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La rivoluzione italiana nella lotta al cancro: quando le cellule diventano farmaci viventi

Dai laboratori di Milano e Roma, le terapie CAR-T aprono nuove speranze contro i tumori solidi. Un’eccellenza scientifica che sta cambiando la storia dell’oncologia

Nel laboratorio del quarto piano dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, la dottoressa Monica Casucci osserva al microscopio qualcosa che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza: cellule del sistema immunitario trasformate in armi di precisione contro il cancro. Non farmaci tradizionali, ma “farmaci viventi” capaci di riconoscere, inseguire e distruggere le cellule tumorali come missili teleguidati biologici.

È la frontiera delle terapie CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell), e l’Italia sta scrivendo alcuni dei capitoli più importanti di questa rivoluzione scientifica. Mentre il mondo della ricerca oncologica celebrava successi strabilianti contro leucemie e linfomi, i centri italiani hanno fatto ciò che sembrava impossibile: adattare queste terapie ai tumori solidi, quelli che costituiscono la stragrande maggioranza dei casi di cancro e che, fino a oggi, si erano dimostrati una fortezza inespugnabile.

La sfida dei tumori solidi

Per comprendere la portata di questa conquista scientifica, occorre fare un passo indietro. Le terapie CAR-T funzionano prelevando i linfociti T dal sangue del paziente, modificandoli geneticamente in laboratorio affinché esprimano un recettore chimerico capace di riconoscere specifici antigeni tumorali, e reinfondendoli nel paziente. Una volta tornate in circolo, queste cellule “riprogrammate” cacciano e attaccano il tumore come un esercito altamente specializzato.

Contro i tumori del sangue – leucemie e linfomi – i risultati sono stati spettacolari, con tassi di remissione completa che superano il 60-80% in pazienti che avevano esaurito ogni altra opzione terapeutica. Ma i tumori solidi – quelli che formano masse in organi come polmoni, colon, pancreas, cervello – hanno opposto una resistenza feroce.

“I tumori solidi creano intorno a loro una sorta di barricata difensiva che impedisce alle normali CAR-T di colpirli al cuore”, spiega il dottor Massimiliano Petrini, Responsabile della Cell Factory dell’IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori di Meldola. Il problema è duplice: da un lato, la mancanza di antigeni davvero specifici del tumore (rischiando di colpire anche tessuti sani); dall’altro, il microambiente tumorale ostile che soffoca l’azione delle cellule modificate.

Eppure, i ricercatori italiani non si sono arresi.

Il miracolo di Roma: quando i bambini tornano a sperare

La prima grande vittoria italiana arriva dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il professor Franco Locatelli, coordinatore dell’area di ricerca oncologica, ha guidato uno studio che ha fatto storia: la prima sperimentazione internazionale di CAR-T contro un tumore solido con risultati così incoraggianti su una casistica così ampia.

Il nemico in questo caso è il neuroblastoma, il tumore solido più comune nei bambini, che origina da cellule nervose immature. Se il tumore si ripresenta dopo i trattamenti convenzionali, il tasso di sopravvivenza a tre anni crolla sotto il 10%. Una sentenza di morte, fino a ieri.

Tra il 2018 e il 2021, ventisette bambini e giovani adulti (età 1-25 anni) da tutta Italia, già sottoposti a numerosi cicli di chemioterapia senza successo, sono stati arruolati nello studio. Ai loro linfociti T è stato aggiunto un recettore di terza generazione, denominato GD2-CART01, progettato per riconoscere il GD2, una molecola espressa abbondantemente sulle cellule di neuroblastoma.

I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, hanno superato ogni aspettativa: risposta al trattamento nel 63% dei pazienti, metà dei quali in remissione completa. La probabilità di sopravvivenza a tre anni è salita al 60%, e le cellule CAR-T hanno dimostrato di persistere nell’organismo fino a 2-3 anni, continuando a sorvegliare e attaccare eventuali residui tumorali.

“Ogni mattina, quando arrivo in ospedale, penso a quei ventisette ragazzi”, confida Locatelli. “Alcuni di loro oggi vanno a scuola, giocano a calcio, progettano il loro futuro. Erano stati dichiarati incurabili. Oggi sono vivi grazie a cellule che abbiamo riprogrammato qui, nel nostro laboratorio”.

Il protocollo è già stato approvato per estendersi ai tumori cerebrali pediatrici che esprimono lo stesso bersaglio molecolare GD2, e sono in corso contatti con centri europei per replicare la sperimentazione.

Milano colpisce il colon-retto: la caderina-17 nel mirino

Se Roma ha conquistato il neuroblastoma, Milano punta a una preda ancora più insidiosa: le metastasi epatiche da tumore del colon-retto, la prima causa di morte nei pazienti con questa patologia.

Il team guidato dalla dottoressa Monica Casucci al San Raffaele ha pubblicato su Science Translational Medicine, nel maggio 2025, uno studio che potrebbe cambiare le carte in tavola. I ricercatori hanno sviluppato cellule CAR-T ingegnerizzate per riconoscere la Caderina-17 (CDH17), una proteina presente in grandi quantità sulle cellule tumorali del colon ma non accessibile nei tessuti sani.

“Ci siamo chiesti: esiste un bersaglio adatto per sviluppare una terapia CAR-T efficace e sicura?”, racconta Casucci. La risposta è arrivata dopo anni di screening molecolare: CDH17 è espressa massicciamente dalle cellule metastatiche, ma nei tessuti sani è “nascosta” all’interno delle cellule, inaccessibile ai recettori CAR.

Gli esperimenti su modelli preclinici hanno dimostrato che le CAR-T anti-CDH17 bloccano efficacemente la crescita del tumore senza danneggiare i tessuti normali. Testate anche su tessuti derivati da pazienti reali, hanno attaccato selettivamente le cellule cancerose risparmiando quelle sane.

Lo studio è parte di un ambizioso programma di ricerca 5xmille finanziato da Fondazione AIRC, iniziato sei anni fa e che coinvolge 17 gruppi di ricerca dell’Università Vita-Salute e dell’Ospedale San Raffaele, con l’obiettivo di sviluppare terapie avanzate contro metastasi epatiche da tumori del colon-retto e del pancreas.

“Siamo a un passo dagli studi clinici sull’uomo”, afferma la professoressa Chiara Bonini, coordinatrice del programma e ordinario di Ematologia all’Università Vita-Salute San Raffaele. “Trasformare risultati di laboratorio in cure tangibili: è per questo che facciamo ricerca”.

L’altro fronte: rendere i tumori “visibili”

Ma c’è anche un’altra strategia italiana per aggirare le difese dei tumori solidi. Un team di ricercatori dell’IFOM (Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare), dell’Università di Torino e dell’Università di Milano, in collaborazione con il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, l’Ospedale San Raffaele e l’Istituto di Candiolo, ha individuato un modo per rendere i tumori del colon-retto sensibili all’immunoterapia.

Il problema di partenza è drammatico: oltre il 95% dei tumori del colon-retto metastatici non risponde all’immunoterapia perché è praticamente invisibile al sistema immunitario. La soluzione, pubblicata sulla rivista Cancer Cell nel giugno 2025, è elegante quanto controintuitiva: combinando due chemioterapici specifici, i ricercatori sono riusciti a “svegliare” il sistema immunitario, rendendo il tumore finalmente riconoscibile e attaccabile.

