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MobieTrain e Grom: Formazione digitale innovativa per migliorare l’esperienza cliente

La catena di gelaterie torinese si affida a MobieTrain per offrire una formazione continua ai dipendenti, puntando su gamification e microlearning

La celebre catena di gelaterie Grom, fondata a Torino e nota per la qualità del suo gelato artigianale, ha scelto di affidare la formazione del proprio personale alla piattaforma MobieTrain. Questa collaborazione punta a migliorare l’esperienza del cliente, potenziando le competenze del personale di Grom attraverso un sistema di microlearning e gamification.

Un approccio innovativo alla formazione continua

MobieTrain è una piattaforma di formazione digitale progettata per fornire ai dipendenti percorsi di apprendimento brevi e mirati. Attraverso pillole di apprendimento della durata di pochi minuti, i lavoratori di Grom possono accedere a contenuti formativi direttamente dallo smartphone, ovunque si trovino. Questo metodo innovativo consente ai dipendenti di acquisire competenze utili in modo rapido ed efficace, migliorando la loro brand awareness e, di conseguenza, l’interazione con i clienti.

«La formazione continua è essenziale per sviluppare il talento e le competenze dei nostri dipendenti» afferma Mariangela Rubino, Training & Engagement Specialist di Grom. «L’app di MobieTrain mette a disposizione percorsi di apprendimento agili e intuitivi grazie al format in pillole digitali, offrendo spunti importanti per aiutare il team a restare sempre aggiornato».

La formazione come elemento chiave per il coinvolgimento dei dipendenti

Il progetto di formazione digitale con MobieTrain è nato per rispondere alle nuove esigenze di coinvolgimento e motivazione del personale. Grazie a percorsi formativi su misura, i dipendenti di Grom possono sviluppare nuove competenze e mantenere un costante aggiornamento professionale, migliorando sia il servizio clienti che la propria crescita all’interno dell’azienda.

«La qualità è tutto, e ogni dettaglio conta» dichiara Francesca Dellisanti, Country Director Italy di MobieTrain. «Siamo felici di dare ufficialmente il benvenuto a Grom tra i nostri clienti italiani. Il loro team ci ha scelto per formare e coinvolgere il proprio personale, puntando su un servizio clienti eccellente e tecniche perfette per un gelato impeccabile».

Microlearning e gamification: la rivoluzione della formazione aziendale

L’elemento che rende MobieTrain particolarmente efficace è la combinazione di microlearning e gamification. Il sistema di apprendimento, infatti, è strutturato in modo da proporre piccole sessioni di formazione interattiva, stimolando la curiosità e l’engagement dei dipendenti. Questo approccio si adatta perfettamente alle esigenze dei lavoratori moderni, che spesso hanno a disposizione poco tempo per dedicarsi alla formazione.

Secondo il CEO e fondatore di MobieTrain, Guy Van Neck, la partnership con Grom si inserisce in un contesto di crescita costante per la piattaforma: «Collaboreremo con Grom per migliorare la formazione del loro personale, concentrandoci sul servizio clienti, sulle competenze trasversali e sull’arte della preparazione del gelato. Questa collaborazione mira a migliorare l’esperienza del gelato per i clienti in tutto il mondo».

I vantaggi della formazione digitale nel settore retail

Il settore retail, in particolare quello della ristorazione, sta vivendo una trasformazione digitale significativa, in cui la formazione del personale gioca un ruolo centrale. Per aziende come Grom, che si distinguono per la qualità dei propri prodotti, è fondamentale che il personale sia non solo competente, ma anche in grado di trasmettere al cliente i valori del brand.

L’utilizzo della piattaforma MobieTrain consente a Grom di offrire ai propri dipendenti strumenti di apprendimento accessibili e intuitivi. «Anche pochi minuti di formazione possono fare la differenza», sottolinea Rubino. Questo approccio consente ai dipendenti di migliorare le proprie competenze in modo graduale, ma costante, contribuendo a un miglioramento complessivo delle performance aziendali.

Un’esperienza immersiva e coinvolgente per migliorare la customer experience

La formazione continua non si limita solo alla fase di onboarding dei nuovi dipendenti. Grazie a MobieTrain, il personale di Grom può seguire percorsi formativi in modo continuativo, acquisendo nuove competenze e affinando quelle già esistenti. Questo approccio, che mira a migliorare l’interazione con il cliente finale, si traduce in una customer experience più coinvolgente e personalizzata.

La collaborazione tra Grom e MobieTrain rappresenta un passo significativo verso un modello di formazione aziendale che mette al centro il benessere e la crescita professionale dei dipendenti. In un contesto sempre più competitivo come quello della ristorazione, investire nella formazione del personale diventa una leva strategica per fidelizzare i clienti e offrire un servizio di eccellenza.

MobieTrain: una piattaforma globale al servizio delle aziende

MobieTrain non è nuova a collaborazioni con grandi brand. Fondata nel 2015 da Guy Van Neck, la piattaforma ha già supportato aziende leader nei settori retail, ristorazione e moda, come Timberland, The North Face e KFC. La sua capacità di adattarsi a diversi contesti aziendali la rende uno strumento versatile e altamente efficiente.

Con uffici a Genk, Amsterdam, Lisbona e Milano, MobieTrain continua ad espandere il suo portafoglio clienti, offrendo una soluzione innovativa per la formazione del personale. La piattaforma consente alle aziende di risparmiare tempo e risorse, offrendo al contempo un’esperienza di apprendimento efficace e coinvolgente.

Conclusione

L’adozione di strumenti digitali come MobieTrain per la formazione del personale rappresenta una scelta vincente per aziende come Grom. In un mondo in cui il tempo è prezioso e la qualità del servizio fa la differenza, investire nella formazione continua significa offrire ai clienti un’esperienza sempre più coinvolgente e soddisfacente.

Suggerimento di link esterno: Per approfondire il ruolo della formazione digitale nel settore retail


Tag suggeriti
formazione digitale, gamification, microlearning, customer experience, MobieTrain, Grom, formazione aziendale, retail

Francone Wine, l’identità del Barbaresco

Sono andato in compagnia di un caro amico Sommelier professionista: Alberto Rabachin a trovare la Famiglia Francone.

E’ parecchio che cerco di incrociare il mio tempo ai tantissimi loro impegni, che occupandosi in prima persona di tutte le attività della cantina sono spesso impegnati tra potature, vendemmie, travasi, visite in cantina e ospitality.

