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Le Autostrade del Mare: la rivoluzione verde del Mediterraneo

Come il trasporto marittimo sostenibile sta salvaguardando l’ecosistema e ridisegnando il futuro della logistica europea

Nel cuore del Mediterraneo si sta compiendo una rivoluzione silenziosa ma potente. Mentre le autostrade terrestri d’Europa soffrono sotto il peso di milioni di TIR, le “Autostrade del Mare” stanno dimostrando che esiste un’alternativa concreta, efficiente e soprattutto sostenibile per il trasporto delle merci. Non si tratta solo di numeri economici o di efficienza logistica: questa trasformazione sta portando benefici tangibili all’ecosistema marino del Mediterraneo, uno dei bacini più preziosi e minacciati del pianeta.

I numeri di una trasformazione epocale

I dati del 2023 parlano chiaro: le Autostrade del Mare hanno trasportato 69 milioni di tonnellate di merci, eliminando circa 2,6 milioni di camion dalle strade europee. Il risultato? Una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 2,9 milioni di tonnellate, equivalente all’impatto ambientale annuale di una città di oltre un milione di abitanti.

Le cifre diventano ancora più impressionanti se si analizza l’impatto economico e ambientale complessivo. La riduzione delle esternalità ambientali negative ha generato un beneficio stimato in 2,2 miliardi di euro per la collettività. Dal 2008 a oggi, il settore ha registrato un incremento di quasi il 20% in termini di collegamenti, mentre la capacità di trasporto in metri lineari è pressoché raddoppiata.

Ma il vero valore di questa rivoluzione non si misura solo in tonnellate o in euro: si misura nella salute rinnovata del nostro mare.

L’ecosistema Mediterraneo: un patrimonio da proteggere

Il Mar Mediterraneo rappresenta solo l’1% della superficie totale degli oceani mondiali, eppure ospita quasi il 30% del traffico marittimo globale. Questo squilibrio ha da sempre messo a dura prova un ecosistema che, sebbene rappresenti uno dei principali hotspot di biodiversità marina e costiera del pianeta, è anche uno dei più vulnerabili.

Le minacce per gli ecosistemi marini mediterranei sono molteplici: inquinamento atmosferico e acustico, introduzione di specie invasive, sversamenti di sostanze tossiche, pressione sugli habitat costieri. Attraverso il Mediterraneo transitano ogni anno circa 400 milioni di tonnellate di idrocarburi, con rischi elevatissimi in caso di incidenti. In questo contesto fragile, ogni iniziativa che riduce la pressione antropica sull’ambiente marino assume un valore inestimabile.

Le Autostrade del Mare non solo alleggeriscono il carico del traffico stradale, ma contribuiscono attivamente alla tutela della biodiversità marina. Uno studio di Price Waterhouse ha evidenziato che, in termini di esternalità ambientali, il costo dell’inquinamento prodotto dal trasporto su strada è di 4,91 euro per mille tonnellate/chilometro, contro 1,81 euro per il trasporto marittimo sulla stessa distanza. Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, il divario è ancora più marcato: 5,32 euro contro 1,51 euro.

La nuova generazione di navi: tecnologia al servizio dell’ambiente

La vera rivoluzione delle Autostrade del Mare si sta realizzando grazie all’introduzione di navi di ultima generazione, progettate secondo criteri di sostenibilità ambientale senza precedenti. Questi giganti del mare rappresentano il perfetto connubio tra capacità di carico, efficienza operativa e rispetto dell’ecosistema.

Un esempio emblematico è rappresentato dalla flotta Grimaldi Green 5th Generation (GG5G), le cui 14 unità ro-ro ibride hanno un valore complessivo di oltre un miliardo di dollari. Queste navi, tra cui la Eco Napoli consegnata nel marzo 2025, sono lunghe 238 metri e possono trasportare 7.800 metri lineari di merci rotabili, pari a circa 500 trailer e 180 automobili. La loro capacità di carico è doppia rispetto alla generazione precedente, ma il consumo di carburante rimane invariato, dimezzando così le emissioni di CO2 per unità trasportata.

L’innovazione tecnologica di queste navi è impressionante:

Motori di ultima generazione controllati elettronicamente che ottimizzano i consumi in tempo reale.

Impianti di depurazione dei gas di scarico per l’abbattimento delle emissioni di zolfo e particolato, riducendo drasticamente l’inquinamento atmosferico che danneggia gli ecosistemi marini.

Sistema “Zero Emission in Port”: durante la sosta in banchina, le navi utilizzano energia elettrica immagazzinata in mega batterie al litio da 5 MWh, che si ricaricano durante la navigazione grazie a shaft generator e a 350 m² di pannelli solari. Questo significa che nei porti, ecosistemi particolarmente sensibili, le emissioni vengono completamente azzerate.

Tecnologie avanzate di efficientamento: sistema di lubrificazione ad aria, eliche ottimizzate, recupero del calore residuo, vernici siliconiche in carena che riducono l’attrito e quindi i consumi.

Anche altri operatori stanno seguendo questa strada virtuosa. GNV sta introducendo navi alimentate a GNL (Gas Naturale Liquefatto) che garantiscono una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre il 50% rispetto alle navi di precedente generazione. Le nuove unità GNV Virgo e GNV Aurora, in arrivo entro la fine del 2025, e le quattro navi aggiuntive previste entro il 2030, saranno tra le più grandi e capienti del Mediterraneo, con una stazza lorda di circa 71.300 tonnellate.

Il futuro si presenta ancora più promettente: il Gruppo Grimaldi ha ordinato nove nuove navi ro-pax, per un valore di 1,5 miliardi di dollari, tutte equipaggiate con motori che possono essere alimentati a metanolo. Queste unità, in consegna tra il 2028 e il 2030, rappresenteranno le prime navi nel Mediterraneo progettate per raggiungere l’obiettivo “Net Zero Emission”, combinando capacità di trasporto, design innovativo, comfort di bordo e sostenibilità ambientale in un equilibrio perfetto.

I benefici concreti per l’ecosistema marino

L’impatto positivo di queste tecnologie sull’ecosistema mediterraneo è misurabile e significativo:

Riduzione dell’inquinamento atmosferico: Le moderne navi abbattono drasticamente le emissioni di ossidi di zolfo (SOx) e ossidi di azoto (NOx), sostanze che contribuiscono alle piogge acide e danneggiano sia gli ecosistemi marini che costieri. Il GNL, in particolare, elimina quasi completamente le emissioni di questi inquinanti e riduce le emissioni di CO2 fino al 20%.

Minore inquinamento acustico: Le nuove tecnologie di propulsione e i motori ottimizzati riducono significativamente il rumore subacqueo, un problema spesso sottovalutato ma estremamente dannoso per la fauna marina. L’inquinamento acustico disturba la comunicazione dei cetacei, altera i comportamenti riproduttivi di molte specie e può causare stress cronico negli organismi marini. Si stima che, tra il 2014 e il 2019, l’energia sonora sottomarina totale irradiata nelle acque dell’UE sia più che raddoppiata, rendendo fondamentale l’adozione di tecnologie più silenziose.

Protezione della qualità dell’aria nei porti: Il sistema “Zero Emission in Port” garantisce che durante la sosta in banchina non vengano rilasciate emissioni nocive, proteggendo non solo gli ecosistemi portuali ma anche la salute delle comunità costiere. I porti, con le loro acque meno profonde e meno ricambiate, sono ambienti particolarmente vulnerabili all’accumulo di inquinanti.

Riduzione del rischio di incidenti: Navi moderne e tecnologicamente avanzate sono più sicure, riducendo il rischio di sversamenti di carburante o altre sostanze pericolose che potrebbero devastare l’ecosistema marino. La flotta italiana, tra le più rinnovate tecnologicamente al mondo, rappresenta una garanzia in termini di sicurezza della navigazione e tutela ambientale.

Minore pressione sulle infrastrutture costiere: Spostando il traffico dalla strada al mare, si riduce la necessità di espandere le infrastrutture autostradali costiere, proteggendo così gli habitat terrestri costieri che spesso rappresentano aree di grande valore ecologico.