Non si tratta di CAR-T, ma di un approccio complementare che potrebbe aprire le porte dell’immunoterapia a migliaia di pazienti oggi esclusi da questi trattamenti rivoluzionari.

Macrofagi armati: l’arma segreta di Telethon

C’è poi una terza strada, ancora più innovativa. Il gruppo coordinato dall’Istituto Telethon per la terapia genica (Tiget) del San Raffaele di Milano, in collaborazione con l’Università del Queensland in Australia, ha trasformato le cellule che i tumori normalmente corrompono in efficaci corrieri di “bombe” antitumorali.

Il team è intervenuto sulle staminali ematopoietiche (da cui hanno origine tutte le cellule del sangue) in modo che i macrofagi che ne derivano producano interferone alpha esattamente dove si sta sviluppando un tumore. L’interferone alpha è una molecola prodotta normalmente dal nostro organismo in risposta a infezioni, capace anche di una potente attività antitumorale.

È un approccio radicalmente diverso dalle CAR-T: invece di armare i linfociti T, si armano i macrofagi, le cellule “spazzino” del sistema immunitario che i tumori solitamente riescono a corrompere trasformandole in alleati. Ora, grazie all’ingegneria genetica, questi potenziali traditori diventano agenti infiltrati che rilasciano armi letali nel cuore della massa tumorale.

I numeri della speranza: la mortalità cala

Questi progressi scientifici si traducono in numeri concreti. Uno studio condotto da ricercatori dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’Università di Bologna e pubblicato sulla rivista Annals of Oncology nel 2025 stima una diminuzione del 3,5% dei tassi di mortalità per tutti i tumori nell’Unione Europea tra il 2020 e il 2025.

Per il tumore della mammella, il più comune nelle donne, si prevede una diminuzione del 3,6% dei tassi di mortalità a livello europeo e dello 0,8% in Italia. Dal 1989 al 2025, si stima che siano stati evitati 373.000 decessi per tumore della mammella nell’UE, il 25-30% dei quali grazie a diagnosi precoce e screening.

“La maggior parte delle vite salvate è dovuta al miglioramento delle terapie”, spiega il professor Carlo La Vecchia, coordinatore dello studio e docente di statistica medica ed epidemiologia all’Università Statale di Milano. “Le nuove immunoterapie, le terapie a bersaglio molecolare, le CAR-T stanno rivoluzionando l’oncologia. Ma serve un accesso equo: tutte le pazienti devono poter raggiungere centri capaci di offrire queste cure innovative”.

La strada verso la cura: ostacoli e speranze

Nonostante gli straordinari progressi, la strada verso la sconfitta definitiva del cancro resta lunga e irta di ostacoli. Le CAR-T approvate in Europa sono attualmente sei, tutte per tumori del sangue, più una settima autorizzata negli Stati Uniti. Per i tumori solidi, siamo ancora nella fase delle sperimentazioni cliniche.

I problemi da risolvere sono molteplici. Innanzitutto, la complessità e il costo della produzione: ogni terapia CAR-T è personalizzata, richiede settimane di lavorazione in laboratori altamente specializzati, e costa centinaia di migliaia di euro. Servono centri autorizzati dall’AIFA alla produzione e somministrazione di terapie avanzate, come l’Immuno-Gene Therapy Factory dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori” di Meldola, il primo in Emilia-Romagna.

Poi ci sono gli effetti collaterali, che possono essere severi: la sindrome da rilascio citochinico (una tempesta infiammatoria che può essere pericolosa) e la neurotossicità sono rischi concreti che richiedono monitoraggio intensivo e team medici esperti.

Infine, c’è la questione dell’accesso equo. Non tutti i centri oncologici italiani possono offrire queste terapie. Le disparità regionali rischiano di creare pazienti di serie A e di serie B, dove la probabilità di sopravvivenza dipende dal codice postale.

Il futuro è adesso

Eppure, nonostante le sfide, il futuro dell’oncologia si sta scrivendo proprio ora, nei laboratori italiani. Come ha affermato Michel Sadelain, uno dei pionieri delle CAR-T, “il 2025 delle CAR-T assomiglia all’esplosione del Cambriano”, quel momento cruciale nell’evoluzione della vita sulla Terra in cui la diversità biologica esplose in forme sempre più complesse.

Oltre ai tumori del sangue, nel mirino ci sono i tumori solidi, le malattie autoimmuni e persino alcune infezioni severe. I risultati su pazienti con lupus eritematoso sistemico hanno aperto scenari impensabili. Le CAR-T non sono più “solo” una cura per il cancro: stanno diventando una piattaforma tecnologica versatile per riprogrammare il sistema immunitario.

All’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, lo studio UNICORN – attivo in 15 centri italiani – sta sperimentando l’immunoterapia nelle fasi più precoci del tumore del colon-retto. “L’Italia può guidare la sperimentazione clinica internazionale, introducendo terapie innovative prima che il tumore diventi inarrestabile”, afferma la dottoressa Margherita Ambrosini, premiata dalla Fondazione Carlo Erba per i suoi studi innovativi.

Nel frattempo, al Bambino Gesù stanno già preparando il protocollo per estendere le CAR-T ai tumori cerebrali pediatrici. Al San Raffaele, il programma di ricerca 5xmille ha selezionato i cinque trattamenti più promettenti, tre dei quali sono terapie CAR-T, pronti per passare dal laboratorio alla clinica.

Una rivoluzione made in Italy

Mentre scrivo queste righe, in qualche laboratorio italiano un ricercatore sta osservando al microscopio cellule modificate che un giorno potrebbero salvare vite. Forse sta testando una nuova combinazione di recettori chimerici. Forse sta cercando un modo per rendere le CAR-T ancora più persistenti, ancora più letali contro il cancro, ancora più sicure per i pazienti.

È una rivoluzione silenziosa, fatta di pipette e provette, di notti insonni e fallimenti ripetuti, di piccoli passi avanti e grandi balzi di conoscenza. Una rivoluzione che non fa rumore sui giornali, che non genera titoli sensazionalistici, ma che sta letteralmente salvando vite.

I ventisette bambini del Bambino Gesù lo sanno. Le loro famiglie lo sanno. E tra qualche anno, quando queste terapie saranno diventate standard di cura, lo sapranno migliaia di pazienti che oggi non hanno alternative.

Il cancro è ancora una delle principali cause di morte nel mondo. Ma grazie al lavoro di ricercatori italiani come Locatelli, Casucci, Bonini e decine di altri scienziati che lavorano nell’ombra dei laboratori, questa malattia sta diventando sempre più curabile, sempre meno una sentenza di morte, sempre più una battaglia che possiamo vincere.

Le cellule sono diventate farmaci viventi. E l’Italia è in prima linea in questa rivoluzione.