Finalmente dopo un po’ di chilometri fatti tra le lussureggianti e scoscese colline delle Langhe, in silenzio e concentrati sull’ammirare il paesaggio lussureggiante e ordinato dove si alternano noccioli e viti arriviamo all’ingresso della Cantina Francone , proprio prima di uno dei cento borghi più belli d’italia: Neive.

Ad accoglierci c’è Valeria che si occupa del ricevimento degli ospiti da molto tempo nonostante la sua giovane età. Valeria conosce alla perfezione la storia aziendale, respira l’aria delle vigne e osserva crescere ogni anno i magnifici grappoli che rendono speciale questo posto, è un po’ una tutto fare e parla come se fosse li dà sempre. Il suo amore e la sua passione sono contagiosi difatti io e Alberto rimaniamo affascinati dai racconti, dagli aneddoti, dai segreti di queste terre che ci vengono raccontati dettagliatamente.

Ora li condivideremo con voi.

Questo è un racconto familiare tra storia e passione vitivinicola nelle Langhe. Una realtà che incarna l’essenza della tradizione vitivinicola piemontese. Fondata all’inizio del Novecento, questa cantina ha attraversato generazioni, crescendo e prosperando grazie all’amore per la terra e alla dedizione dei membri della famiglia. Oggi, a distanza di oltre un secolo, la cantina è un faro della viticoltura langarola non solo per i suoi vini di eccellenza, ma anche per la sua capacità di innovarsi senza mai dimenticare le sue radici. Le origini e il passaggio delle generazioni. La storia della Cantina Francone ha inizio negli anni ‘30 del secolo scorso, quando ancora si produceva vino sfuso che veniva poi venduto ai privati che se lo imbottigliavano da soli direttamente dalle damigiane acquistate. Fino agli anni ‘50 quando si decide di produrre direttamente le bottiglie con grande lungimiranza per quei tempi.

Giovanni Battista Francone, patriarca della famiglia e grande appassionato di vini francesi, dopo aver viaggiato e esser diventato enologo decise di dedicarsi alla produzione vinicola dei classici del territorio senza però nascondere la sua grande passione per lo Champagne conosciuto e apprezzato più volte direttamente oltralpe. In un’epoca in cui il vino veniva prodotto soprattutto per il consumo locale, Giovanni Battista intuì il potenziale della sua terra, piantando le prime vigne che avrebbero dato origine a vini capaci di competere su scala nazionale e internazionale. Il lavoro pionieristico di Giovanni Battista fu proseguito dai suoi figli e nipoti. Negli anni successivi vengono piantate vigne di Moscato, Chardonnay, Arneis e Nasceta per aver a disposizione anche una buona quantità di vini bianchi. Oltre al possedere fin dagli anni 50 alcune vigne nel comune di Barolo proprio di Nebbiolo e questo gli permette vinificandolo già da prima della formazione della DOCG di avere una licenza speciale per poter produrre, vinificare e affinare Barolo fuori dagli 11 comuni del disciplinare. Pochissime aziende possono vantare questo privilegio.

Ogni generazione ha lasciato il proprio segno, adattandosi ai cambiamenti del mercato e delle tecniche di vinificazione, ma sempre con un occhio di riguardo verso la qualità e la sostenibilità.

Oggi, la cantina è guidata dai fratelli Fabrizio e Marco Francone, che portano avanti l’eredità di famiglia.

E’ doveroso menzionare il papà dei due fratelli oggi al timone dell’azienda che si chiama Mauro Francone, suo è il merito di aver portato tante innovazioni come un lavoro in vigna molto più Green eliminando i diserbanti quando tutti li usavano 20 anni prima e aver deciso di investire sempre con maggior impatto sul territorio di Neive, difatti suo era il desiderio di unire al Cru Gallina quello di Albesani nel 2016 seguito da Fausoni e Starderi nel 2020. Un uomo di grande visione ma più di tutto un uomo di vigna, luogo dove passava gran parte del tempo tutti i giorni della sua vita. Il museo: un viaggio nella tradizione contadina All’interno della tenuta Francone si trova un piccolo ma affascinante museo, che rappresenta una vera e propria finestra sul passato. Passeggiare tra gli oggetti esposti è come fare un tuffo nella storia della viticoltura langarola. Si trovano cimeli di un lavoro contadino storico che fanno riflettere sulla provenienza dei macchinari del giorno d’oggi e su come trovassero il modo di effettuare azioni complicate con ingegno già 100 anni fa. Qui sono conservati attrezzi agricoli e vinicoli antichi, simboli di un tempo in cui la fatica manuale e la sapienza contadina erano alla base della produzione del vino. Il museo non è solo una collezione statica, ma un omaggio alla cultura contadina e alle radici di questa famiglia, che ha saputo unire tradizione e innovazione. Visitare questo luogo offre una comprensione più profonda del legame tra la terra e le persone, un rapporto che la famiglia Francone ha saputo custodire e valorizzare nel corso delle generazioni.

Il Barbaresco: l’anima della cantina Parlando di questa Cantina non si può non fare un approfondimento sul vino che meglio rappresenta la sua essenza: il Barbaresco. Prodotto esclusivamente con uve Nebbiolo, questo vino rosso si distingue per eleganza, complessità e capacità di invecchiamento.

Neive, insieme a Barbaresco e Treiso, è uno dei comuni d’elezione per la produzione di questo vino DOCG, e la famiglia Francone ha saputo interpretarne al meglio le caratteristiche. Il loro Barbaresco si distingue per la sua finezza aromatica e la struttura tannica equilibrata. I vigneti da cui provengono le uve sono coltivati con grande cura, con un approccio che combina tecniche moderne e rispetto per l’ambiente. L’attenzione e la selezione delle uve unita ai tempi di affinamento è ciò che consente a ogni bottiglia di Barbaresco Francone di rappresentare perfettamente il terroir unico delle colline di Neive.

Hanno vigne nei Cru: Gallina, Albesani, Starderi e Fausoni I Cru di Neive. Gioielli del Barbaresco Neive è celebre per i suoi cru, appezzamenti di vigneti che, grazie alla particolare composizione del suolo, all’esposizione e al microclima, offrono caratteristiche uniche ai vini. Tra i Cru più rinomati di Neive, la Cantina Francone si avvale di alcune delle migliori parcelle per la produzione dei suoi Barbaresco di eccellenza.