Il supporto istituzionale: Marebonus e politiche di incentivazione

L’Italia ha compreso l’importanza strategica delle Autostrade del Mare, non solo dal punto di vista economico ma anche ambientale. Il Marebonus, incentivo governativo introdotto nel 2017 e confermato fino al 2026, ha stimolato investimenti per oltre 538 milioni di euro in nuovi servizi e nell’upgrading di quelli esistenti, con un effetto leva di 4,56. Grazie a questo strumento, si stima che vengano sottratti annualmente 190.000 veicoli pesanti dalle strade.

Gli stanziamenti Marebonus del 2023 hanno permesso di ridurre il traffico stradale di 2,6 milioni di TIR, con una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 2,9 milioni di tonnellate. Questo rappresenta non solo un successo economico, ma soprattutto un investimento concreto nella salute del nostro ecosistema marino.

L’incentivo si inserisce in un quadro più ampio di politiche europee e internazionali volte alla protezione dell’ambiente marino. La Convenzione di Barcellona, la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (2008/56/CE) e la Pianificazione dello Spazio Marittimo sono tutti strumenti che puntano a garantire una corretta gestione dell’ecosistema marino e uno sviluppo economico e sociale sostenibile.

L’approccio ecosistemico: oltre le emissioni

La tutela dell’ecosistema mediterraneo richiede un approccio olistico che vada oltre la semplice riduzione delle emissioni. Il concetto di “approccio ecosistemico”, promosso dal WWF e da altre organizzazioni ambientalisti, prevede di considerare lo spazio marittimo nella sua interezza, come un sistema integrato che fornisce una varietà di usi e servizi, inclusa la protezione ambientale.

Le Autostrade del Mare si inseriscono perfettamente in questa visione. Non si limitano a ridurre l’inquinamento atmosferico, ma contribuiscono a:

Diminuire la pressione sugli habitat costieri, riducendo la necessità di nuove infrastrutture terrestri.

Supportare la creazione di aree marine protette, liberando risorse economiche che possono essere investite nella conservazione.

Favorire la resilienza climatica del Mediterraneo, riducendo le emissioni di gas serra che accelerano i cambiamenti climatici e i loro impatti sugli ecosistemi marini.

Promuovere una cultura della sostenibilità nel settore della logistica, stimolando l’innovazione tecnologica e l’adozione di pratiche virtuose.

Il Mar Mediterraneo, pur essendo uno dei maggiori hotspot mondiali di biodiversità marina e costiera, è gravemente impattato da decenni di sfruttamento intensivo. Solo attraverso una pianificazione dello spazio marittimo basata sull’approccio ecosistemico, che coinvolga tutti i portatori di interesse dei settori marittimi (pesca, energie rinnovabili offshore, turismo, trasporto marittimo, acquacoltura), sarà possibile conservare la biodiversità marina e garantire la resilienza del Mediterraneo alla luce degli impatti dei cambiamenti climatici.

Il ruolo dell’imprenditoria marittima illuminata

La transizione verso un trasporto marittimo veramente sostenibile non sarebbe possibile senza l’impegno di un’imprenditoria marittima illuminata, che ha scelto di investire massicciamente nell’innovazione tecnologica e nella riduzione dell’impatto ambientale, anche quando questo comportava costi significativi.

Aziende come il Gruppo Grimaldi, GNV (parte del gruppo MSC) e molte altre compagnie italiane ed europee hanno dimostrato che sostenibilità economica e ambientale non solo possono coesistere, ma sono anzi elementi sinergici. Le navi di nuova generazione non sono solo più ecologiche, ma anche più efficienti, più sicure e più competitive sul mercato.

Questo approccio visionario sta creando un circolo virtuoso: gli investimenti in tecnologie green migliorano l’immagine delle compagnie, attraggono clienti sempre più sensibili alle tematiche ambientali, stimolano ulteriori innovazioni e, soprattutto, contribuiscono concretamente alla protezione dell’ecosistema marino da cui dipende la stessa sostenibilità a lungo termine del settore.

L’Italia, prima al mondo per flotte di navi ferry e Ro-Ro Pax con oltre 250 unità per più di 5 milioni di tonnellate di stazza, e seconda in Europa per traffico merci RO-RO, si sta affermando come leader nella navigazione sostenibile. La flotta italiana possiede una delle flottes più rinnovate e tecnologicamente avanzate al mondo, garanzia di sicurezza della navigazione e di tutela dell’ecosistema marino.

Le sfide future e le opportunità

Nonostante i progressi impressionanti, il cammino verso un trasporto marittimo completamente sostenibile è ancora lungo. Le sfide sono molteplici:

Transizione verso carburanti a zero emissioni: Il metanolo verde, il bio-GNL, l’idrogeno e l’ammoniaca rappresentano il futuro, ma richiedono investimenti in infrastrutture e tecnologie ancora in fase di sviluppo.

Elettrificazione delle banchine (Cold Ironing): È fondamentale accelerare l’elettrificazione dei porti per permettere alle navi di spegnere i motori durante la sosta, riducendo ulteriormente le emissioni nei delicati ecosistemi portuali.

Armonizzazione normativa: È necessario un quadro regolamentare europeo e internazionale coerente che favorisca gli investimenti in sostenibilità senza creare distorsioni competitive.

Monitoraggio e protezione della biodiversità: Serve un sistema integrato di monitoraggio dell’ecosistema marino per valutare l’efficacia delle misure adottate e intervenire tempestivamente dove necessario.

Ma le opportunità sono altrettanto significative. Il programma europeo Next Generation-EU sta finanziando progetti di trasformazione digitale e sostenibile della logistica. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano prevede investimenti di oltre 450 milioni di euro tra Marebonus, Ferrobonus, incentivi per terminalisti e sconti sui pedaggi, con particolare attenzione alla logistica dell’ultimo miglio.

La richiesta di proposte “LogIN Business”, pubblicata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel luglio 2025, rappresenta un’ulteriore spinta verso la digitalizzazione e l’efficientamento del settore, creando le basi per una logistica ancora più sostenibile ed efficiente.

Verso un Mediterraneo blu

Il Mediterraneo che ci racconta questa storia non è solo un mare di merci e commerci. È un ecosistema vivente, ricco di biodiversità, che da millenni sostenta le civiltà che si affacciano sulle sue rive. È il mare dei cetacei che solcano le sue acque, dei branchi di tonni e pesci spada, delle praterie di posidonia che ossigenano le sue profondità, dei coralli che colorano i suoi fondali.

Le Autostrade del Mare rappresentano la dimostrazione concreta che è possibile coniugare sviluppo economico e tutela ambientale, che la tecnologia può essere al servizio della natura, che l’imprenditoria può essere illuminata e lungimirante. Ogni TIR che viene imbarcato su una nave moderna invece di percorrere centinaia di chilometri su strada è un contributo alla salute del nostro pianeta. Ogni tonnellata di CO2 non emessa è un regalo alle generazioni future. Ogni decibel di rumore in meno nell’ambiente marino è una possibilità in più per le balene e i delfini di comunicare, riprodursi, sopravvivere.

La rivoluzione verde del Mediterraneo è iniziata, ed è una rivoluzione silenziosa ma inarrestabile. Sta nelle stive delle navi eco-friendly che solcano il Mare Nostrum, nei motori a basse emissioni che ronzano nei porti, nelle batterie al litio che si ricaricano al sole del Mediterraneo. Sta nella visione di imprenditori che hanno scelto di investire nel futuro, nelle politiche di governi che hanno compreso l’urgenza della transizione ecologica, nella consapevolezza crescente di cittadini che chiedono un trasporto più sostenibile.

Il Mediterraneo che vogliamo lasciare ai nostri figli non può essere solo una rotta commerciale. Deve essere un ecosistema sano, ricco di vita, resiliente ai cambiamenti climatici. Le Autostrade del Mare ci stanno portando esattamente in questa direzione: verso un futuro in cui il mare non è solo una via di comunicazione, ma un patrimonio da proteggere con ogni mezzo a nostra disposizione.