NOTE E RIFERIMENTI SCIENTIFICI

[1] Terapie CAR-T per neuroblastoma:

  • Studio pubblicato: New England Journal of Medicine, 2023
  • Istituzione: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma
  • Coordinatore: Prof. Franco Locatelli
  • Fonte web: https://www.nature.com/articles/d43978-023-00061-4

[2] Terapia CAR-T per metastasi epatiche colon-retto:

  • Studio pubblicato: Science Translational Medicine, maggio 2025
  • Istituzione: IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano
  • Coordinatrice: Dott.ssa Monica Casucci
  • Fonte web: https://www.hsr.it/news/2025/maggio/nuova-terapia-car-t-metastasi-epatiche-tumore-colon-retto

[3] Strategia immunoterapia colon-retto:

  • Studio pubblicato: Cancer Cell, giugno 2025
  • Istituzioni: IFOM, Università Torino/Milano, San Raffaele, Memorial Sloan Kettering, Candiolo
  • Fonte web: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/focus_tumore/2025/06/23/strategia-rende-tumori-colon-retto-sensibili-a-immunoterapia_6b5d2da0-3ba5-4dac-aaf7-c435949af797.html

[4] Macrofagi ingegnerizzati:

  • Istituzione: Istituto Telethon San Raffaele (Tiget), Milano + Università Queensland
  • Fonte web: https://www.aifa.gov.it/-/sviluppata-in-italia-nuova-arma-contro-il-cancro

[5] Previsioni mortalità tumori 2025:

  • Studio pubblicato: Annals of Oncology, 2025
  • Istituzioni: Università Statale Milano + Università Bologna
  • Coordinatore: Prof. Carlo La Vecchia
  • Fonte web: https://www.airc.it/area-stampa/tumori-per-il-2025-si-stima-una-diminuzione-dei-tassi-di-mortalita

[6] CAR-T state of the art:

  • Fonte: Osservatorio Terapie Avanzate
  • Web: https://www.osservatorioterapieavanzate.it/

[7] Studio UNICORN (Istituto Tumori Milano):

  • Focus: Immunoterapia tumore colon-retto
  • Ricercatrice: Dott.ssa Margherita Ambrosini
  • Fonte web: https://www.ilgiorno.it/salute/tumore-colon-retto

[8] AIFA autorizzazioni terapie avanzate:

  • Immuno-Gene Therapy Factory, IRST Meldola (primo centro Emilia-Romagna)
  • Fonte: https://www.osservatorioterapieavanzate.it/

[9] Programma 5xmille AIRC San Raffaele:

  • Durata: 6 anni (2019-2025)
  • Gruppi coinvolti: 17
  • Coordinatrice: Prof.ssa Chiara Bonini
  • Focus: Metastasi epatiche da colon-retto e pancreas

GLOSSARIO

CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell): Terapia cellulare che prevede la modifica genetica dei linfociti T del paziente per renderli capaci di riconoscere e attaccare le cellule tumorali.

Linfociti T: Cellule del sistema immunitario responsabili di riconoscere ed eliminare cellule infette o anomale.

Antigene: Molecola presente sulla superficie delle cellule che può essere riconosciuta dal sistema immunitario.

Recettore chimerico: Recettore artificiale creato in laboratorio che combina la specificità di riconoscimento di un anticorpo con la capacità di attivazione di un linfocita T.

Immunoterapia: Strategia terapeutica che potenzia il sistema immunitario del paziente per combattere il cancro.

Tumori ematologici: Tumori del sangue (leucemie, linfomi, mielomi).

Tumori solidi: Tumori che formano masse in organi (polmone, colon, pancreas, cervello, etc.).

Microambiente tumorale: L’insieme di cellule, vasi sanguigni e molecole che circondano il tumore e possono proteggerlo dal sistema immunitario.

Remissione completa: Scomparsa di tutti i segni di malattia rilevabili con gli esami diagnostici.

Neuroblastoma: Tumore solido più comune nei bambini, che origina da cellule nervose immature.

Macrofagi: Cellule del sistema immunitario che fagocitano (inglobano) e distruggono patogeni e cellule anomale.

Staminali ematopoietiche: Cellule staminali del midollo osseo da cui originano tutte le cellule del sangue.

Interferone alpha: Molecola prodotta dal sistema immunitario con attività antivirale e antitumorale.

Caderina-17 (CDH17): Proteina di adesione cellulare espressa dalle cellule del colon-retto.

Monticello SPA e Università Cattolica insieme per un futuro di benessere

Benessere, scienza e formazione si sono incontrati nuovamente a Monticello The Entertainment SPA. Lunedì 29 settembre la struttura ha ospitato, per il quarto anno consecutivo, la giornata inaugurale del Corso di Laurea Magistrale in Psicologia per il Benessere: Empowerment, Riabilitazione e Tecnologia Positiva dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Un appuntamento ormai tradizionale, che trasforma il centro benessere lombardo in un vero laboratorio scientifico a cielo aperto, dove i percorsi SPA diventano occasione di osservazione accademica e di presentazione dei risultati di ricerche congiunte sui meccanismi psicologici e fisiologici alla base dell’esperienza di benessere.

In questo contesto siamo stati invitati a trascorrere una giornata all’interno di Monticello The Entertainment SPA, vivendo in prima persona i rituali e i percorsi proposti, in un’esperienza che ha unito relax e osservazione diretta dei metodi di ricerca.

In un mondo in cui per decenni ha prevalso l’estetica, oggi emerge con forza una nuova consapevolezza: le persone cercano uno stato di equilibrio e vitalità, dentro e fuori. Un wellbeing che non si limita all’immagine, ma abbraccia corpo, mente ed emozioni. Da qui nasce la collaborazione tra Monticello SPA e l’Università Cattolica, con un obiettivo chiaro: dare basi scientifiche a ciò che fino a pochi anni fa era considerato soltanto un’esperienza soggettiva.

«Il benessere è una condizione complessa che coinvolge corpo e mente in maniera integrata» sottolinea la prof.ssa Michela Balconi, coordinatrice del Corso di Laurea. «Analizzare scientificamente le risposte neurofisiologiche e psicologiche dei partecipanti ci permette di comprenderne meglio gli effetti e di progettare percorsi sempre più efficaci per migliorare la qualità della vita».

I due filoni della ricerca 2025

L’edizione di quest’anno si è sviluppata lungo due direttrici principali:

  1. Survey sulla percezione e soddisfazione degli utenti, condotta tramite questionari online, che ha coinvolto sia frequentatori abituali sia ospiti occasionali.
  2. Studio sperimentale di tipo neuroscientifico, realizzato direttamente in SPA su un campione selezionato di partecipanti, attraverso elettroencefalografia (EEG) e biofeedback.

Dalla survey sono emersi alcuni trend rilevanti:

  • Natura e sostenibilità restano valori fortemente identitari, con particolare apprezzamento per spazi esterni, soluzioni eco-friendly e aree panoramiche.
  • L’innovazione è percepita come valore aggiunto, soprattutto se applicata a nuove aree relax, percorsi immersivi e tecnologie integrate.
  • La SPA è il cuore dell’esperienza, con sauna panoramica, vasche esterne e cerimonie del benessere tra i servizi più apprezzati.
  • Cresce l’interesse per la personalizzazione dei percorsi e per un benessere olistico, in particolare su temi legati a sonno, stress e gestione psicofisica.