Uno dei Cru più prestigiosi di Neive è Gallina (e la famiglia ne possiede 7 ettari ben esposti a sud e le vigne hanno in media 55 anni d’età) noto per donare vini strutturati, potenti ma anche estremamente eleganti. Le uve provenienti da questa collina danno vita a un Barbaresco che si distingue per profondità e finezza, con aromi di frutta rossa, spezie e un piacevole accenno floreale. Il Barbaresco Gallina prodotto da Francone è l’espressione massima di questa terra, un vino che non smette mai di stupire per la sua capacità di evolversi con il tempo. Un altro cru importante di Neive è Albesani, una collina dalle caratteristiche geologiche particolari, che regala vini intensi e longevi, con tannini setosi e una complessità aromatica notevole. Il Barbaresco prodotto da questo Cru è raffinato, con un bouquet che spazia dalla frutta matura alle note balsamiche, con un equilibrio che solo le grandi denominazioni sanno esprimere.

La Passione per le Bolle

Giovanni Battista innamorato della Champagne è il primo produttore di bolle di Neive, nasce nel 1967 la prima bottiglia di Spumante Brut a base Chardonnay mentre è più o meno del 2003 la prima bolla metodo classico a base di Nebbiolo in versione Rosè, una scelta per esaltare ancor di più la territorialità. Una decina di anni fa nasce il Pas Dose, viene proposto come una sorta di riserva della cantina in memoria di Giovanni Battista che non era mai riuscito a farlo un po’ a causa del fatto che in quegli anni non era minimamente cercato ma rimaneva un suo grande desiderio. La scelta per il Pa Dosè è quella di usare 100% chardonnay, fermentazione lunga, dosaggio zero e diventerà nel breve ufficialmente Alta Langa.

Parlando di futuro

La Cantina Francone non ha mai smesso di guardare avanti pur rimanendo saldamente ancorata alle sue tradizioni. Negli ultimi anni ha investito nella modernizzazione delle strutture, adottando pratiche di sostenibilità in vigna e di risparmio di consumi inutili in cantina. Il rispetto per l’ambiente e per il territorio è una delle priorità della nuova generazione Francone. Una generazione che crede fermamente che solo un approccio sostenibile possa garantire un futuro adeguato e longevo alla viticoltura. Il percorso della Cantina Francone è la storia di una famiglia che ha saputo mantenere vive le proprie radici e che si è evoluta nel tempo. I loro vini, in particolare i Barbaresco provenienti dai Cru di Neive, sono un vero e proprio omaggio alla terra che li ha creati, un reale cammino attraverso i sapori e i profumi che raccontano l’anima delle Langhe.

Storia e innovazione di fatti nel percorso di affinamento di alcuni vini comincia ad entrare la presenza dell’anfora di terracotta, una scelta che dopo varie prove risulta vincente e dà lo start alla produzione di un nebbiolo fantastico affinato totalmente in Anfora e alla decisione di far fare un periodo anche ad alcuni Barbaresco. La terracotta permette ai vitigni di esprimere tutto il loro potenziale in ambito di profumi e di freschezza del frutto offrendo una valida alternativa all’acciaio e al legno. In conclusione, la Cantina Francone è non solo un simbolo di eccellenza enologica ma anche un esempio di passione e impegno familiare che portano alla creazione di un patrimonio culturale e vitivinicolo di grande valore.

Una visita a questa cantina è come un viaggio nel tempo e ogni bottiglia racconta una storia fatta di amore per la propria terra.

Alla fine della giornata insieme abbiamo aperto per festeggiare e salutarci un Barbaresco Riserva del 1967 che contro ogni rosea aspettativa si è dimostrato in fantastica forma, lasciato nel calice per un paio di ore, approfittando del pasto post intervista, abbiamo vissuto la sua evoluzione partita da una nota di liquirizia intensa che si è trasformata in fava di cacao tostata per finire con un fungo porcino inebriante. Incredibile il fatto che ci fosse ancora una bella acidità a sostenere il sorso e una persistenza infinitamente gradevole post deglutizione. Affascinati io e Alberto salutiamo la fantastica Valeria e i fratelli Fabrizio e Marco che ci hanno dato la possibilità di conoscere meglio una realtà meravigliosa che dura da cosi tante generazioni.

Con tanti spunti nuovi e un amor ancora più grande per questo territorio saliamo in macchina e torniamo verso Milano.

Articolo a cura di Merati Luca

Festa del Salame di Cremona: record di bontà con una focaccia gigante

La Festa del Salame di Cremona ha offerto uno spettacolo gastronomico senza precedenti, con una focaccia gigante farcita con oltre 6 kg di salame Milano, capace di attirare l’attenzione e i palati dei numerosi visitatori. L’evento, che si è svolto in piazza Roma, ha visto una vera e propria installazione culinaria da record: una focaccia di otto metri quadri, preparata dall’Associazione Panificatori di Confcommercio Cremona in collaborazione con gli studenti dell’Istituto Alberghiero Einaudi, indirizzo Enogastronomia.

Un successo di sapori

La focaccia è stata il centro di attrazione della giornata, accogliendo centinaia di curiosi e amanti del buon cibo. Una volta presentata, è bastato poco per trasformare questo capolavoro in un momento di puro godimento culinario per tutti i presenti. La Festa del Salame ha così offerto non solo un’occasione per celebrare un prodotto tradizionale della cucina italiana, ma anche per creare un’esperienza unica per i visitatori, con l’aggiunta di un pizzico di creatività e audacia.

Il valore dell’artigianalità e delle tradizioni

L’iniziativa si inserisce perfettamente nell’obiettivo della manifestazione, che vuole essere una celebrazione delle eccellenze artigianali italiane. La focaccia gigante, oltre a essere un record per le sue dimensioni, è simbolo di come le tradizioni locali possano evolversi in forme nuove e accattivanti, senza mai perdere di vista la qualità e il rispetto per i prodotti del territorio.

La Festa del Salame di Cremona è promossa da Confartigianato Imprese Cremona, Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e Confcommercio Cremona, con il patrocinio del Comune di Cremona e il sostegno della Camera di Commercio e di Confartigianato Alimentare Regione Lombardia. L’evento è realizzato con il contributo di Regione Lombardia e organizzato da SGP Grandi Eventi in collaborazione con diverse realtà locali, tra cui Fipe Cremona, l’Istituto di Istruzione Superiore Luigi Einaudi di Cremona e l’ONAS (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Salumi).

Una festa che celebra l’eccellenza del salame

Il salame è uno dei prodotti simbolo della tradizione gastronomica italiana, e Cremona, famosa per la sua cultura e le sue tradizioni artigianali, è una delle città dove questo prodotto trova una delle sue espressioni migliori. La Festa del Salame è nata proprio per celebrare questo insaccato che, con le sue varianti, è apprezzato in tutto il mondo.