La strada è tracciata, le navi sono in rotta. Il futuro del Mediterraneo è un futuro blu, sostenibile, tecnologico. Un futuro in cui economia ed ecologia navigano finalmente nella stessa direzione.

Fonti consultate:

  • Confitarma – Dati sul trasporto marittimo 2023-2025
  • RAM S.p.A. – Rapporti sulle Autostrade del Mare
  • Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
  • Agenzia Europea dell’Ambiente – European Maritime Transport Environmental Report 2021
  • Gruppo Grimaldi – Comunicati stampa e report aziendali
  • GNV – Comunicazioni corporate
  • WWF Italia – Rapporti sulla biodiversità marina del Mediterraneo
  • Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – Strategia Marina
  • Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo

La rivoluzione italiana nella lotta al cancro: quando le cellule diventano farmaci viventi

Dai laboratori di Milano e Roma, le terapie CAR-T aprono nuove speranze contro i tumori solidi. Un’eccellenza scientifica che sta cambiando la storia dell’oncologia

Nel laboratorio del quarto piano dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, la dottoressa Monica Casucci osserva al microscopio qualcosa che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza: cellule del sistema immunitario trasformate in armi di precisione contro il cancro. Non farmaci tradizionali, ma “farmaci viventi” capaci di riconoscere, inseguire e distruggere le cellule tumorali come missili teleguidati biologici.

È la frontiera delle terapie CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell), e l’Italia sta scrivendo alcuni dei capitoli più importanti di questa rivoluzione scientifica. Mentre il mondo della ricerca oncologica celebrava successi strabilianti contro leucemie e linfomi, i centri italiani hanno fatto ciò che sembrava impossibile: adattare queste terapie ai tumori solidi, quelli che costituiscono la stragrande maggioranza dei casi di cancro e che, fino a oggi, si erano dimostrati una fortezza inespugnabile.

La sfida dei tumori solidi

Per comprendere la portata di questa conquista scientifica, occorre fare un passo indietro. Le terapie CAR-T funzionano prelevando i linfociti T dal sangue del paziente, modificandoli geneticamente in laboratorio affinché esprimano un recettore chimerico capace di riconoscere specifici antigeni tumorali, e reinfondendoli nel paziente. Una volta tornate in circolo, queste cellule “riprogrammate” cacciano e attaccano il tumore come un esercito altamente specializzato.

Contro i tumori del sangue – leucemie e linfomi – i risultati sono stati spettacolari, con tassi di remissione completa che superano il 60-80% in pazienti che avevano esaurito ogni altra opzione terapeutica. Ma i tumori solidi – quelli che formano masse in organi come polmoni, colon, pancreas, cervello – hanno opposto una resistenza feroce.

“I tumori solidi creano intorno a loro una sorta di barricata difensiva che impedisce alle normali CAR-T di colpirli al cuore”, spiega il dottor Massimiliano Petrini, Responsabile della Cell Factory dell’IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori di Meldola. Il problema è duplice: da un lato, la mancanza di antigeni davvero specifici del tumore (rischiando di colpire anche tessuti sani); dall’altro, il microambiente tumorale ostile che soffoca l’azione delle cellule modificate.

Eppure, i ricercatori italiani non si sono arresi.

Il miracolo di Roma: quando i bambini tornano a sperare

La prima grande vittoria italiana arriva dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il professor Franco Locatelli, coordinatore dell’area di ricerca oncologica, ha guidato uno studio che ha fatto storia: la prima sperimentazione internazionale di CAR-T contro un tumore solido con risultati così incoraggianti su una casistica così ampia.

Il nemico in questo caso è il neuroblastoma, il tumore solido più comune nei bambini, che origina da cellule nervose immature. Se il tumore si ripresenta dopo i trattamenti convenzionali, il tasso di sopravvivenza a tre anni crolla sotto il 10%. Una sentenza di morte, fino a ieri.

Tra il 2018 e il 2021, ventisette bambini e giovani adulti (età 1-25 anni) da tutta Italia, già sottoposti a numerosi cicli di chemioterapia senza successo, sono stati arruolati nello studio. Ai loro linfociti T è stato aggiunto un recettore di terza generazione, denominato GD2-CART01, progettato per riconoscere il GD2, una molecola espressa abbondantemente sulle cellule di neuroblastoma.

I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, hanno superato ogni aspettativa: risposta al trattamento nel 63% dei pazienti, metà dei quali in remissione completa. La probabilità di sopravvivenza a tre anni è salita al 60%, e le cellule CAR-T hanno dimostrato di persistere nell’organismo fino a 2-3 anni, continuando a sorvegliare e attaccare eventuali residui tumorali.

“Ogni mattina, quando arrivo in ospedale, penso a quei ventisette ragazzi”, confida Locatelli. “Alcuni di loro oggi vanno a scuola, giocano a calcio, progettano il loro futuro. Erano stati dichiarati incurabili. Oggi sono vivi grazie a cellule che abbiamo riprogrammato qui, nel nostro laboratorio”.

Il protocollo è già stato approvato per estendersi ai tumori cerebrali pediatrici che esprimono lo stesso bersaglio molecolare GD2, e sono in corso contatti con centri europei per replicare la sperimentazione.

Milano colpisce il colon-retto: la caderina-17 nel mirino

Se Roma ha conquistato il neuroblastoma, Milano punta a una preda ancora più insidiosa: le metastasi epatiche da tumore del colon-retto, la prima causa di morte nei pazienti con questa patologia.

Il team guidato dalla dottoressa Monica Casucci al San Raffaele ha pubblicato su Science Translational Medicine, nel maggio 2025, uno studio che potrebbe cambiare le carte in tavola. I ricercatori hanno sviluppato cellule CAR-T ingegnerizzate per riconoscere la Caderina-17 (CDH17), una proteina presente in grandi quantità sulle cellule tumorali del colon ma non accessibile nei tessuti sani.

“Ci siamo chiesti: esiste un bersaglio adatto per sviluppare una terapia CAR-T efficace e sicura?”, racconta Casucci. La risposta è arrivata dopo anni di screening molecolare: CDH17 è espressa massicciamente dalle cellule metastatiche, ma nei tessuti sani è “nascosta” all’interno delle cellule, inaccessibile ai recettori CAR.

Gli esperimenti su modelli preclinici hanno dimostrato che le CAR-T anti-CDH17 bloccano efficacemente la crescita del tumore senza danneggiare i tessuti normali. Testate anche su tessuti derivati da pazienti reali, hanno attaccato selettivamente le cellule cancerose risparmiando quelle sane.

Lo studio è parte di un ambizioso programma di ricerca 5xmille finanziato da Fondazione AIRC, iniziato sei anni fa e che coinvolge 17 gruppi di ricerca dell’Università Vita-Salute e dell’Ospedale San Raffaele, con l’obiettivo di sviluppare terapie avanzate contro metastasi epatiche da tumori del colon-retto e del pancreas.

“Siamo a un passo dagli studi clinici sull’uomo”, afferma la professoressa Chiara Bonini, coordinatrice del programma e ordinario di Ematologia all’Università Vita-Salute San Raffaele. “Trasformare risultati di laboratorio in cure tangibili: è per questo che facciamo ricerca”.

L’altro fronte: rendere i tumori “visibili”

Ma c’è anche un’altra strategia italiana per aggirare le difese dei tumori solidi. Un team di ricercatori dell’IFOM (Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare), dell’Università di Torino e dell’Università di Milano, in collaborazione con il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, l’Ospedale San Raffaele e l’Istituto di Candiolo, ha individuato un modo per rendere i tumori del colon-retto sensibili all’immunoterapia.

Il problema di partenza è drammatico: oltre il 95% dei tumori del colon-retto metastatici non risponde all’immunoterapia perché è praticamente invisibile al sistema immunitario. La soluzione, pubblicata sulla rivista Cancer Cell nel giugno 2025, è elegante quanto controintuitiva: combinando due chemioterapici specifici, i ricercatori sono riusciti a “svegliare” il sistema immunitario, rendendo il tumore finalmente riconoscibile e attaccabile.