Questi dati offrono una base preziosa per orientare lo sviluppo futuro dei servizi, rendendoli sempre più personalizzati e rigenerativi.

Lo studio sperimentale, invece, ha voluto verificare se i benefici non siano solo percepiti ma anche misurabili a livello neurofisiologico. I risultati sono stati chiari:

  • L’esperienza in SPA incrementa le onde cerebrali delta e theta (rilassamento profondo e meditazione) e favorisce la coerenza nelle bande alpha e beta (prontezza cognitiva e adattamento).
  • I parametri fisiologici hanno confermato la riduzione dello stress: frequenza cardiaca più bassa, miglioramento della variabilità del battito (HRV) e riduzione della conduttanza cutanea.
  • I questionari post-esperienza hanno rafforzato queste evidenze, evidenziando un netto miglioramento del benessere psicofisico.

Una nuova frontiera del wellness

«Terme & SPA Italia unisce la tradizione termale alle più avanzate scoperte della medicina rigenerativa ed epigenetica, offrendo protocolli Longevity per prevenzione, vitalità e invecchiamento di successo» afferma il dott. Nicola Angelo Fortunati, coordinatore scientifico del gruppo Terme & SPA Italia, di cui fa parte Monticello The Entertainment SPA. «La nostra missione è creare hub di salute e benessere evoluto, dove scienza e natura dialogano per offrire percorsi personalizzati, sicuri e innovativi».

La collaborazione con l’Università Cattolica si conferma quindi come un progetto di lungo respiro, capace di generare risultati utili per la comunità scientifica, per gli operatori del settore e per i clienti stessi. Monticello The Entertainment SPA si rivela così non solo luogo di relax e intrattenimento, ma anche osservatorio privilegiato da cui nascono conoscenze in grado di ridefinire il concetto di wellness.

Come prendersi cura della pelle ogni giorno: la guida completa per una beauty routine efficace

Avere una pelle sana e luminosa non è solo una questione estetica, ma anche di benessere generale. Sapere come prendersi cura della pelle ogni giorno è fondamentale per prevenire imperfezioni, invecchiamento precoce e problemi cutanei. Bastano pochi gesti quotidiani, costanti e mirati, per ottenere risultati visibili e duraturi.

Scopri in questa guida le buone abitudini da adottare nella tua skincare routine quotidiana, indipendentemente dal tipo di pelle.

woman wearing black scoop neck top

Detersione: il primo passo fondamentale

Il primo gesto per prendersi cura della pelle è la pulizia quotidiana, da fare mattina e sera. La detersione elimina impurità, sebo in eccesso, inquinamento e residui di trucco che ostruiscono i pori.

  • Per la pelle secca o sensibile, meglio optare per detergenti delicati e privi di alcool.
  • Per la pelle grassa o acneica, sono ideali i gel schiumogeni con ingredienti purificanti come il tea tree o l’acido salicilico.

Una buona detersione prepara la pelle a ricevere i trattamenti successivi.

Idratazione quotidiana: mai senza crema

Molti pensano che solo chi ha la pelle secca debba usare una crema idratante, ma in realtà tutti i tipi di pelle hanno bisogno di idratazione.

Scegli un prodotto specifico per il tuo tipo di pelle:

  • Crema ricca e nutriente per pelli secche
  • Gel idratanti leggeri per pelli grasse o miste
  • Formulazioni lenitive per pelli sensibili

Non dimenticare il contorno occhi, dove la pelle è più sottile e soggetta a segni del tempo.

Protezione solare: il miglior anti-age

Uno degli errori più comuni è non applicare la protezione solare ogni giorno. I raggi UV sono tra i principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo, delle macchie e dei danni cellulari, anche in inverno o nelle giornate nuvolose.

Utilizza una crema solare SPF 30 o superiore ogni mattina, dopo l’idratazione. Esistono prodotti leggeri e invisibili, ideali anche come base trucco.

Come prendersi cura della pelle ogni giorno con trattamenti extra

Oltre alla routine base, è utile integrare:

  • Esfoliazione 1-2 volte a settimana, per rimuovere cellule morte e favorire il rinnovamento cellulare.
  • Maschere viso, idratanti, purificanti o illuminate a seconda delle esigenze.
  • Sieri specifici, con ingredienti attivi come vitamina C, acido ialuronico o niacinamide.

Questi prodotti potenziano l’efficacia della routine quotidiana e rispondono a bisogni mirati.

Buone abitudini per una pelle sana

Prendersi cura della pelle non significa solo usare prodotti: lo stile di vita influisce direttamente sulla salute cutanea. Ecco alcuni consigli:

  • Bevi almeno 1,5 litri d’acqua al giorno
  • Dormi 7-8 ore a notte
  • Segui un’alimentazione equilibrata ricca di frutta e verdura
  • Evita fumo, alcol e stress prolungato
  • Cambia spesso la federa del cuscino e pulisci gli accessori (pennelli, telefono, occhiali)

Sapere come prendersi cura della pelle ogni giorno è il primo passo per mantenerla giovane, elastica e radiosa. Con una skincare routine costante, prodotti adatti e uno stile di vita sano, la tua pelle ti ringrazierà giorno dopo giorno.

Le 5 app lifestyle da scaricare per migliorare le tue giornate

Introduzione: app lifestyle per migliorare giornata

Oggi più che mai, il nostro stile di vita richiede equilibrio tra lavoro, benessere e tempo libero. Utilizzare le migliori app lifestyle può rappresentare un valido alleato nel migliorare la qualità delle giornate. Queste applicazioni, infatti, aiutano a organizzare le abitudini quotidiane, promuovere la salute mentale, aumentare la produttività e prendersi cura di sé in modo semplice ma efficace.

In questo articolo scoprirai cinque app lifestyle da scaricare subito, scelte per le loro funzionalità innovative e la capacità di rendere la tua routine più strutturata, piacevole e sostenibile.

1. Me+ Lifestyle Routine – pianifica, traccia e migliora le tue abitudini

Tra le migliori app lifestyle attualmente disponibili, Me+ consente di creare routine personalizzate per ogni momento della giornata. Puoi pianificare attività mattutine, serali o legate alla cura personale, adattandole alle tue esigenze.

Inoltre, l’app integra strumenti per monitorare l’umore, la qualità del sonno, l’idratazione e le abitudini alimentari. Con un’interfaccia intuitiva e notifiche puntuali, Me+ ti guida nel migliorare costantemente la tua organizzazione personale. È perfetta per chi desidera aumentare la produttività senza sacrificare il benessere psicofisico.

2. Habitify – tracciamento delle abitudini multipiattaforma

Habitify è una scelta eccellente per coloro che desiderano monitorare le proprie abitudini in modo continuativo e sincronizzato su più dispositivi. L’app è disponibile su iOS, Android, desktop e Web, garantendo un’esperienza fluida ovunque ti trovi.

Le sue funzioni principali includono una dashboard chiara, l’aggiunta di obiettivi giornalieri, notifiche intelligenti e una sezione dedicata alle statistiche. Tutto ciò rende più semplice individuare schemi comportamentali e correggere ciò che non funziona. Se vuoi trasformare i tuoi impegni quotidiani in azioni sostenibili, questa è l’app da considerare.