Nel corso della manifestazione, è possibile assistere a laboratori, degustazioni guidate e momenti di approfondimento, il tutto accompagnato dalla partecipazione di esperti del settore. L’obiettivo è non solo quello di far conoscere il salame a un pubblico sempre più vasto, ma anche di promuovere la qualità e l’eccellenza delle produzioni locali.

Il programma della Festa del Salame

La Festa del Salame di Cremona, giunta alla sua edizione 2024, offre ai visitatori una vasta gamma di eventi che includono non solo degustazioni, ma anche show cooking, esposizioni di salami artigianali e appuntamenti culturali dedicati alla storia e alla produzione del salame. Il tutto si svolge in un’atmosfera conviviale e festosa, che accoglie visitatori di tutte le età.

Gli amanti della buona cucina possono passeggiare tra gli stand espositivi, scoprendo le eccellenze alimentari della regione, o assistere ai laboratori organizzati dai maestri salumieri, dove vengono svelati i segreti della produzione del salame.

Un evento che promuove la sostenibilità e l’integrazione

Non solo gusto e tradizione: la Festa del Salame di Cremona vuole anche sensibilizzare il pubblico su temi importanti come la sostenibilità. Grazie alla collaborazione con diversi enti locali, vengono proposti laboratori dedicati all’educazione ambientale, con particolare attenzione alla riduzione degli sprechi alimentari e all’importanza di un’agricoltura sostenibile.

Inoltre, l’evento rappresenta un’opportunità per promuovere l’integrazione e la partecipazione attiva delle giovani generazioni, come dimostrato dal coinvolgimento degli studenti dell’Istituto Alberghiero Einaudi, che hanno avuto l’occasione di mettere in pratica le competenze acquisite durante il loro percorso di studi, preparando la focaccia gigante.

Il contributo della Regione Lombardia alla festa del salame di Cremona

La Regione Lombardia, partner dell’evento, ha sottolineato l’importanza di iniziative come la Festa del Salame per la promozione del territorio e delle sue eccellenze. Queste manifestazioni rappresentano una vetrina per i prodotti locali, ma sono anche un volano per il turismo e l’economia del territorio.

Come ha dichiarato uno dei rappresentanti della regione: «Eventi come questo non solo celebrano la qualità e la tradizione dei prodotti lombardi, ma permettono anche di valorizzare il lavoro degli artigiani e dei produttori locali, favorendo lo sviluppo economico del territorio».

Conclusioni

La Festa del Salame di Cremona si conferma un evento di grande rilevanza per la promozione delle tradizioni culinarie italiane e della cultura del salame. L’iniziativa della focaccia gigante è solo uno degli esempi di come tradizione e innovazione possano fondersi, offrendo al pubblico esperienze uniche e momenti di condivisione.

L’edizione 2024 prosegue fino a domani sera, offrendo ancora tante occasioni per scoprire e gustare le eccellenze del territorio. Un appuntamento da non perdere per tutti gli amanti del buon cibo e delle tradizioni.

Festival della Pasticceria Italiana, Milano capitale del dolce

Festival della Pasticceria Italiana, due giorni dedicati alla pasticceria di qualità

Accademia Maestri Pasticceri Italiani torna nel capoluogo lombardo per celebrare l’alta pasticceria italiana con un evento aperto al pubblico. Festival della Pasticceria Italiana nasce dalla volontà di comunicare la pasticceria di qualità, della quale AMPI è espressione, al grande pubblico. Oltre 50 maestri pasticceri animeranno i Chiostri dell’Umanitaria a Milano con degustazioni, masterclass e talk. Alla due giorni saranno presenti prestigiosi professionisti del settore come Salvatore De Riso (Presidente AMPI), Luigi Biasetto, Paolo Griffa, Denis Dianin, Carmen Vecchione. Sabato 5 e domenica 6 ottobre, dalle 10 alle 18.

Masterclass e degustazioni, spazio anche alle dolcezze regionali

Le 40 masterclass della due giorni tratteranno temi che spaziano dalla colazione al gusto della memoria passando per i contrasti di consistenze. Nelle 25 degustazioni guidate si andrà alla scoperta delle tradizioni regionali.Ogni anno si darà spazio alle dolcezze regionali con la presenza di territori ospiti – afferma Roberto Cantolacqua, titolare della Pasticceria Mimosa di Tolentino in provincia di Macerata Quest’anno abbiamo scelto come prima regione per rappresentare l’italianità la regione Veneto. Ma ognuno dei maestri pasticceri che partecipa alla manifestazione porta qualcosa della propria regione di appartenenza

Dolci dalla storia antica

Personalmente propongo, oltre alla pasticceria classica, un croissant salato con il ciauscolo, salame tipico marchigiano. Ma soprattutto il ciambellone marchigiano e il Dolce Sole di San Nicola” Entrambi i dolci hanno una storia interessante da raccontare. Il primo ad esempio ha circa duecento anni di storia. “Nato nell’entroterra marchigiano, era fatto dalle famiglie contadine. Con un impasto molto simile alla pasta frolla nel quale non veniva messo il burro ma l’olio o lo strutto perché i contadini di quello disponevano. Gli altri ingredienti erano zucchero, uova o farina. Il dolce veniva poi farcito all’interno con confettura di prugna perché nell’entroterra marchigiano sono diffuse le piante di prugno”

L’ispirazione arriva anche dalla vita di un santo

Il Dolce Sole di San Nicola, invece, è un dolce creato appositamente da Roberto Cantolacqua. A ispirarlo il patrono di San Nicola Tolentino, città in cui vive. “Ho preso ispirazione dalla vita del santo, gli ingredienti ripercorrono le tappe del suo percorso. La leggenda narra che i genitori siano andati in pellegrinaggio a Bari per chiedere a San Nicola l’intercessione per avere un figlio, non potendolo avere. Quando il figlio è arrivato, lo hanno chiamato Nicola in onore del patrono di Bari. Ho quindi preso due ingredienti pugliesi, come la mandorla e gli agrumi. Delle Marche ho preso la noce, il vino cotto tipico della provincia di Macerata e l’olio di oliva

Tante specialità tradizionali, ma c’è posto anche per il salato

All’interno delle sale dei Chiostri dell’Umanitaria i visitatori potranno assaggiare i migliori prodotti della pasticceria italiana. Dalla pastiera napoletana, alla torta rosegota, dalla spugnata all cannolo siciliano, dalla torta ricotta e pere alle tette della monaca. E, ovviamente, il tiramisù. Non solo dolce, però. Al Festival della Pasticceria Italiana trova infatti spazio anche il salato. Si potranno infatti gustare specialità della tradizione rivisitate in chiave contemporanea come i mini arancini al ragù e il croissant cubico ai semi. Ma anche la trota affumicata ela cream cheese alle erbe e songino. A latere della manifestazione, lunedì 7 ottobre, il convegno riservato agli operatori di settore.