Non si tratta di CAR-T, ma di un approccio complementare che potrebbe aprire le porte dell’immunoterapia a migliaia di pazienti oggi esclusi da questi trattamenti rivoluzionari.

Macrofagi armati: l’arma segreta di Telethon

C’è poi una terza strada, ancora più innovativa. Il gruppo coordinato dall’Istituto Telethon per la terapia genica (Tiget) del San Raffaele di Milano, in collaborazione con l’Università del Queensland in Australia, ha trasformato le cellule che i tumori normalmente corrompono in efficaci corrieri di “bombe” antitumorali.

Il team è intervenuto sulle staminali ematopoietiche (da cui hanno origine tutte le cellule del sangue) in modo che i macrofagi che ne derivano producano interferone alpha esattamente dove si sta sviluppando un tumore. L’interferone alpha è una molecola prodotta normalmente dal nostro organismo in risposta a infezioni, capace anche di una potente attività antitumorale.

È un approccio radicalmente diverso dalle CAR-T: invece di armare i linfociti T, si armano i macrofagi, le cellule “spazzino” del sistema immunitario che i tumori solitamente riescono a corrompere trasformandole in alleati. Ora, grazie all’ingegneria genetica, questi potenziali traditori diventano agenti infiltrati che rilasciano armi letali nel cuore della massa tumorale.

I numeri della speranza: la mortalità cala

Questi progressi scientifici si traducono in numeri concreti. Uno studio condotto da ricercatori dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’Università di Bologna e pubblicato sulla rivista Annals of Oncology nel 2025 stima una diminuzione del 3,5% dei tassi di mortalità per tutti i tumori nell’Unione Europea tra il 2020 e il 2025.

Per il tumore della mammella, il più comune nelle donne, si prevede una diminuzione del 3,6% dei tassi di mortalità a livello europeo e dello 0,8% in Italia. Dal 1989 al 2025, si stima che siano stati evitati 373.000 decessi per tumore della mammella nell’UE, il 25-30% dei quali grazie a diagnosi precoce e screening.

“La maggior parte delle vite salvate è dovuta al miglioramento delle terapie”, spiega il professor Carlo La Vecchia, coordinatore dello studio e docente di statistica medica ed epidemiologia all’Università Statale di Milano. “Le nuove immunoterapie, le terapie a bersaglio molecolare, le CAR-T stanno rivoluzionando l’oncologia. Ma serve un accesso equo: tutte le pazienti devono poter raggiungere centri capaci di offrire queste cure innovative”.

La strada verso la cura: ostacoli e speranze

Nonostante gli straordinari progressi, la strada verso la sconfitta definitiva del cancro resta lunga e irta di ostacoli. Le CAR-T approvate in Europa sono attualmente sei, tutte per tumori del sangue, più una settima autorizzata negli Stati Uniti. Per i tumori solidi, siamo ancora nella fase delle sperimentazioni cliniche.

I problemi da risolvere sono molteplici. Innanzitutto, la complessità e il costo della produzione: ogni terapia CAR-T è personalizzata, richiede settimane di lavorazione in laboratori altamente specializzati, e costa centinaia di migliaia di euro. Servono centri autorizzati dall’AIFA alla produzione e somministrazione di terapie avanzate, come l’Immuno-Gene Therapy Factory dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori” di Meldola, il primo in Emilia-Romagna.

Poi ci sono gli effetti collaterali, che possono essere severi: la sindrome da rilascio citochinico (una tempesta infiammatoria che può essere pericolosa) e la neurotossicità sono rischi concreti che richiedono monitoraggio intensivo e team medici esperti.

Infine, c’è la questione dell’accesso equo. Non tutti i centri oncologici italiani possono offrire queste terapie. Le disparità regionali rischiano di creare pazienti di serie A e di serie B, dove la probabilità di sopravvivenza dipende dal codice postale.

Il futuro è adesso

Eppure, nonostante le sfide, il futuro dell’oncologia si sta scrivendo proprio ora, nei laboratori italiani. Come ha affermato Michel Sadelain, uno dei pionieri delle CAR-T, “il 2025 delle CAR-T assomiglia all’esplosione del Cambriano”, quel momento cruciale nell’evoluzione della vita sulla Terra in cui la diversità biologica esplose in forme sempre più complesse.

Oltre ai tumori del sangue, nel mirino ci sono i tumori solidi, le malattie autoimmuni e persino alcune infezioni severe. I risultati su pazienti con lupus eritematoso sistemico hanno aperto scenari impensabili. Le CAR-T non sono più “solo” una cura per il cancro: stanno diventando una piattaforma tecnologica versatile per riprogrammare il sistema immunitario.

All’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, lo studio UNICORN – attivo in 15 centri italiani – sta sperimentando l’immunoterapia nelle fasi più precoci del tumore del colon-retto. “L’Italia può guidare la sperimentazione clinica internazionale, introducendo terapie innovative prima che il tumore diventi inarrestabile”, afferma la dottoressa Margherita Ambrosini, premiata dalla Fondazione Carlo Erba per i suoi studi innovativi.

Nel frattempo, al Bambino Gesù stanno già preparando il protocollo per estendere le CAR-T ai tumori cerebrali pediatrici. Al San Raffaele, il programma di ricerca 5xmille ha selezionato i cinque trattamenti più promettenti, tre dei quali sono terapie CAR-T, pronti per passare dal laboratorio alla clinica.

Una rivoluzione made in Italy

Mentre scrivo queste righe, in qualche laboratorio italiano un ricercatore sta osservando al microscopio cellule modificate che un giorno potrebbero salvare vite. Forse sta testando una nuova combinazione di recettori chimerici. Forse sta cercando un modo per rendere le CAR-T ancora più persistenti, ancora più letali contro il cancro, ancora più sicure per i pazienti.

È una rivoluzione silenziosa, fatta di pipette e provette, di notti insonni e fallimenti ripetuti, di piccoli passi avanti e grandi balzi di conoscenza. Una rivoluzione che non fa rumore sui giornali, che non genera titoli sensazionalistici, ma che sta letteralmente salvando vite.

I ventisette bambini del Bambino Gesù lo sanno. Le loro famiglie lo sanno. E tra qualche anno, quando queste terapie saranno diventate standard di cura, lo sapranno migliaia di pazienti che oggi non hanno alternative.

Il cancro è ancora una delle principali cause di morte nel mondo. Ma grazie al lavoro di ricercatori italiani come Locatelli, Casucci, Bonini e decine di altri scienziati che lavorano nell’ombra dei laboratori, questa malattia sta diventando sempre più curabile, sempre meno una sentenza di morte, sempre più una battaglia che possiamo vincere.

Le cellule sono diventate farmaci viventi. E l’Italia è in prima linea in questa rivoluzione.

NOTE E RIFERIMENTI SCIENTIFICI

[1] Terapie CAR-T per neuroblastoma:

  • Studio pubblicato: New England Journal of Medicine, 2023
  • Istituzione: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma
  • Coordinatore: Prof. Franco Locatelli
  • Fonte web: https://www.nature.com/articles/d43978-023-00061-4

[2] Terapia CAR-T per metastasi epatiche colon-retto:

  • Studio pubblicato: Science Translational Medicine, maggio 2025
  • Istituzione: IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano
  • Coordinatrice: Dott.ssa Monica Casucci
  • Fonte web: https://www.hsr.it/news/2025/maggio/nuova-terapia-car-t-metastasi-epatiche-tumore-colon-retto

[3] Strategia immunoterapia colon-retto:

  • Studio pubblicato: Cancer Cell, giugno 2025
  • Istituzioni: IFOM, Università Torino/Milano, San Raffaele, Memorial Sloan Kettering, Candiolo
  • Fonte web: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/focus_tumore/2025/06/23/strategia-rende-tumori-colon-retto-sensibili-a-immunoterapia_6b5d2da0-3ba5-4dac-aaf7-c435949af797.html

[4] Macrofagi ingegnerizzati:

  • Istituzione: Istituto Telethon San Raffaele (Tiget), Milano + Università Queensland
  • Fonte web: https://www.aifa.gov.it/-/sviluppata-in-italia-nuova-arma-contro-il-cancro