3. MyFitnessPal – nutrizione e benessere su misura

MyFitnessPal è un’app focalizzata su alimentazione e attività fisica. È ideale per chi vuole tenere sotto controllo calorie, macro e micronutrienti attraverso un sistema di registrazione facile e veloce. L’app offre un database vastissimo di alimenti, ricette e prodotti commerciali.

Inoltre, è compatibile con moltissimi dispositivi wearable, consentendo un monitoraggio completo dell’attività fisica. L’interfaccia è semplice, ma estremamente funzionale. Se stai cercando di migliorare la tua dieta, perdere peso o semplicemente mangiare in modo più consapevole, questa app è lo strumento giusto per te.

4. Headspace – mindfulness e meditazione guidata

Headspace è tra le app più autorevoli nel campo della meditazione e del benessere mentale. Offre meditazioni guidate per ogni esigenza: dalla riduzione dello stress all’aumento della concentrazione, fino al miglioramento del sonno. Le sessioni sono disponibili in diverse durate, così da adattarsi facilmente anche alle giornate più frenetiche.

L’elemento distintivo di Headspace è l’approccio accessibile alla mindfulness. Con l’aiuto di audio rilassanti e guide vocali professionali, ti accompagna verso uno stato di maggiore serenità interiore. È particolarmente utile per chi soffre di ansia o ha bisogno di ritagliarsi spazi di consapevolezza nella routine quotidiana.

5. BetterMe Wellness – benessere olistico e motivazione quotidiana

BetterMe propone un approccio olistico al benessere. Combina allenamenti personalizzati, piani alimentari, promemoria per bere acqua, programmi di respirazione e contenuti motivazionali. Tutto questo all’interno di un’unica app.

Una delle sue funzioni più apprezzate è la possibilità di seguire sfide giornaliere, che stimolano il cambiamento graduale ma costante. BetterMe è adatta a chi desidera migliorare più aspetti del proprio stile di vita contemporaneamente, senza doversi affidare a più strumenti separati.

Perché queste app funzionano: app lifestyle per migliorare giornata

Monitoraggio strutturato

Le app selezionate offrono strumenti avanzati per registrare e analizzare le attività quotidiane. Che si tratti di dormire meglio, mangiare sano o seguire una routine, il tracciamento sistematico aiuta a rendere visibili i progressi.

Motivazione integrata: app lifestyle per migliorare giornata

Tutte le applicazioni propongono notifiche, sfide, badge e altre funzioni motivazionali. Questo rende il cambiamento più coinvolgente, stimolando la costanza.

Accessibilità e compatibilità

Essendo disponibili su più piattaforme e dispositivi, queste app permettono una gestione flessibile delle attività, anche in mobilità. Inoltre, molte sono compatibili con smartwatch e assistenti vocali.

Come scegliere l’app giusta per te: app lifestyle per migliorare giornata

Scegliere l’app giusta dipende dal tuo obiettivo principale. Ecco una guida sintetica:

  • Se desideri strutturare meglio la tua giornata → Me+ Lifestyle Routine
  • Se vuoi tracciare abitudini su più dispositivi → Habitify
  • Se hai bisogno di monitorare alimentazione e allenamento → MyFitnessPal
  • Se cerchi rilassamento e concentrazione mentale → Headspace
  • Se vuoi un approccio completo e integrato al benessere → BetterMe

Conclusione: app lifestyle per migliorare giornata

Integrare anche solo una di queste app nella tua quotidianità può fare la differenza nel migliorare la qualità della tua vita. Tuttavia, combinarle in modo strategico può offrirti un approccio completo alla gestione del tempo, della salute e dell’equilibrio interiore.Sperimenta, personalizza e soprattutto, sii costante. Il benessere è un percorso, non una destinazione. E queste applicazioni possono diventare strumenti preziosi lungo il cammino.

Beauty routine coreana: come rigenerare la pelle dopo l’estate

Dalla Corea i segreti per restituire equilibrio e luminosità al viso

Settembre è il mese della transizione. La pelle, dopo l’esposizione al sole, al vento e alla salsedine, si ritrova spesso disidratata, opaca, soggetta a discromie o impurità. Per riportarla al suo naturale equilibrio e luminosità, la skincare coreana si rivela un alleato prezioso.

Basata su una filosofia che unisce pazienza, layering e ingredienti naturali, la beauty routine coreana è strutturata in più step, ognuno con una funzione specifica. Non si tratta solo di estetica, ma di un vero e proprio rito quotidiano di cura e consapevolezza, che aiuta a ristabilire il benessere cutaneo.

Perché scegliere la skincare coreana a settembre

La fine dell’estate è il momento ideale per nutrire, lenire e rigenerare la pelle. I raggi UV, infatti, stimolano una produzione eccessiva di radicali liberi, indebolendo la barriera cutanea e accelerando i processi d’invecchiamento. La routine coreana interviene su questi fronti in modo graduale e profondo:

  • Ripristina l’idratazione persa
  • Calma irritazioni e rossori
  • Uniforma l’incarnato
  • Favorisce il turnover cellulare

I 10 step della beauty routine coreana post-estate

1. Detersione a base oleosa

Elimina trucco, sebo e residui di protezione solare. Gli oli detergenti sono efficaci e delicati, e non alterano il film idrolipidico.

2. Detersione a base acquosa

Secondo step della doppia detersione, per eliminare impurità idrosolubili e assicurare una pulizia profonda.

3. Esfoliazione delicata (2-3 volte a settimana)

Preferire esfolianti enzimatici o chimici (AHA, PHA) per rimuovere cellule morte e favorire la rigenerazione senza aggredire.

4. Toner riequilibrante

Tonifica, riequilibra il pH e prepara la pelle ad assorbire meglio gli step successivi. Ottimo con ingredienti lenitivi come centella asiatica o camomilla.

5. Essenza

Un passaggio chiave della K-beauty. Texture leggera ma attiva, aiuta a idratare in profondità e a stimolare il rinnovamento cellulare.

6. Siero o ampoule

Trattamento mirato contro i danni estivi: scegliere formule con vitamina C per le macchie, acido ialuronico per l’idratazione, niacinamide per l’uniformità.

7. Maschera in tessuto (2-3 volte a settimana)

Una coccola che idrata, rinfresca e nutre intensamente. Dopo l’estate sono perfette quelle con aloe vera, collagene, ceramidi o propoli.

8. Contorno occhi

La zona perioculare è delicata e spesso più provata dal sole. Un prodotto specifico nutre e previene piccole rughe o secchezza.

9. Crema idratante

Sigilla l’idratazione e protegge la barriera cutanea. In questo periodo, sono ideali texture leggere ma ricche di attivi lenitivi.

10. Protezione solare (anche a settembre)

Non va mai abbandonata. Anche con giornate più fresche o nuvolose, è essenziale proteggere la pelle dai raggi UV per evitare nuove macchie e danni.