Capuano’s apre il terzo locale a Milano: la tradizione napoletana nel cuore del quartiere Isola

La pizzeria Capuano’s apre le porte del suo terzo locale a Milano, questa volta nel vivace quartiere Isola, in via Borsieri 27. Dopo il successo delle sedi in via Londono e via Orseolo, il brand partenopeo si espande, portando l’autentica tradizione napoletana ai piedi delle Tre Torri e a pochi passi dal Bosco Verticale. Questo nuovo locale rappresenta una nuova sfida per il fondatore Luigi Capuano, maestro pizzaiolo che ha saputo coniugare la tradizione e l’innovazione nella pizza napoletana, rendendo Capuano’s un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina.

Un nuovo punto di riferimento per gli amanti della pizza

Capuano’s ha saputo conquistare Milano grazie alla qualità degli ingredienti e all’attenzione per i dettagli. Il segreto? La combinazione perfetta di farine selezionate, latticini freschi e condimenti di prima scelta che danno vita a pizze dall’impasto leggero e altamente digeribile. L’apertura del locale a Isola rappresenta un ulteriore passo verso la diffusione della tradizione napoletana a Milano, in un contesto moderno e dinamico come quello del quartiere Isola.

Luigi Capuano, che ogni giorno prepara personalmente l’impasto, sottolinea l’importanza della qualità e della tradizione nel suo lavoro: «La pizza è molto più di un piatto. È un’arte, una passione che si tramanda di generazione in generazione. Portare questo spirito a Milano, in uno dei suoi quartieri più alla moda, è una grande soddisfazione».

La filosofia di Capuano’s: tradizione e innovazione

Fondata nel 2017 da Luigi Capuano, insieme ai soci Alessia Furbatto e Maurizio Aita, Capuano’s ha saputo creare un legame forte tra la tradizione napoletana e l’innovazione tipica della metropoli milanese. Il concetto di “Pizzeria 7.0”, che si riflette anche nel design esclusivo dei forni a forma di panettone, rappresenta questa fusione tra passato e futuro.

Ogni dettaglio è curato con attenzione e passione, dalle materie prime alle tecniche di cottura. «Per noi, la pizza è una vocazione», racconta Luigi Capuano. «Ogni mattina mi dedico personalmente alla preparazione dell’impasto nei nostri locali, per garantire ai nostri clienti la massima freschezza e qualità».

Riconoscimenti e premi

Capuano’s non è solo una pizzeria. È un luogo dove la qualità e l’artigianalità sono premiate dai riconoscimenti nazionali e internazionali. Inserita nella prestigiosa guida 50 Top Pizza, Capuano’s ha ottenuto due spicchi nella guida Gambero Rosso, confermandosi tra le migliori pizzerie in Italia. «Siamo onorati di far parte delle prime 70 pizzerie d’Italia», afferma Capuano. «È un riconoscimento che ci motiva ogni giorno a fare sempre meglio».

Tra i cavalli di battaglia della pizzeria, oltre alle classiche pizze napoletane, spicca la pizza fritta, riconosciuta come la migliore di Milano. Croccante, ma leggera, rappresenta l’equilibrio perfetto tra tradizione e gusto.

L’importanza dell’artigianalità e dell’attenzione ai dettagli

Ogni pizza di Capuano’s è realizzata con cura artigianale, utilizzando ingredienti freschi e stagionali, che rappresentano il meglio della cucina italiana. Il controllo diretto dei fondatori su ogni fase del processo garantisce la coerenza e l’eccellenza che i clienti si aspettano. La filosofia aziendale si basa sulla convinzione che ogni dettaglio conti: dall’impasto agli ingredienti, dall’arredamento dei locali alla cura del cliente.

«Il nostro impegno va oltre la preparazione di pizze straordinarie», spiega Capuano. «È un modo di vivere, un approccio artigianale che si riflette in ogni aspetto del nostro lavoro. Vogliamo offrire ai nostri clienti non solo una pizza, ma un’esperienza autentica».

Il nuovo locale di Isola: una location strategica

La scelta del quartiere Isola per il terzo locale di Capuano’s non è casuale. Questo angolo di Milano, che negli ultimi anni è diventato uno dei punti di riferimento per il design, l’arte e la gastronomia, rappresenta il contesto ideale per un brand come Capuano’s, che unisce tradizione e modernità.

Situato in via Borsieri 27, il nuovo locale gode di una posizione strategica, con una splendida vista sulle Tre Torri e a pochi passi dal Bosco Verticale. Questo permetterà a Capuano’s di attirare non solo i residenti del quartiere, ma anche i turisti e i visitatori che frequentano la zona per lavoro o per svago.

Il successo di Capuano’s: il futuro della pizza a Milano

Il successo di Capuano’s è il risultato di una combinazione vincente di passione, artigianalità e innovazione. Grazie all’attenzione costante ai dettagli e alla qualità, la pizzeria è riuscita a conquistare il cuore dei milanesi e degli amanti della pizza. E la nuova apertura a Isola rappresenta solo un ulteriore passo in avanti nel percorso di crescita del brand.

Capuano’s continua a puntare sulla qualità e sulla sostenibilità, offrendo ai propri clienti un’esperienza unica, dove ogni pizza è frutto di una lavorazione artigianale che rispetta la tradizione e guarda al futuro.

Conclusione

Capuano’s si conferma come una delle pizzerie più amate di Milano, e con l’apertura del terzo locale a Isola, il brand continua a crescere e a innovare, senza mai perdere di vista le sue radici partenopee. Per chi è alla ricerca di un’autentica esperienza napoletana nel cuore di Milano, Capuano’s rappresenta una scelta sicura, dove la qualità e la passione per la pizza sono garantite.

Grandi Cuochi all’Opera, Osf apre le porte al pubblico

Grandi Cuochi all’Opera, si festeggia il 65° compleanno di Osf

Giunto alla tredicesima edizione, Grandi Cuochi all’Opera è un evento volto a sensibilizzare sulle attività di Opera San Francesco. Fondata nel 1959 dai Frati Cappuccini di viale Piave a Milano, OSF rappresenta un luogo di accoglienza e di sostegno per tutti coloro che si trovano in condizioni di forte disagio e necessitano di un aiuto concreto. Oggi Osf serve decine di migliaia di persone provenienti da più di 100 paesi al mondo, i suoi servizi gratuiti vanno dai pasti giornalieri al servizio docce e guardaroba e al poliambulatorio, dal sostegno economico per pagare piccoli debiti al supporto nella ricerca di una casa e di un lavoro.