[5] Previsioni mortalità tumori 2025:

  • Studio pubblicato: Annals of Oncology, 2025
  • Istituzioni: Università Statale Milano + Università Bologna
  • Coordinatore: Prof. Carlo La Vecchia
  • Fonte web: https://www.airc.it/area-stampa/tumori-per-il-2025-si-stima-una-diminuzione-dei-tassi-di-mortalita

[6] CAR-T state of the art:

  • Fonte: Osservatorio Terapie Avanzate
  • Web: https://www.osservatorioterapieavanzate.it/

[7] Studio UNICORN (Istituto Tumori Milano):

  • Focus: Immunoterapia tumore colon-retto
  • Ricercatrice: Dott.ssa Margherita Ambrosini
  • Fonte web: https://www.ilgiorno.it/salute/tumore-colon-retto

[8] AIFA autorizzazioni terapie avanzate:

  • Immuno-Gene Therapy Factory, IRST Meldola (primo centro Emilia-Romagna)
  • Fonte: https://www.osservatorioterapieavanzate.it/

[9] Programma 5xmille AIRC San Raffaele:

  • Durata: 6 anni (2019-2025)
  • Gruppi coinvolti: 17
  • Coordinatrice: Prof.ssa Chiara Bonini
  • Focus: Metastasi epatiche da colon-retto e pancreas

GLOSSARIO

CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell): Terapia cellulare che prevede la modifica genetica dei linfociti T del paziente per renderli capaci di riconoscere e attaccare le cellule tumorali.

Linfociti T: Cellule del sistema immunitario responsabili di riconoscere ed eliminare cellule infette o anomale.

Antigene: Molecola presente sulla superficie delle cellule che può essere riconosciuta dal sistema immunitario.

Recettore chimerico: Recettore artificiale creato in laboratorio che combina la specificità di riconoscimento di un anticorpo con la capacità di attivazione di un linfocita T.

Immunoterapia: Strategia terapeutica che potenzia il sistema immunitario del paziente per combattere il cancro.

Tumori ematologici: Tumori del sangue (leucemie, linfomi, mielomi).

Tumori solidi: Tumori che formano masse in organi (polmone, colon, pancreas, cervello, etc.).

Microambiente tumorale: L’insieme di cellule, vasi sanguigni e molecole che circondano il tumore e possono proteggerlo dal sistema immunitario.

Remissione completa: Scomparsa di tutti i segni di malattia rilevabili con gli esami diagnostici.

Neuroblastoma: Tumore solido più comune nei bambini, che origina da cellule nervose immature.

Macrofagi: Cellule del sistema immunitario che fagocitano (inglobano) e distruggono patogeni e cellule anomale.

Staminali ematopoietiche: Cellule staminali del midollo osseo da cui originano tutte le cellule del sangue.

Interferone alpha: Molecola prodotta dal sistema immunitario con attività antivirale e antitumorale.

Caderina-17 (CDH17): Proteina di adesione cellulare espressa dalle cellule del colon-retto.

Vesuvio: come la tecnologia monitora il vulcano più pericoloso d’Europa

Sensori intelligenti e intelligenza artificiale per la sicurezza di Napoli: il sistema di monitoraggio del Vesuvio

Il monitoraggio del Vesuvio ha raggiunto livelli di precisione senza precedenti. Trecento sensori, cinquanta stazioni sismiche, droni equipaggiati con termocamere e un sistema di intelligenza artificiale che analizza in tempo reale ogni movimento del sottosuolo: il vulcano Vesuvio, che sovrasta oltre 700mila persone nell’area metropolitana di Napoli, è oggi il vulcano più monitorato al mondo grazie alla rete tecnologica sviluppata dall’Osservatorio Vesuviano INGV.

Osservatorio Vesuviano: dalla previsione alla comprensione

“Non si tratta più solo di prevedere un’eruzione, ma di comprenderla”, spiega la professoressa Francesca Bianco, direttrice dell’Osservatorio Vesuviano. “Ogni tremore, ogni variazione di temperatura, ogni millimetro di deformazione del suolo viene registrato e analizzato da algoritmi che imparano continuamente dal comportamento del vulcano”.

La tecnologia al servizio della vulcanologia

Il progetto di monitoraggio tecnologico del Vesuvio, finanziato con 15 milioni di euro dal Programma Operativo Nazionale Ricerca e Innovazione, rappresenta un salto generazionale nella vulcanologia italiana. I sensori di nuova generazione, installati tra il 2023 e il 2024, sono capaci di rilevare movimenti del terreno inferiori al millimetro e variazioni termiche di pochi decimi di grado.

Ma la vera rivoluzione è nel software: un sistema di machine learning sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Milano analizza simultaneamente tutti i parametri, cercando pattern che potrebbero sfuggire all’occhio umano.

Intelligenza artificiale per prevedere le eruzioni

“L’intelligenza artificiale ha già individuato correlazioni inedite tra micro-sismicità e degassamento”, racconta il dottor Marco Delle Donne, responsabile del progetto di monitoraggio geochimico dell’INGV Napoli. “Segnali deboli che presi singolarmente non direbbero nulla, ma che insieme potrebbero essere i precursori di fenomeni più importanti”.

Protezione Civile e comunicazione ai cittadini

La tecnologia ha anche un importante risvolto sociale. I dati raccolti alimentano un’app sviluppata dalla Protezione Civile della Campania che informa in tempo reale i cittadini sullo stato del vulcano Napoli. “Trasparenza e comunicazione sono fondamentali per la sicurezza del territorio campano“, sottolinea l’ingegner Claudia Troise, responsabile della sala operativa. “La popolazione deve sapere che il Vesuvio è dormiente ma non spento, e che noi lo stiamo osservando 24 ore su 24”.

Sistema di allerta rapida: il caso dello sciame sismico 2024

Il sistema di monitoraggio ha già dimostrato la sua efficacia durante lo sciame sismico dell’agosto 2024, quando una serie di tremori superficiali ha fatto scattare l’allerta. Nel giro di poche ore, i tecnici hanno potuto escludere l’ipotesi di un’attività magmatica, rassicurando la popolazione. “Senza questa rete di sensori intelligenti, avremmo impiegato giorni per arrivare alle stesse conclusioni”, ammette Bianco.

Il modello napoletano: riferimento internazionale nella vulcanologia

Ma il Vesuvio non è l’unico beneficiario di questa rivoluzione tecnologica. Il modello di monitoraggio vulcanico napoletano sta diventando un punto di riferimento internazionale nella ricerca scientifica sui vulcani. Delegazioni da Indonesia, Giappone e America Latina sono venute a studiare il sistema, e l’INGV ha avviato collaborazioni per esportare la tecnologia in altri contesti vulcanici ad alto rischio.

“Quello che abbiamo costruito qui”, conclude la direttrice dell’Osservatorio Vesuviano, “è più di un sistema di monitoraggio. È una nuova alleanza tra scienza, tecnologia e società. Il rischio eruzione Vesuvio non può essere eliminato, ma possiamo imparare a conviverci in modo più consapevole e preparato”.

Convivere con il vulcano: vita quotidiana all’ombra del Vesuvio

Intanto, a Ercolano e Torre del Greco, la vita scorre normale sotto l’ombra del gigante. I pescatori riparano le reti al porto, i turisti salgono sul cratere, le scuole insegnano ai bambini cosa fare in caso di emergenza. E trecento sensori, silenziosamente, continuano ad ascoltare il respiro della montagna.

BOX INFORMATIVO: I numeri del monitoraggio

  • 300 sensori distribuiti sul territorio
  • 50 stazioni sismiche attive 24/7
  • 15 milioni di euro di investimento
  • 700.000 persone protette nell’area metropolitana
  • Analisi dati in tempo reale tramite IA

Italiani in viaggio: mercato senza slancio, è il turismo organizzato a fare da traino

Un cambio di paradigma per il settore turistico italiano

L’ultimo report dell’Osservatorio Travel Innovation del Politecnico di Milano – presentato in anteprima a TTG Travel Experience – getta una luce nuova sul panorama del turismo italiano: se il mercato complessivo appare stagnante, è il segmento del turismo organizzato a crescere con vigore, delineando traiettorie potenzialmente decisive per il futuro del comparto.