Ingredienti chiave da privilegiare a settembre

  • Centella asiatica: cicatrizzante e antinfiammatoria
  • Niacinamide: uniformante e regolatrice del sebo
  • Acido ialuronico: profonda idratazione
  • Vitamina C: antiossidante e schiarente
  • Ceramidi: riparazione della barriera cutanea
  • Estratti fermentati: riequilibrano il microbioma cutaneo

Consigli pratici per una routine sostenibile

  • Ascolta la tua pelle: non tutti i giorni servono 10 step. Personalizza la routine secondo le esigenze del momento.
  • Evita l’accumulo di attivi forti: alterna i giorni in cui applichi esfolianti, vitamina C o retinolo.
  • Preferisci formulazioni leggere ma efficaci: la pelle post-estate ha bisogno di respirare, non di essere occlusa.
  • Segui una routine costante: la chiave della skincare coreana è la costanza, non la velocità.

Conclusione: settembre è il mese giusto per ripartire… dalla pelle

Il ritorno alla routine quotidiana, dopo le vacanze, non riguarda solo lavoro e abitudini, ma anche la cura di sé. La skincare coreana è un modo concreto per recuperare l’equilibrio, anche a livello interiore. Ogni passaggio è un gesto consapevole, che invita ad ascoltare il proprio corpo e a rinnovarsi, dentro e fuori.

Perché prendersi cura della pelle, soprattutto dopo lo stress estivo, è un modo per ricominciare con energia e bellezza.

5 consigli per un ritorno in ufficio più sereno

Tornare in ufficio senza stress: si può fare

Dopo le vacanze estive, rientrare in ufficio può sembrare un salto improvviso dal relax al ritmo serrato della quotidianità. Tuttavia, con qualche accorgimento strategico, è possibile vivere questo passaggio con maggiore serenità. Che si tratti di smart working o lavoro in presenza, prepararsi mentalmente e organizzativamente è la chiave per iniziare settembre con il piede giusto.

Ecco 5 consigli pratici per affrontare il ritorno al lavoro in modo equilibrato e produttivo.

1. Riprendi i ritmi gradualmente

Il corpo ha bisogno di tempo per riadattarsi

Uno degli errori più comuni è quello di riprendere tutto di colpo: sveglie presto, agende fitte, zero pause. Il consiglio è iniziare a regolare l’orario del sonno già qualche giorno prima del rientro e organizzare la prima settimana di lavoro in modo flessibile, evitando di sovraccaricarsi.

Prendersi del tempo per riordinare la scrivania, fare una to-do list essenziale e impostare le priorità aiuta a sentirsi di nuovo padroni del proprio tempo.

2. Pianifica (ma senza esagerare)

Organizzazione sì, ma lascia spazio all’imprevisto

Programmare le attività da svolgere è utile, soprattutto nelle prime settimane. Tuttavia, è importante non riempire ogni ora della giornata. Lasciare spazi bianchi in agenda permette di affrontare meglio imprevisti, urgenze o semplicemente di respirare.

Può essere utile adottare il metodo del time blocking, riservando tempi specifici per email, riunioni, lavoro creativo e pause rigeneranti.

3. Cura gli spazi di lavoro

L’ambiente influisce sull’umore e sulla produttività

Che tu lavori in ufficio o da casa, la qualità dello spazio che ti circonda ha un impatto diretto sulla tua concentrazione. Dedica del tempo a:

  • sistemare l’illuminazione,
  • riorganizzare la postazione,
  • eliminare il superfluo.

Anche aggiungere un tocco personale – una pianta, una fotografia, un taccuino nuovo – può rafforzare la sensazione di benessere e controllo.

4. Non dimenticare il benessere fisico e mentale

Pause attive, movimento e alimentazione leggera

Tornare a una routine lavorativa non significa abbandonare del tutto il relax delle vacanze. Integra nella giornata momenti per te stesso: una passeggiata, una sessione di stretching o una pausa pranzo senza schermi.

Evita pasti pesanti e mantieni una buona idratazione. Il benessere fisico incide direttamente sulla capacità di concentrazione e gestione dello stress.

5. Coltiva le relazioni (anche in ufficio)

Ritrovare il contatto umano può fare la differenza

Uno degli aspetti più sottovalutati del ritorno in ufficio è il valore della socialità. Anche una semplice chiacchierata con un collega, un caffè condiviso o una riunione dal vivo possono alleggerire la pressione del rientro.

Riprendere i contatti e costruire nuove collaborazioni può ridare entusiasmo e senso di appartenenza, fondamentali per affrontare i mesi autunnali con energia positiva.

Conclusione: un nuovo inizio, non solo una ripartenza

Settembre non deve essere visto come la fine dell’estate, ma come un nuovo inizio, una possibilità per riprendere il lavoro con consapevolezza e rinnovata motivazione. Integrare nella propria routine piccoli accorgimenti legati alla salute, all’organizzazione e alla qualità delle relazioni può davvero fare la differenza.

Con i giusti strumenti, il ritorno in ufficio può trasformarsi da fonte di stress a opportunità di crescita personale e professionale.

Procrastinazione e ADHD negli adulti: perché succede e come uscirne (davvero)

Rimandare compiti importanti anche quando sappiamo che ci costerà caro non è “pigrizia”. Negli adulti con ADHD, la procrastinazione è spesso l’espressione di un diverso modo di gestire motivazione, emozioni e tempo. La buona notizia: si può intervenire con strategie pratiche e verificabili. In questa guida spieghiamo perché l’ADHD favorisce il “ci penso dopo” e come costruire routine che portano risultati.

Cos’è la procrastinazione nell’ADHD (in 60 secondi)

Procrastinare significa rinviare compiti significativi, pur conoscendone le conseguenze negative. Nell’ADHD adulto entrano in gioco:

  • Funzioni esecutive: difficoltà a pianificare, iniziare e mantenere l’attenzione.
  • Regolazione emotiva: frustrazione/ansia davanti a compiti noiosi o troppo grandi.
  • Time blindness: percezione imprecisa del tempo (sottostima di quanto servirà).
  • Ricerca di stimolo: il cervello “accende” tardi, spesso sotto scadenza.

Perché rimandiamo: le 4 trappole più comuni

  1. Compiti troppo vaghi o grandi. “Scrivere la relazione” è un macigno; il cervello non vede il primo appiglio.
  2. Difficoltà ad avviare. L’inerzia iniziale è il collo di bottiglia.
  3. Sovraccarico di decisioni. Troppe scelte (da dove parto? quale formato?) consumano energie.
  4. Emozioni scomode. Paura di sbagliare, perfezionismo, noia intensa.

7 strategie che aiutano davvero (e come applicarle oggi)

1) Scomponi fino al “primo mattone”. Trasforma “relazione” in “apri documento + incolla indice del progetto”. Scopo: creare trazione in 2 minuti.
2) Timeboxing semplice. Blocchi da 25–40 minuti + 5 di pausa. Metti in calendario 2 slot identici al giorno per il compito “priorità 1”.
3) Avvio a frizione zero (regola dei 5 minuti). Parti con 5 minuti obbligatori. Paradosso ADHD: spesso, iniziando, l’attenzione “aggancia”.
4) Definisci il “prodotto minimo finibile”. Cosa rendere entro oggi, anche imperfetto? La versione “bozza grezza” sblocca il ciclo di feedback.
5) Riduci attriti ambientali. Notifiche off, scrivania vuota, 1 solo tab. Prepara il contesto prima del blocco di lavoro.
6) Protocolli antiperfezionismo. Scegli in anticipo la qualità “sufficiente” (es. 80/100). Usa checklist di uscita (titolo, 3 sottotitoli, conclusione).
7) Accountability gentile. Dichiara a un collega cosa consegnerai entro le 17:00 e manda uno screenshot a fine slot.