Pranzo benefico, a realizzarlo sono i giovani chef

Un impegno importante e corposo, reso possibile dall’azione degli oltre 1000 volontari e dalle donazioni spontanee di privati ed aziende che così garantiscono le risorse necessarie per il buon funzionamento di tutta la struttura. Ci sono poi i soggetti esterni come i giovani chef che domenica presteranno la loro maestria per realizzare un pranzo di beneficenza aperto al pubblico, con quota minima di partecipazione fissata a 130€. L’evento, inserito nel calendario di eventi per celebrare i 65 anni di Osf, inizierà con un saluto di benvenuto nel Chiostro del Convento, curato da Arianna Gatti (Forme Restaurant, Brescia).

Tra i cuochi, un allievo di Chef Oldani

A seguire, negli spazi della mensa, si alterneranno Cavolo cinese, kimchi e burro d’arachidi, l’antipasto curato da Davide Marzullo (Trattoria Contemporanea, Lomazzo) seguito dal riso alla milanese di Riccardo Merli (Ristorante Olmo, Cornaredo). “Seguo la filosofia di Chef Oldani – spiega Riccardo Merli – di mantenere il riso bianco senza nessun tipo di soffritto. Sin dall’inizio mettiamo i pistilli di zafferano. Tostato il riso a pentola asciutta e poi bagnato con l’acqua in modo da estrarre tutti i profumi del cereale, si porta a cottura. Quando è cotto si manteca con burro, grana e aceto di vino bianco che va a sgrassare. Sopra aggiungiamo qualche pistillo e condiamo con olio al rosmarino e olio al limone

Le altre portate

Come secondo arriverà sulle tavole una pancia di maialino, carota, peperone crusco e fondo alle olive arrosto preparato da Richard Abou Zaki (Retroscena, Porto San Giorgio) e, per finire, la mousse ai tre cioccolati proposto da Giada Riverso (Identità Golose Milano, Milano). “Si parte da una base di due mousse, una al cioccolato bianco e una al cioccolato fondente, e una melata al cioccolato al latte – descrive la giovanissima pastry chef – Sopra metto una chips di cacao per dare croccantezza e non lasciare la stessa consistenza in bocca. Un piatto semplice, ma dalla semplicità gustosa

Ingresso su prenotazione, fino a esaurimento posti. Per prenotazioni accedere al form dedicato su operasanfrancesco.it oppure scrivere una mail a eventi@operasanfrancesco.it o telefonare alla segreteria eventi OSF: 02 77122401

Wine List Italia 2024, seconda edizione a Milano

Anche quest’anno torna a Milano dal 5 al 13 ottobre la Milano Wine Week. La settimana sarà ricca di eventi, momenti di condivisione, Masterclass, Talk e molti produttori di vino italiani gireranno per gli innumerevoli appuntamenti dedicati al pregiato nettare d’uva. L’intera programmazione si può trovare sul sito ufficiale dove sarà possibile anche registrarsi ai vari eventi e rimanere informati su tutte le iniziative.

C’è però un evento della quale vorrei parlare in modo più approfondito: si tratta della seconda edizione della Wine List Italia, organizzato dal preparatissimo e più che qualificato Sommelier Paolo Porfidio in collaborazione con lo staff di MWW e del patron Federico Gordini, supportato dal giornale Vendemmie.

Paolo grazie alla sua grande esperienza nel settore con la nuova edizione dell’evento Wine List Italia raduna ben 100 dei migliori Sommelier Italiani che rappresentano i ristoranti stellati e non, le enoteche, le trattorie, le mescerie più importanti sul territorio nazionale dove il vino ricopre un ruolo fondamentale.

Quest’anno si supera portando il numero di professionisti da 55 del 2023 a 100 nel 2024 e coprendo tutte le regioni italiane. Ogni sommelier porterà 10 referenze che lo rappresentano e che rappresentano il suo territorio e saranno divise per categorie:

-la scelta intelligente

-la scoperta del sommelier

-l’annata memorabile

-uno sguardo internazionale

-un assaggio di territorio

-le radici nel calice

-etichetta in rosa

-la scelta etica

-il vino al calice

-un dolce sorso

Il tema importante è riavvicinare la figura del Sommelier alle persone, facendo capire che non si tratta di una figura elitaria e distante ma di un valido professionista che grazie alla sua preparazione può suggerirci il miglior abbinamento cibo vino o semplicemente la bottiglia giusta per il nostro stato d’animo , il miglior calice dove degustare e la qualità prezzo perfetta per le nostre tasche. Insomma il sommelier si riscopre e si avvicina a tutti noi. Ora più che mai questa figura è ricercata da ristoranti e wine bar perché le persone sono sempre più curiose e apprezzano sempre più l’abbinamento tra un buon calice e un ottimo piatto.

L’evento si terrà domenica 6 ottobre dalle 15:00 alle 21:00 nei due palazzi: Bovara e Castiglioni.

Le novità di quest’anno:

50 sommelier internazionali che presenzieranno all’evento dando nuovi punti di vista e aprendo diverse prospettive per un futuro evento ancor più vasto.

Seconda edizione della guida Wine List Italia con il riassunto delle scelte di ogni singolo Sommelier e un breve racconto sul professionista stesso.

La possibilità di incontrare Produttori e Chef che saranno presenti nella Guida.

I professionisti presenti il Lunedi terranno delle Masterclass su grandi nomi del vino, grandi aziende, verticali importanti. Cosi ci sarà la possibilità di godere a pieno della presenza di grandi Sommelier e di conoscerli meglio mentre raccontano aziende leader italiane.

Sarà un grande evento con circa 1000 vini in degustazione, ci sarà la possibilità di farseli raccontare e di scoprire tante cose riguardo alle nostre etichette preferite o a quelle che volevamo provare ma non avevamo mai trovato l’occasione. Ci sarà entusiasmo e voglia di condividere. Ci saranno sorrisi e si berranno vini che ci stupiranno e ci faranno riflettere. Con questi presupposti non si può far altro che andare a vivere quest’esperienza.

Articolo a cura di Luca Merati (@merati_wine su Instagram)

Giornata internazionale del caffè: Borghetti celebra con un nuovo look l’iconico liquore al caffè

In occasione della Giornata Internazionale del caffè, Borghetti, storico liquore di vero caffè espresso, celebra la bevanda più amata al mondo con un importante restyling della sua iconica bottiglia. Il nuovo design mantiene l’essenza del marchio, esaltando tradizione e qualità, ma con un tocco moderno, che lo rende ancora più riconoscibile e distintivo.

