il suo dolce è il mezzo per raccontare la sua tradizione, la sua esperienza e il suo amore per il mestiere. Con SWEET HOME, puntiamo a educare il palato e diffondere la cultura della pasticceria d’eccellenza”.

Un format che celebra la condivisione

SWEET HOME non è solo un programma culinario: è un vero e proprio tributo alla dolcezza come simbolo di condivisione e di legami autentici. In un momento in cui la frenesia della vita quotidiana sembra allontanare le persone, il programma propone una pausa, un momento di gioia che nasce dalla preparazione e dalla degustazione di un dolce. “Abbiamo voluto creare un format che fosse capace di parlare a tutti, coinvolgendo lo spettatore in un’esperienza emozionante e piena di ispirazione”, racconta Gianluca Antonelli, autore del programma. “Ogni puntata è un racconto che va oltre la cucina, è un viaggio nella vita e nelle passioni dei maestri pasticceri italiani. SWEET HOME celebra la pasticceria come momento di incontro, di scoperta e di condivisione”.

La passione per la pasticceria e la cultura del dolce sono anche il motore di un progetto che coinvolge partner prestigiosi come Lavazza, Acquaviva, Agrimontana e Molino Dallagiovanna, i quali hanno scelto di sostenere questo programma come ambasciatori dell’eccellenza. “La pasticceria è un’arte che va oltre la cucina”, conclude Massari. “SWEET HOME è un’occasione unica per diffondere il nostro patrimonio gastronomico e per avvicinare sempre più persone alla cultura della pasticceria di qualità”.

Con il debutto fissato per il 5 dicembre alle 21.00, SWEET HOME si prepara a diventare l’appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di dolci e per chi vuole scoprire i segreti dell’alta pasticceria italiana, raccontati da chi la vive e la ama ogni giorno.

Starbucks Italia presenta il panettone Toffee Twist: un dolce incontro tra tradizione e innovazione

Una creazione esclusiva di Italo Vezzoli per Starbucks celebra il Natale con un tocco di gusto irresistibile

Starbucks Italia lancia il Panettone Toffee Twist, una nuova prelibatezza ideata in collaborazione con la rinomata pasticceria artigianale di Italo Vezzoli, simbolo di eccellenza dolciaria italiana da tre generazioni. Questa creazione esclusiva reinterpreta il classico dolce natalizio, combinando tradizione e innovazione in un’esplosione di sapori unici.

Il Panettone Toffee Twist: una delizia senza compromessi

Frutto dell’esperienza e dell’artigianalità di Italo Vezzoli, il Panettone Toffee Twist è realizzato con un impasto soffice e delicato, ottenuto attraverso una lievitazione naturale. L’assenza di conservanti e l’utilizzo di ingredienti selezionati conferiscono al dolce una qualità superiore.

Il panettone si distingue per il suo mix di cioccolato al caramello e cioccolato fondente, arricchito da una croccante copertura di cioccolato al latte e arachidi sabbiate e caramellate. Ogni morso regala un’esperienza multisensoriale, perfetta per rendere il Natale ancora più speciale.

Un omaggio alla tradizione e all’innovazione

Il Panettone Toffee Twist è pensato per armonizzarsi con le iconiche bevande natalizie di Starbucks, come il Toffee Nut Latte e il Caramel Waffle Latte. La creazione rappresenta l’incontro tra il classico dolce italiano e l’inconfondibile spirito del brand americano, offrendo ai clienti un’esperienza unica che celebra le festività.

Packaging elegante e sostenibile

Starbucks non ha lasciato nulla al caso: il Panettone Toffee Twist è custodito in un elegante scrigno di carta riciclata color magenta, che non solo ne preserva la freschezza e le proprietà organolettiche, ma riflette anche l’impegno del brand verso la sostenibilità. Questo packaging raffinato lo rende il regalo perfetto per amici, familiari o per sé stessi.

Disponibilità e prezzo

Il Panettone Toffee Twist da 1 kg è disponibile in esclusiva in tutti gli store Starbucks in Italia al prezzo di 44 euro. Un’occasione imperdibile per vivere il Natale con un tocco di dolcezza che unisce il meglio della tradizione artigianale italiana all’innovazione di Starbucks.

Italo Vezzoli: la tradizione dolciaria artigianale

La collaborazione con Italo Vezzoli testimonia il forte legame di Starbucks con la tradizione e il gusto italiano. Con tre generazioni di esperienza, la pasticceria di Vezzoli è sinonimo di qualità e creatività, rendendola il partner ideale per questa nuova avventura natalizia.

Starbucks e la tradizione del Natale

Starbucks è noto in tutto il mondo per le sue campagne natalizie che ogni anno arricchiscono le festività con nuovi prodotti e bevande iconiche. Il lancio del Panettone Toffee Twist sottolinea ancora una volta l’impegno del brand nel celebrare il Natale con proposte che uniscono gusto, stile e innovazione.

Il Natale con Starbucks: un’esperienza da vivere

Con il Panettone Toffee Twist, Starbucks invita i suoi clienti a immergersi in un’esperienza natalizia unica, dove ogni dettaglio è pensato per sorprendere e deliziare. Dalla scelta degli ingredienti al design del packaging, tutto contribuisce a rendere questo dolce un must-have delle festività.