Vuoi una sequenza guidata pronta all’uso?

Ecco la guida dettagliata in step per Adulti ADHD con esempi e template stampabili.

Routine settimanale “anti-rinvio” (schema rapido)

  • Lunedì 9:00 (15’): scegli 3 risultati della settimana (non attività).
  • Ogni giorno 9:30–10:10: slot Priorità 1; 15:30–16:00: slot Priorità 2.
  • Venerdì 16:30 (10’): retrospettiva: cosa ha funzionato? cosa ripetere? un ostacolo da rimuovere.

Quando la procrastinazione segnala altro

Se rimandi quasi tutto, arrivi spesso in ritardo e senti di “perdere pezzi”, valuta una consulenza specialistica: negli adulti con ADHD è utile indagare funzioni esecutive, sonno, ansia/umore e comorbilità. Un professionista può proporre psicoeducazione, terapia cognitivocomportamentale orientata all’ADHD e, quando indicato, un percorso farmacologico con monitoraggio clinico.

Lavoro e studio: microadattamenti che fanno la differenza

  • Brief chiari e scritti con criteri di “basta così”.
  • Deliverable intermedi (versione 0.3, 0.7, finale).
  • Riduzione delle interruzioni: chat “silenziosa” durante i blocchi.
  • Feedback frequenti e calendario condiviso.

Miti da sfatare (breve)

  • “Se volessi, lo farei.” L’ADHD non è questione di volontà: servono strumenti adatti al proprio funzionamento.
  • “Funziona solo la pressione della scadenza.” È un’illusione: la qualità e la salute ne risentono; le routine giuste riducono stress e ritardi.
  • “Se non è perfetto, non vale.” Il perfezionismo blocca: meglio iterare velocemente.

La procrastinazione nell’ADHD adulto non definisce il tuo valore. Con strategie mirate e un supporto adeguato puoi trasformare l’energia in risultati.

Ospedale San Raffaele, scoperta una nuova mutazione genetica legata alla morte improvvisa

Una scoperta rivoluzionaria a Milano: il gene Lmna e le sue implicazioni per la cardiomiopatia

Una nuova mutazione genetica che salva vite

Una mutazione genetica mai osservata prima, denominata c.208del e legata al gene Lmna, è stata scoperta dai ricercatori dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Si tratta di una scoperta senza precedenti, con implicazioni cliniche decisive, perché associata a una forma grave di cardiomiopatia che può portare a morte improvvisa anche in soggetti giovani e apparentemente sani. La notizia arriva in seguito a una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Journal of the American College of Cardiology: Heart Failure.

Il dato più sorprendente? L’origine dello studio: un piccolo comune dell’Avellinese, Caposele, dove è stato condotto un esteso screening genetico su 234 abitanti, molti dei quali discendenti da un ceppo familiare comune. La ricerca, iniziata nel 2022 e conclusa a giugno 2024, ha visto coinvolto oltre il 90% della comunità locale.

Milano al centro dell’innovazione genetica

Il merito scientifico va interamente all’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, che si conferma tra i principali centri di ricerca europei in ambito genetico e cardiovascolare. «Abbiamo potuto identificare e monitorare una popolazione geneticamente omogenea in una zona di isolamento genetico, ottenendo dati di valore internazionale», spiega il team di genetisti e cardiologi milanesi.

Lo studio si inserisce in un filone di ricerca sulle laminopatie, malattie causate da mutazioni del gene Lmna, che codifica per le proteine lamine, componenti essenziali del nucleo cellulare. Le laminopatie includono varie forme di cardiomiopatia, distrofie muscolari e malattie sistemiche, spesso gravi e letali.

Casi clinici emblematici e tecnologie all’avanguardia

Il primo caso che ha fatto scattare l’allarme riguarda una giovane donna con aritmie apparentemente lievi, ma con una lunga storia familiare di morti improvvise. Dopo l’impianto di un defibrillatore, è sopravvissuta a un arresto cardiaco. Un secondo caso simile ha confermato la trasmissibilità genetica della mutazione.

Il team del San Raffaele ha utilizzato anche algoritmi di intelligenza artificiale per individuare con una precisione del 90% i potenziali portatori nella popolazione esaminata. L’intelligenza artificiale ha incrociato i dati clinici con la ricostruzione genealogica digitale di oltre 12 generazioni e 3.000 individui, un progetto reso possibile anche grazie al coinvolgimento diretto della comunità di Caposele.

Screening genetico: strumento di prevenzione vitale

I risultati parlano chiaro: il 12,8% dei soggetti esaminati è risultato portatore della mutazione, e il 100% di essi presentava anomalie cardiache. In quasi la metà dei casi (43%), erano presenti segni di coinvolgimento neuromuscolare.

Molti di questi pazienti erano asintomatici, ma grazie alla diagnosi precoce hanno potuto ricevere trattamenti salvavita, come l’impianto di defibrillatori o la valutazione per il trapianto cardiaco. Un esempio concreto di come la medicina di precisione possa cambiare il destino delle persone.

«Lo screening genetico su base familiare e territoriale, unito all’intelligenza artificiale, sta diventando sempre più un’arma concreta nella prevenzione delle malattie cardiovascolari gravi», sottolineano i ricercatori.

Il ruolo strategico del San Raffaele per Milano

Questa scoperta conferma il ruolo strategico dell’Ospedale San Raffaele per la città di Milano e per la ricerca internazionale. Grazie a un ecosistema scientifico all’avanguardia e a un’integrazione efficace tra medicina clinica, genetica molecolare e tecnologia, il San Raffaele si posiziona come hub nazionale per la diagnosi precoce di malattie genetiche rare e ad alto rischio.

Milano si conferma capitale italiana dell’innovazione anche in campo medico, capace di attirare fondi, talenti e progetti internazionali. Lo dimostra anche il crescente investimento in intelligenza artificiale applicata alla medicina, che in questo caso ha permesso un’efficace mappatura del rischio genetico su scala comunitaria.

Il futuro della medicina passa da Milano

La scoperta della mutazione c.208del apre la strada a nuove strategie di screening preventivo e medicina personalizzata, soprattutto in zone considerate geneticamente isolate. L’auspicio degli scienziati è che progetti simili possano essere replicati in altre comunità italiane e che le autorità sanitarie pubbliche riconoscano l’urgenza di estendere i test genetici anche a soggetti apparentemente sani, ma con familiarità per patologie cardiovascolari.

Un esempio virtuoso in cui la ricerca scientifica, l’impegno delle comunità locali e l’innovazione tecnologica convergono verso un obiettivo comune: salvare vite.