Un omaggio alla tradizione italiana

Il caffè è da sempre un simbolo di convivialità e cultura italiana. Borghetti, nato nel 1860 ad Ancona, è diventato un simbolo di autenticità, apprezzato sia in Italia che a livello internazionale. Il nuovo design della bottiglia mette in risalto l’inconfondibile stella del brand, un omaggio allo stemma nazionale e alle radici italiane del marchio. L’etichetta, che celebra la femminilità con il ritratto di una donna-Dea, esprime forza ed eleganza, con una chioma di chicchi di caffè che sottolinea l’artigianalità e la cura nella scelta delle materie prime.

Giornata internazionale del caffè: una storia che intreccia tradizione e sport

La storia di Borghetti inizia nel cuore di Ancona, nel 1860, quando Eugenio Borghetti inventa una miscela di caffè, alcol e zucchero per dare energia ai viaggiatori in transito nella sua caffetteria della stazione. Il Caffè Sport Borghetti diventa rapidamente popolare, distribuito anche sui vagoni dei treni e trasformandosi in un rito per chi desiderava una bevanda rinvigorente e ricca di sapore.

Nel corso degli anni, il formato da 3,35 cl con tappo rosso è diventato un simbolo nei campi da calcio italiani, accompagnando tifosi e appassionati in ogni partita, confermandosi un must-have per chi vive l’emozione dello sport.

Giornata internazionale del caffè, il processo produttivo: dal chicco al liquore

Dietro ogni bottiglia di Borghetti c’è una lunga tradizione artigianale che inizia dalla selezione dei migliori chicchi di caffè arabica e robusta. Dopo una tostatura eseguita con metodi tradizionali per esaltare aroma e fragranza, il caffè viene macinato e preparato in una caffettiera gigante da 500 litri, un capolavoro meccanico che unisce le caratteristiche della moka e della cuccumella napoletana.

Il caffè viene poi alcolizzato con alcool di cereali purissimo, filtrato e purificato attraverso un filtro a fisarmonica, un’invenzione unica di Borghetti. Infine, viene aggiunto lo zucchero per arrotondare il gusto, prima di passare all’ultimo processo di filtraggio, che garantisce una purezza e brillantezza assolute.

Giornata internazionale del caffè: come gustare al meglio il liquore borghetti

Il liquore Borghetti è perfetto da gustare liscio o con ghiaccio, ma ha anche conquistato il mondo della mixology grazie alla sua versatilità. Il suo sapore intenso e deciso lo rende l’ingrediente ideale per cocktail come l’Espresso Martini, uno dei preferiti dai bartender di tutto il mondo.

ricetta espresso martini:

  • 3 cl di Borghetti
  • 5 cl di Vodka
  • 1 cl di caffè espresso
  • 1 cl di sciroppo di zucchero

“Etichetta più bella 2025”, quando la bottiglia è oggetto di design

Guida essenziale ai Vini d’Italia, inchiesta annuale sullo stato del vino

Di guide per i vini ce ne sono di ogni tipo, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Quella di Daniele Cernilli pare non conoscere crisi, la sua Guida Essenziale ai Vini d’Italia riscuote infatti un successo crescente anno dopo anno. Mai anacronistica, riesce ad essere sempre fresca e attuale come fosse alla sua prima edizione. “Credo le venga riconosciuto – dichiara Daniele Cernilli – il ruolo di disinteressata quanto qualificata inchiesta annuale sullo stato del vino italiano

Uno strumento atteso da appassionati e operatori

Uno strumento atteso non solo da appassionati alla ricerca di suggerimenti ma anche dagli operatori di settore per tenersi aggiornati sulle nuove annate e i nuovi trend. “Il successo di pubblico che le nostre presentazioni riscuotono ogni volta – evidenzia Daniele Cernilli – sono la migliore testimonianza della bontà del nostro lavoro, la forte presenza ai nostri banchi di assaggio da parte di operatori di settore sono il segnale dell’ottimismo sullo stato di salute del vino italiano

Etichetta più bella 2025, la novità

Delle 1300 aziende selezionate, circa il 10% sono state le new entry rispetto all’anno scorso. Ad aggiudicarsi l’ambito faccino della guida di Dr Wine sono stati una sessantina di vini, mentre diciassette sono stati i Premi Speciali. E qui sta la vera novità, per la prima volta nella guida fa la sua comparsa il premio “Etichetta più bella 2025”. Un riconoscimento a tutti coloro che di una bottiglia di vino fanno un oggetto di design. “C’è una attenzione non da oggi alla etichetta e al design ad essa applicato, il vino italiano moderno nasce con l’etichetta del Tignanello disegnata da Silvio Coppola per l’uscita dell’annata 1971

Etichetta, sempre più opera d’arte

Il packaging conquista spazi sempre più ampi, ci sono aziende come Mosnel che hanno istituito un premio riservato a giovani designer che sapessero trovare una etichetta da dedicare ad una loro Riserva” Frutto di una costante ricerca, le etichette sono sempre più autentiche opere d’arte. “Artisti come Kandisky e Picasso hanno dedicato una loro opera ad una particolare annata di un vino, vini come Ornellaia fanno uscire una edizione speciale artistica con il packaging della bottiglia curata da un grande artista. Mentre il pittore Sandro Chia ha una tenuta a Montalcino

Un elemento di riconoscimento

Aziende come Querciabella, per noi azienda dell’anno, fanno una ricerca di grande raffinatezza sulle etichette. Colle Massari di Iris Bertarelli, Cantina Grattamacco e Roberto Voerzio si distinguono per la bellezza delle loro etichette. Anche se personalmente ho una predilezione per l’Offida di Angela Velenosi. Ma queste, intendiamoci, sono valutazioni che rispondono a parametri estetici molto personali” Al di là di gusti e scelte personali è oggettivo che il packaging e l’etichetta rivestano un ruolo sempre più importante. “L’etichetta – conclude Daniele Cernilli – è ciò che si riconosce da lontano, chi non vede l’etichetta del Sassicaia anche se sta su uno scaffale in alto?”



DaZero porta la tradizione cilentana a Milano: apre il nuovo locale a Porta Venezia

Il cuore pulsante di Porta Venezia accoglie una nuova realtà gastronomica che celebra la tradizione cilentana. DaZero, brand ormai affermato nel panorama italiano della ristorazione, ha aperto il suo nuovo locale in Piazza Oberdan, un’importante tappa nel percorso di crescita del marchio che, a dieci anni dalla sua nascita, segna anche l’inizio di una nuova era grazie a una rinnovata identità visiva e a una proposta culinaria ancora più raffinata.