Il contesto: numeri e dinamiche macro

Secondo i dati più recenti, il valore complessivo del settore hospitality si attesta sui 38,2 miliardi di euro, senza scostamenti significativi rispetto al 2024. L’e-commerce, che permea sale, camere e prenotazioni, rappresenta oggi il 57 % del fatturato totale. Il comparto trasporti pesa 27,6 miliardi, con un +5 % annuo (ben al di sotto del +10 % registrato l’anno precedente). Il canale digitale si conferma l’asse portante del settore: 70 % delle vendite transitano online, e l’85 % di queste avviene in modalità diretta B2C.

Un dato inedito: per la prima volta la ricerca include una stima quantitativa del turismo organizzato (tour operator, agenzie di viaggio – escluse TMC –, crociere), che si colloca tra i 6,2 e i 6,5 miliardi di euro. Il segmento del tour operating (escludendo le crociere) mette a segno un +7 %, mentre le agenzie tradizionali crescono del +4 %, escludendo quelle specializzate nel business travel.

Strategie per rendere più accessibile il turismo organizzato

Durante la tavola rotonda che ha accompagnato la presentazione della ricerca, Domenico Pellegrino (AD del Gruppo Bluvacanze) ha indicato quattro ambiti d’intervento per migliorare l’accessibilità del turismo organizzato:

  1. Efficienza di filiera Operatori integrati (come Bluvacanze in sinergia con MSC Cruises) possono sfruttare potere d’acquisto e logiche di scala per trasferire valore sotto forma di prezzi più competitivi.
  2. Personalizzazione dell’offerta Non serve puntare su pacchetti “low cost” generici: con tecnologie di dynamic packaging è possibile costruire viaggi su misura, riducendo margini inutili e aumentando la percezione di valore da parte del cliente.
  3. Innovazione nei canali e nella distribuzione Un approccio omnicanale (agenzie fisiche + piattaforme digitali + assistenza continua) aiuta a superare le barriere di fiducia e incertezza che possono frenare la domanda.
  4. Incentivi e politiche di sostegno Proposte come la detraibilità fiscale delle spese turistiche – assimilabili a quella medica – potrebbero elevare il turismo organizzato a bene d’interesse pubblico.

Ad essi si aggiungono tre direttrici indispensabili per la solidità futura del settore:

  • Digitalizzazione avanzata, non solo AI, ma infrastrutture e dati integrati.
  • Formazione e sviluppo delle competenze, per accompagnare il cliente nella scelta e durante il viaggio.
  • Collaborazione nella filiera: reti, partnership e integrazione tra operatori servono a ridurre la frammentazione, attraverso economie di scala e marketing condiviso.

Verso il futuro: rischi e opportunità

La fotografia che emerge indica un’industria in fase di transizione. Il mercato nel suo insieme appare “stagnante”, ma al suo interno l’elemento più dinamico è il turismo organizzato, che sembra in grado di ridare slancio al sistema. Benché l’ospitalità non manifesti crescite eccezionali e i trasporti mostrino segni di rallentamento rispetto agli anni del post-pandemia, la “coda lunga” delle esperienze organizzate può rappresentare una leva strategica.

Se gli operatori sapranno coniugare integrità della filiera con innovazione, personalizzazione ed accessibilità, il turismo organizzato potrà diventare il punto di equilibrio tra le esigenze del mercato e la redditività per le imprese.

Da Roma a Milano: Azerbaijan rafforza i legami con l’industria turistica italiana

L’Azerbaijan Tourism Board (ATB) ha concluso con successo il suo roadshow italiano, svoltosi il 1 e 2 ottobre tra Roma e Milano, coinvolgendo operatori turistici, media e istituzioni del nostro paese. L’iniziativa, realizzata insieme a cinque partner commerciali — tra cui la compagnia di bandiera Azerbaijan Airlines (AZAL) — ha avuto l’obiettivo di promuovere l’offerta turistica dell’Azerbaijan e di consolidare relazioni con il mercato italiano.

Durante il roadshow, circa 80 rappresentanti italiani del turismo e dei media hanno avuto l’opportunità di incontrare direttamente operatori azeri: hotel, DMC e responsabili del turismo regionale. A Roma l’evento ha visto la partecipazione di figure di rilievo quali Fuad Nagiyev, Presidente della State Tourism Agency dell’Azerbaijan, Florian Sengstschmid, CEO di ATB, e il diplomatico Ilgar Mukhtarov, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaijan presso la Santa Sede. A Milano, l’interesse è stato confermato da numerosi incontri B2B con professionisti del settore e giornalisti.

La voce dell’Azerbaijan: un legame sempre più forte con l’Italia

«Siamo lieti di riconnetterci con i nostri partner commerciali, i professionisti del turismo e i rappresentanti dei media durante questo roadshow», ha dichiarato Sengstschmid. «Questa iniziativa rafforza i nostri legami con l’industria turistica italiana e offre un’introduzione diretta all’ampia varietà di esperienze disponibili in Azerbaijan: dalla scoperta culturale alle immersioni nella natura, fino a percorsi esclusivi di benessere».

Il programma delle due tappe ha incluso presentazioni sull’evoluzione del settore alberghiero in Azerbaijan, progetti relativi al turismo della salute e del benessere, opportunità nel turismo culturale e d’avventura. Ogni sede ha ospitato sessioni B2B e momenti di networking per favorire il dialogo one-to-one tra operatori italiani e azeri. Le serate si sono chiuse con concerti dal repertorio azero, tra cui l’esibizione del celebre pianista Isfar Sarabski.

Una strategia per il futuro: più presenza e più sinergie

Questa operazione risponde alla strategia di ATB di rafforzare la presenza dell’Azerbaijan in Italia attraverso workshop, viaggi studio (fam trip) e partecipazioni a fiere internazionali a partire dal 2026.

Viaggiare in Azerbaijan: semplicità e accessibilità

Sul fronte logistico, l’Azerbaijan è ben collegato all’Italia: AZAL opera voli diretti da Milano a Baku  . Inoltre, secondo fonti del settore, WizzAir offre voli diretti da Roma a Baku fino a quattro volte a settimana.  

I cittadini italiani possono richiedere un e-visa tramite il portale gareometrico almeno tre giorni prima dell’arrivo; in alternativa, è disponibile una procedura di visto urgente (3–5 ore). Il visto, valido per 90 giorni, consente un soggiorno massimo consecutivo di 30 giorni.

Gli effetti di maggiore accessibilità si riflettono già nei numeri: tra gennaio e agosto 2025, i visitatori italiani in Azerbaijan sono aumentati del 13 % rispetto allo stesso periodo del 2024.

ONAV entra nel Master IULM: la cultura dell’assaggio per i comunicatori del vino

Una nuova alleanza tra università e Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino porta tecnica sensoriale e cultura del vino nel percorso formativo di IULM.

L’accordo tra ONAV – Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino e l’Università IULM inaugura un capitolo significativo per la formazione nel mondo del vino. A partire dall’anno accademico 2025/2026, gli esperti ONAV entreranno in aula per integrare il Master in Food & Wine Communication, offrendo non solo competenze tecniche sensoriali, ma anche una visione culturale profonda del patrimonio enologico italiano.

La partnership tra ONAV e IULM: obiettivi e significato

L’apporto tecnico e sensoriale di ONAV

Con oltre settant’anni di esperienza nella formazione sensoriale, ONAV introduce nei moduli del Master un approccio strutturato all’assaggio: analisi sensoriale, metodi scientifici, comprensione dei profili aromatici. L’obiettivo è che gli studenti sviluppino consapevolezza sensoriale, che diventi strumento efficace per comunicare il vino con rigore e sensibilità.

Verso comunicatori del vino “ibridi”

Secondo Vito Intini, presidente ONAV, la missione è «formare assaggiatori consapevoli» ma anche contribuire a creare **comunicatori capaci di raccontare il vino con competenza e sensibilità». D’altra parte, il professor Vincenzo Russo, direttore del Master, definisce la collaborazione come un passaggio strategico: «gli studenti potranno vivere esperienze dirette con professionisti che incarnano la cultura dell’assaggio, arricchendo le loro capacità comunicative».