È morto il professor Federico Rea, pioniere della chirurgia toracica in Italia

Addio a uno dei più autorevoli specialisti del trapianto polmonare: guidava il Centro dell’Azienda Ospedale-Università di Padova

La medicina italiana perde una colonna della chirurgia toracica: si è spento a 68 anni il professor Federico Rea, stimato direttore della Cattedra e della Divisione di Chirurgia Toracica dell’Azienda Ospedale Università di Padova, nonché responsabile del Centro Trapianto di Polmone.

La sua morte ha lasciato un vuoto profondo non solo nel mondo accademico e sanitario veneto, ma in tutta la comunità medica nazionale. Federico Rea era un punto di riferimento assoluto per colleghi, allievi e pazienti. Dal 2002 dirigeva la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Toracica dell’Università di Padova, contribuendo a formare centinaia di chirurghi che oggi operano in Italia e all’estero.

Un riferimento nazionale per la chirurgia toracica

Nato nel 1956, Rea ha costruito una carriera prestigiosa all’interno di una delle strutture sanitarie più importanti d’Italia. Alla guida del Centro Trapianto di Polmone di Padova, ha eseguito migliaia di interventi chirurgici, tra cui centinaia di trapianti polmonari, contribuendo a rendere il centro padovano un’eccellenza europea in questo ambito.

Rigoroso, empatico e mai distante dal letto del paziente, Rea ha rappresentato la figura del medico-umanista: un professionista che univa eccellenza scientifica a una rara sensibilità umana.

Lo ricorda così anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «Con la scomparsa del professor Federico Rea, il Veneto e l’intero mondo della medicina italiana perdono uno dei protagonisti più autorevoli della chirurgia toracica. Un maestro, un riferimento, un uomo che ha dedicato la vita alla cura dei pazienti e alla crescita della sanità pubblica».

Il lascito umano e scientifico

La dedizione del professor Rea alla medicina non si è mai interrotta: ha continuato a lavorare fino all’ultimo giorno, operando e coordinando l’attività del reparto con la consueta passione. Il suo contributo ha permesso di salvare vite, innovare tecniche chirurgiche, formare nuove generazioni e consolidare la reputazione internazionale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova.

«Impossibile non riconoscerne l’autorevolezza, ma anche l’empatia e la capacità di dialogo», ha aggiunto Zaia. «Il suo lavoro e la sua dedizione resteranno punti di riferimento per la sanità del futuro».

Il cordoglio della comunità medica

La notizia della sua scomparsa ha scosso profondamente l’intera comunità scientifica. Innumerevoli i messaggi di cordoglio arrivati da colleghi, ex studenti, pazienti e istituzioni. In molti hanno sottolineato la sua capacità di ascoltare, insegnare, ispirare.

La figura di Rea rimane impressa nella memoria di chi lo ha conosciuto come esempio di rettitudine, passione e dedizione al prossimo. Il suo modo di fare medicina, lontano dai riflettori ma vicino alle persone, lascia un’eredità culturale e morale che continuerà a vivere nei reparti, nelle aule universitarie e nelle sale operatorie dove ha formato e ispirato generazioni di professionisti.

Un simbolo per Padova e per l’Italia

Padova perde una delle sue figure più rappresentative. Ma l’impronta di Rea va oltre i confini della città e del Veneto. È un’eredità nazionale, che parla della capacità italiana di unire alta competenza scientifica e spirito di servizio pubblico. Un’eredità che continuerà a generare valore nel tempo.

«In questo momento di dolore – ha concluso il presidente Zaia – esprimo, a nome di tutta la Regione del Veneto, la più sentita vicinanza alla famiglia, ai colleghi, agli allievi e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscere e collaborare con il professor Rea. Mancherà molto a tutti noi, ma la sua eredità scientifica e umana continuerà a vivere nei luoghi in cui ha operato e in chi ne seguirà l’esempio».

Le nuove frontiere dell’odontoiatria moderna

I problemi dentali sono sempre sgradevoli, non solo per una questione di costi, ma anche per le operazioni spesso dolorose che si effettuano in bocca. Tuttavia, bisogna provvedere a impianti dentali quando serve e per fortuna la tecnologia moderna ha fatto grossi passi in avanti, garantendo ottimi risultati con il minimo dolore.

Digitalizzazione dentale

Si parla spesso di digitalizzazione aziendale, ma non bisogna dimenticare che, anche a livello di implantologia dentale, si impiegano sistemi simili per avere modelli su cui lavorare. Grazie ad aziende estremamente organizzate e attendibili come CAD4D, molteplici professionisti possono accedere a librerie per software e corsi CAD. 

Il CAD è un software complesso che consente alle realtà di implantologia di pianificare in anticipo interventi molto complessi, inserendo elementi fondamentali quali radiografie delle arcate. Molti professionisti creano librerie implantari partendo da Exocad o Dentalwings.

Limitare il rischio di errori consente di offrire ai pazienti un impianto di alta qualità senza dover intervenire più volte, personalizzando al massimo il dispositivo. Le stesse operazioni chirurgiche, a livello odontoiatrico, sono sempre più spesso computer-guidate, così da ottimizzare tempistiche e performance finali.  

Molti pazienti, per avere un impianto completo, devono preventivamente procedere con l’estrazione anche di intere arcate. I tempi ristretti consentiti dalle innovazioni attuali sono insostituibili, in quanto permettono di avere impianti provvisori in giornata in attesa dei definitivi.

I denti del futuro

Il materiale più utilizzato per gli impianti di oggi è di sicuro il titanio, che ha un’alta biocompatibilità ed è resistente nel tempo. Sono però fonte di studio altri materiali ceramici che possono sostituirlo in modo efficiente, come per esempio la zirconia. Grazie alle sue caratteristiche fisiche, infatti, coniuga leggerezza ed elasticità persino in processi come la fresatura.

Proprio per consentire a tutti i professionisti odontoiatri che vogliono mantenersi aggiornati di accedere a queste nuove tecnologie, nonché alla conoscenza delle ultime novità, spesso si organizzano corsi di aggiornamento dedicati alle varie argomentazioni.

Ovviamente, pur se la maggior parte del lavoro dei dentisti verrà sempre più digitalizzato, è indispensabile avere una formazione di base che consenta di intervenire anche con strumenti analogici con la giusta tempestività, qualora si renda necessario.

Meno dolore, meno timore

Anche chi ha una vera e propria fobia nei confronti del dentista, può trovare sollievo nel sapere che la tecnologia moderna sta facendo grossi passi in avanti per ridurre le tempistiche e il dolore correlati alle sedute. Ad esempio, ci sono tecniche micro-invasive che permettono di procedere con l’implantologia senza incidere troppo a fondo le gengive.

Spesso, infatti, più che il dentista in sé, si teme il sanguinamento inevitabile che segue alle diverse pratiche. Se questo viene ridotto, insieme al dolore, l’esperienza del paziente diventerà molto meno sgradevole: in particolar modo, i pazienti che seguono terapie a base di farmaci anticoagulanti avranno un ulteriore beneficio.

Se prima ci si affidava totalmente alle mani del professionista senza ben sapere cosa sarebbe accaduto una volta che avesse impugnato il bisturi, ora il rapporto diventa interattivo e il dentista può mostrare già ai propri pazienti come verrà applicato il nuovo impianto. Questo, proprio grazie ai software di cui si è parlato, che mostrano il lavoro in tutte le sue fasi.