Un passo importante per l’espansione di DaZero

L’apertura del nuovo ristorante in uno dei quartieri più vivaci e dinamici di Milano rappresenta molto più di una semplice espansione territoriale. Per DaZero, questo locale è l’occasione per riaffermare il proprio legame con la tradizione cilentana e, allo stesso tempo, per innovare. Piazza Oberdan diventa così il palcoscenico perfetto per mostrare una nuova identità di brand, che sarà progressivamente estesa a tutte le sedi del gruppo.

Fondato nel 2014 a Vallo della Lucania, DaZero ha fatto della promozione dei sapori e delle eccellenze del Cilento la propria missione. In pochi anni, il marchio ha aperto otto locali distribuiti in tutta Italia: oltre alla sede storica di Vallo della Lucania, sono presenti ristoranti a Milano, Torino, Firenze e Bologna. L’ultimo nato, quello di Porta Venezia, porta con sé un restyling che riflette la crescita e la maturazione del brand, pur rimanendo fedele alle sue radici.

Gli ingredienti di DaZero: un omaggio al Cilento

L’autenticità è il principio che guida la filosofia di DaZero. La scelta degli ingredienti è il punto di partenza per ogni piatto: prodotti di eccellenza che raccontano la storia e la biodiversità del Cilento. Ogni ingrediente proviene da piccole aziende agricole locali, che condividono con DaZero il valore del rispetto per la terra e delle tradizioni gastronomiche.

I pomodori vengono raccolti nei campi del Cilento, così come l’olio extravergine d’oliva e i formaggi artigianali. I salumi utilizzati nelle pizze sono realizzati secondo antiche ricette, senza compromessi sulla qualità. Questi prodotti, frutto del lavoro di agricoltori e artigiani locali, permettono di offrire una pizza che è un vero e proprio viaggio nei sapori mediterranei.

DaZero, foto Campisi
DaZero, foto Campisi

Una delle caratteristiche distintive di DaZero è l’attenzione per l’impasto: semi-integrale, ad altissima idratazione e lunga lievitazione, è preparato con una farina di tipo 1 arricchita con il germe di grano vivo del Mulino Casillo. Questo processo di lavorazione garantisce una pizza leggera e altamente digeribile, senza rinunciare al gusto e alle proprietà nutritive.

Il locale di Piazza Oberdan: tra tradizione e innovazione

L’inaugurazione del ristorante di Piazza Oberdan rappresenta un punto di svolta per DaZero anche dal punto di vista estetico. La nuova identità visiva si esprime attraverso un design che fonde tradizione e modernità, offrendo un ambiente accogliente e allo stesso tempo originale.

Lo spazio si sviluppa su una superficie di 155 mq con 45 coperti interni e 40 esterni nel dehor, creando un’atmosfera perfetta sia per cene intime che per serate in compagnia. Il cuore del locale è il grande forno a legna, incorniciato da un bancone semicircolare dove i clienti possono osservare i pizzaioli all’opera, un dettaglio che aggiunge un tocco di autenticità e spettacolo.

Gli interni sono un mix di elementi decorativi tradizionali e dettagli contemporanei. Le sedute in velluto rosso e le pareti con tocchi di oro creano un contrasto vivace, mentre i neon che rappresentano simboli iconici del brand – come il pomodoro – conferiscono un aspetto giocoso e moderno. Un elemento di forte impatto visivo è la carta da parati che raffigura, sotto forma di fumetti, i personaggi simbolo del mondo artigianale cilentano, come il salumaio e l’agricoltore.

Il menù: un viaggio nei sapori del Cilento

L’offerta culinaria di DaZero è un vero e proprio tributo alla tradizione cilentana. Il menù si distingue per la cura nella selezione degli ingredienti e per la capacità di reinterpretare i piatti classici con un tocco moderno. Tra le pizze più amate troviamo la Marinara Cilentana, preparata con pacchetelle di pomodoro, alici di Menaica, olive, capperi, aglio, origano e basilico. Un piatto che racchiude i sapori autentici del mare e della terra cilentana.

Non manca la pizza fritta cilentana, arricchita con sugo cilentano e cacioricotta di capra, un prodotto tipico del territorio. Tra le proposte più creative troviamo la Forestella, con passata di pomodoro datterino giallo, mozzarella di bufala, salsiccia piccante e cacioricotta di capra, e l’Incontro col Diavolo, una pizza dal sapore deciso, con pomodorini del piennolo, salsiccia piccante e peperoncino.

Il menù include anche una selezione di pizze più leggere, denominate “Le Matte”, caratterizzate da un impasto sottile steso a mano. Oltre alle pizze, DaZero offre una varietà di antipasti, insalate e taglieri che esaltano i prodotti locali. Tra gli antipasti spiccano i Crocché Cilentani, preparati con patate, salsiccia artigianale e provola, e la Parmigianina di Melanzane, una versione leggera e gustosa di un grande classico della cucina italiana.

Per accompagnare le pizze, DaZero ha selezionato con cura una carta dei vini che include etichette di piccoli produttori del Cilento, insieme a una selezione di birre artigianali.

Un brand in crescita continua

Dal suo esordio nel 2014, DaZero ha continuato a espandersi con coerenza, sempre fedele ai valori della qualità e dell’autenticità. Dopo la prima apertura a Milano nel 2017, in via Bernardino Luini, il marchio ha consolidato la propria presenza con nuove aperture in via dell’Orso e in altre città come Torino, Firenze e Bologna. Ogni locale riflette l’anima del progetto, che mira a far conoscere i sapori autentici del Cilento attraverso una proposta culinaria unica.

Nel 2023, DaZero è entrato a far parte del gruppo Food Finance, con sede a Zurigo e guidato dall’imprenditore italo-svizzero Marco Zoppi. Questa operazione ha segnato l’inizio di una nuova fase di sviluppo per il brand, con un piano ambizioso che prevede l’apertura di altre sedi in Italia entro il 2025.

La nuova sfida di DaZero

Con il nuovo locale di Porta Venezia, DaZero non solo amplia la propria presenza a Milano, ma si propone anche come un punto di riferimento per chi cerca una cucina che valorizzi le eccellenze del territorio in un contesto moderno e accogliente. Questa apertura rappresenta il primo passo di un progetto che porterà il brand verso nuove città e nuovi mercati, continuando a crescere senza mai perdere di vista la propria essenza: autenticità, tradizione e qualità.