Il Master Food & Wine Communication di IULM

Struttura e contenuti

Il Master universitario di I livello in Food & Wine Communication si articola in 8 moduli, tra cui “Il Sistema Enogastronomico”, “Storia e Cultura Enogastronomica”, “Food & Wine Marketing”, “Laboratori”, “Il Mondo del Vino”. Prevede visite aziendali, testimonianze di professionisti, stage o project work finali.  

Si propone come percorso full-time della durata di sei mesi a Milano.  

Costi e modalità di iscrizione

Per gli studenti italiani, la quota di iscrizione è pari a € 11.500,00; per gli studenti internazionali è di € 13.800,00.  

Le modalità di pagamento prevedono più rate e una quota di preiscrizione (€ 100) che viene scontata dalla prima rata.  

Sbocchi professionali e occupazione

Secondo i dati AlmaLaurea relativi al Master Secondo (media 2014-2015 / 2023-2024), l’84,4 % dei diplomati trova occupazione entro sei mesi dal diploma, e il 43,8 % opera in un’azienda differente da quella del tirocinio curriculare.

I profili professionali possibili includono ruoli di marketing, comunicazione, organizzazione eventi per aziende vitivinicole, consorzi, enti internazionali.

Sinergie e prospettive future

ONAV e la sua strategia formativa

Oltre al rapporto con IULM, ONAV ha avviato un piano educativo che vede la SUMAV (Scuola Universitaria Maestri Assaggiatori) e iniziative nelle scuole per diffondere la cultura del vino.

Il contributo del Wine Institute di IULM

All’interno dell’ateneo, il IULM Wine Institute (IWI) si occupa di ricerche e studi sul settore vinicolo: l’integrazione con il Master e ONAV potrà amplificare le sinergie tra formazione, analisi di mercato e comunicazione strategica.  

Rafforzare il racconto internazionale del vino italiano

Unire la scienza dell’assaggio alla capacità di raccontare il vino significa valorizzare il vasto patrimonio enogastronomico italiano su scala globale. I comunicatori formati potranno operare come veri ambasciatori del vino, con linguaggi moderni, tecniche e competenze interdisciplinari.

La partnership tra ONAV e IULM rappresenta un passo rilevante nel mondo della formazione enogastronomica. Portare l’esperienza sensoriale nell’aula accademica arricchisce il percorso del Master Food & Wine Communication e potenzia la preparazione dei futuri comunicatori del vino. Questa sinergia coniuga tecnica, cultura e passione, promuovendo una visione integrata e sofisticata del racconto del vino italiano.

Witor’s svela “Dubai Style”: praline che raccontano l’Oriente contemporaneo

Una collezione esclusiva e multisensoriale: spezie, datteri, cocco e kataifi in tre varianti da gustare come viaggio

Witor’s presenta la linea Dubai Style per un’esperienza sensoriale

Da oggi Witor’s, storica azienda italiana del cioccolato, lancia Dubai Style, una collezione in edizione limitata che trasforma il piacere del cioccolato in un racconto aromatico dell’Oriente contemporaneo. Non semplici praline, ma autentiche tappe di un viaggio che unisce spezie, frutta secca e tradizioni con l’eleganza del gusto moderno.

Tre creazioni per tre emozioni oriental-glamour

La collezione Dubai Style si compone di tre varianti esclusive:

  • Pistacchio e Kataifi – Armonia d’Oriente: la cremosità del pistacchio incontra la leggerezza croccante del kataifi, un equilibrio tra eleganza e carattere.
  • Caramello e Kataifi – La dolcezza di un viaggio arabo: un cuore di caramello intenso racchiuso in cioccolato fondente, arricchito da kataifi caramellato — sorprendente e raffinato.
  • Cocco, Dattero & Kataifi – L’anima dolce del deserto: sapori mediterranei e mediorientali si fondono: datteri, cocco e kataifi in un unico morso avvolgente.

Inoltre, la confezione regalo Dubai Style Collection racchiude le tre varianti, evocando nella grafica le atmosfere dorate e calde di una sera a Dubai, con richiami visivi a luci, arabeschi e tessuti preziosi.

Il posizionamento strategico della linea

Con Dubai Style, Witor’s aspira a coniugare tradizione e innovazione, offrendo un prodotto che si distingue sia per il concept sia per la percezione di lusso gustativo. La scelta di ingredienti simbolici — spezie, datteri, kataifi — risponde alla crescente domanda di esperienze gastronomiche “esotiche” più che semplici dolci.

La collezione è disponibile nei canali della GDO e sull’e-shop ufficiale Witor’s (https://shop.witors.it/it/). Ciò consente di raggiungere sia il consumatore “mainstream” sia l’appassionato che cerca specialità online.

Questa strategia di distribuzione amplia il bacino: non più solo boutique o negozi gourmet, ma anche il consumatore quotidiano in cerca di una novità di qualità.

Witor’s: una storia italiana in espansione

La prima pralineria Witor’s nasce negli anni ’50 a Cremona, per poi evolversi in azienda nazionale e internazionale. La sua gamma comprende non solo praline ma anche tavolette, snack, creme spalmabili.  

Nel 2021 la società entra nel portafoglio di 21 Invest, accelerando il piano di crescita, innovazione e internazionalizzazione.  

Witor’s ha puntato inoltre su certificazioni riconosciute — ISO 9001, BRC GS, IFS Food e, dal 2017, certificazione Halal— per garantire sicurezza e aprirsi ulteriormente ai mercati globali.  

Di rilievo anche l’antecedente lancio del prodotto Dubai Style Chocolate praline, descritto come pralina al latte con cuore di pistacchio e kataifi croccante, presentato come realtà già nel database di novità dei settori dolciari.  

Un viaggio sensoriale da gustare

Con Dubai Style, Witor’s propone una visione del cioccolato come medio espressivo, capace di evocare luoghi lontani. Le praline non sono solo dolci, ma frammenti aromatici di un “racconto gustativo” che unisce Occidente e Oriente.

In ogni morso si percepiscono suggestioni: la morbidezza, il croccante, la freschezza, la dolcezza persistente. L’insieme diventa un’esperienza sensoriale totale, che coinvolge vista, aroma, tatto e gusto.

Per il pubblico italiano e appassionato di alta pasticceria, Dubai Style offre una novità distintiva, pronta a stimolare curiosità, condivisioni social e… il desiderio di tornare all’assaggio.

Skifidol espande il caos: in edicola la Serie Gamma – Anomalia Galattica

La rivoluzionaria nuova espansione del TCG virale arriva oggi in tutta Italia: 150 carte, nuove meccaniche e una sfida galattica per collezionisti e giocatori.

Skifidol lancia “Serie Gamma – Anomalia Galattica”: il TCG più folle in edicola

Da oggi, in tutte le edicole italiane, debutta una nuova era per il fenomeno Skifidol Italian BrainrotSerie Gamma – Anomalia Galattica, l’espansione più attesa del celebre gioco di carte collezionabili che ha conquistato giovani e collezionisti. Dietro il suo aspetto pop e dissacrante, Skifidol combina strategia, ironia e un universo visivo unico, cavalcando l’onda del fenomeno dei meme “Italian brainrot”.

Una galassia di carte: cosa contiene la Serie Gamma

La Serie Gamma introduce 150 carte inedite, con tipologie mai viste prima: Special Galattiche, Anomalia, Rare Fighissime e Polygon. Ogni bustina da 7 carte — disponibile in display da 24 — include sempre una Special Galattica, rendendo ogni acquisto emozionante.

Per i neofiti, lo Starter Pack offre il book raccoglitore + regolamento + una bustina: la porta d’ingresso nel mondo Skifidol.

Questa nuova edizione non è solo un’espansione, ma un invito a esplorare un universo parallelo di caos e creatività. Le anomalie galattiche e le abilità potenziate rendono ogni partita imprevedibile e dinamica.

Skifidol e la cultura del meme: dal web all’edicola

Skifidol è emersa come incarnazione commerciale del fenomeno Italian brainrot, meme virali saturi di simboli surreali e ironia digitale.  

Con nomi come Tralalero TralalaBombardiro Crocodilo o Ballerina Cappuccina, queste figure paradossali hanno rapidamente conquistato TikTok, Instagram e la generazione Z.  

La transizione verso un prodotto tangibile — un TCG con distribuzione in edicola — è la naturale evoluzione del meme verso il collezionabile pop.  

La popolarità è confermata anche dall’interesse dei media: le schede del TCG sono oggi disponibili su canali ufficiali, rivenditori specializzati e distribuzioni all’ingrosso.  

Meccaniche e strategia: cosa c’è di nuovo

La Serie Gamma introduce elementi di gioco inediti:

  • Le Special Galattiche offrono abilità uniche e potenti, sempre presenti in ciascuna bustina.
  • Le Anomalia rappresentano carte “wild” o imprevedibili, capaci di cambiare il corso della partita.
  • Le Polygon ampliano le combinazioni possibili tra le carte.
  • I valori di gioco (attacco, difesa, abilità) sono stati ridefiniti per favorire fluidità e tattica.

Queste innovazioni mirano a rendere ogni partita non solo divertente, ma anche strategicamente stimolante.

Il fenomeno generazionale e il mercato

Skifidol non è solo un gioco: è un fenomeno generazionale. Migliaia di giovani collezionano, scambiano e sfidano tra amici, alimentando una community vivace e virale.

Il progetto è gestito da Officina Comunicazione Srl, che da oltre vent’anni produce gadget e collezionabili per ragazzi. La sua esperienza e solidità garantiscono coerenza e sviluppo a lungo termine della property.

La scelta di distribuire in edicola (anziché esclusivamente nei circuiti del gioco specializzato) amplia il raggio di azione, avvicinando anche chi non frequenta negozi di carte.

In questo senso, Skifidol cavalca il confine tra cultura digital e mercato tradizionale.

Da collezione a esperienza

Con la Serie Gamma – Anomalia Galattica, Skifidol afferma che collezionare è solo l’inizio: ogni carta è un frammento di un universo assurdo, da scoprire e mescolare per creare mazzi sempre più potenti e originali.

L’uscita in edicola posiziona il TCG come fenomeno pop mainstream — un mix di meme, strategia e cultura di massa.

Per i collezionisti, fan e curiosi, oggi comincia una nuova era di battaglie no-sense e creatività galattica.

Barretta 2Pasti Peanut Butter Pesoforma: Il pasto sostitutivo completo e goloso

La barretta pratica e nutriente per chi ha uno stile di vita dinamico

La Barretta 2Pasti Peanut Butter Pesoforma è la soluzione perfetta per chi desidera mantenere o controllare il peso senza rinunciare al piacere del gusto. Con un perfetto equilibrio tra dolcezza e nutrizione, questo snack è il pasto ideale per chi ha poco tempo ma non vuole sacrificare la qualità nutrizionale. Perfetta da portare sempre con sé, ideale per la pausa pranzo o come snack post-sport.

Gusto irresistibile e nutrizione completa

La Barretta 2Pasti Peanut Butter Pesoforma è un pasto sostitutivo che fonde il gusto del cioccolato al latte con l’intensità del burro di arachidi, in un connubio perfetto per soddisfare i tuoi sensi. Non solo è golosa, ma fornisce anche i nutrienti essenziali per sostituire due pasti completi al giorno.

Caratteristiche principali della barretta Pesoforma

  • Ricca di proteine (26% per barretta), per il mantenimento della massa muscolare.
  • Ricca di fibre, che favoriscono la sazietà e il benessere intestinale.
  • Fonte di 26 vitamine e minerali, per supportare il normale funzionamento dell’organismo.
  • Solo 213 kcal per pasto, per una gestione efficace delle calorie.
  • Cacao certificato Rainforest Alliance, per supportare pratiche agricole sostenibili.

Pesoforma: un alleato per il benessere

Ogni barretta della Barretta 2Pasti Peanut Butter rappresenta la filosofia Pesoforma, che unisce gustonutrizione equilibrata e praticità. È la scelta ideale per chi ha uno stile di vita attivo e desidera rimanere in forma grazie a un’alimentazione bilanciata.

Dove acquistare la Barretta 2Pasti Peanut Butter Pesoforma

Puoi trovare la Barretta 2Pasti Peanut Butter Pesoforma nei negozi della grande distribuzione, nelle farmacie o acquistandola comodamente online tramite e-commerce.

Grande affluenza al museo Broggi di Melegnano per la mostra di Feuei Tola

Sabato 27 settembre, alle 18:00, si è svolta l’inaugurazione della nuova mostra di Feuei Tola presso il Museo Broggi, situato in Via Fratelli School 27 a Melegnano, nella città metropolitana di Milano. La mostra, intitolata “In Colonna-nuove installazioni radiografiche”, offre al pubblico un’occasione unica per scoprire le nuove opere dell’artista multimediale siciliana. L’esposizione rimarrà aperta fino al 12 ottobre, con orari di visita il venerdì dalle 16:30 alle 19:30, e il sabato e la domenica dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 16:30 alle 19:30. L’ingresso è gratuito, così come la guida della mostra, disponibile all’ingresso.

La missione artistica di Feuei Tola

Questa mostra segna un’altra tappa importante nel percorso di Feuei Tola, che ha deciso di portare la sua arte in luoghi prestigiosi e creare eventi che coinvolgano non solo appassionati d’arte, ma anche persone provenienti da diversi settori. L’obiettivo dell’artista è quello di far conoscere il suo lavoro a un pubblico sempre più ampio, stimolare il dibattito e favorire la nascita di nuove iniziative artistiche.

Le parole di Feuei Tola sulla mostra e il pubblico

“Sono molto soddisfatta della risposta del pubblico”, ha dichiarato Feuei Tola. “Sono venute persone dalla Toscana, dalla Sicilia, dalla Spagna e dalla Svizzera. Molti hanno capito il senso delle mie opere, raccontandomi le emozioni che hanno provato. Emozionare il pubblico è uno degli aspetti più importanti per me.”

L’artista ha anche sottolineato il valore dell’interazione con diverse figure professionali, raccontando di aver ricevuto l’attenzione delle autorità locali e nazionali durante l’inaugurazione. Tra i presenti, c’erano il sindaco di Melegnano, Vito Bellomo, l’europarlamentare Mario Mantovani, il presidente di Ferrovie Nord Pier Antonio Rossetti e la presidente del Consiglio Comunale Silvana Palma. Inoltre, sono stati avvistati anche professionisti di altri settori, come l’ex campionessa mondiale di pugilato e kickboxing, Stefania Bianchini, e numerosi medici che hanno apprezzato le potenzialità artistiche delle radiografie utilizzate nelle opere di Tola.

L’arte che stimola emozioni

“Le mie opere sono vive e pulsanti, proprio come le considero io,” ha continuato Feuei Tola. “Mi fa piacere che il pubblico capisca che nelle radiografie si può vedere molto più delle ossa. Voglio suscitare emozioni, creare riflessioni e avviare un dialogo. Il contesto dell’esposizione è fondamentale, e infatti, spesso non espongo una singola radiografia, ma creo un’intera installazione che diventa un’opera collettiva. Il pubblico diventa parte integrante della creazione”.

Eventi in programma al Museo Broggi

Oltre alla mostra di Feuei Tola, il Museo Broggi ospiterà anche altri eventi di grande valore culturale. Il 2 ottobre, alle 17:30, lo scrittore Guido Conti presenterà il suo libro su Cesare Zavattini, un’importante figura del neorealismo cinematografico. L’incontro avverrà in collaborazione con il poeta Amedeo Anelli, che è anche uno dei più autorevoli critici d’arte contemporanei. Il libro, “Zavattini A-Z”, è edito dalla casa editrice Electa.

Inoltre, durante la mostra, sarà proiettato il video “In-Side”, della durata di 5 minuti, che spiega il significato delle opere esposte al pubblico.