
Sono andato in compagnia di un caro amico Sommelier professionista: Alberto Rabachin a trovare la Famiglia Francone.
E’ parecchio che cerco di incrociare il mio tempo ai tantissimi loro impegni, che occupandosi in prima persona di tutte le attività della cantina sono spesso impegnati tra potature, vendemmie, travasi, visite in cantina e ospitality.
Finalmente dopo un po’ di chilometri fatti tra le lussureggianti e scoscese colline delle Langhe, in silenzio e concentrati sull’ammirare il paesaggio lussureggiante e ordinato dove si alternano noccioli e viti arriviamo all’ingresso della Cantina Francone , proprio prima di uno dei cento borghi più belli d’italia: Neive.

Ad accoglierci c’è Valeria che si occupa del ricevimento degli ospiti da molto tempo nonostante la sua giovane età. Valeria conosce alla perfezione la storia aziendale, respira l’aria delle vigne e osserva crescere ogni anno i magnifici grappoli che rendono speciale questo posto, è un po’ una tutto fare e parla come se fosse li dà sempre. Il suo amore e la sua passione sono contagiosi difatti io e Alberto rimaniamo affascinati dai racconti, dagli aneddoti, dai segreti di queste terre che ci vengono raccontati dettagliatamente.
Ora li condivideremo con voi.
Questo è un racconto familiare tra storia e passione vitivinicola nelle Langhe. Una realtà che incarna l’essenza della tradizione vitivinicola piemontese. Fondata all’inizio del Novecento, questa cantina ha attraversato generazioni, crescendo e prosperando grazie all’amore per la terra e alla dedizione dei membri della famiglia. Oggi, a distanza di oltre un secolo, la cantina è un faro della viticoltura langarola non solo per i suoi vini di eccellenza, ma anche per la sua capacità di innovarsi senza mai dimenticare le sue radici. Le origini e il passaggio delle generazioni. La storia della Cantina Francone ha inizio negli anni ‘30 del secolo scorso, quando ancora si produceva vino sfuso che veniva poi venduto ai privati che se lo imbottigliavano da soli direttamente dalle damigiane acquistate. Fino agli anni ‘50 quando si decide di produrre direttamente le bottiglie con grande lungimiranza per quei tempi.

Giovanni Battista Francone, patriarca della famiglia e grande appassionato di vini francesi, dopo aver viaggiato e esser diventato enologo decise di dedicarsi alla produzione vinicola dei classici del territorio senza però nascondere la sua grande passione per lo Champagne conosciuto e apprezzato più volte direttamente oltralpe. In un’epoca in cui il vino veniva prodotto soprattutto per il consumo locale, Giovanni Battista intuì il potenziale della sua terra, piantando le prime vigne che avrebbero dato origine a vini capaci di competere su scala nazionale e internazionale. Il lavoro pionieristico di Giovanni Battista fu proseguito dai suoi figli e nipoti. Negli anni successivi vengono piantate vigne di Moscato, Chardonnay, Arneis e Nasceta per aver a disposizione anche una buona quantità di vini bianchi. Oltre al possedere fin dagli anni 50 alcune vigne nel comune di Barolo proprio di Nebbiolo e questo gli permette vinificandolo già da prima della formazione della DOCG di avere una licenza speciale per poter produrre, vinificare e affinare Barolo fuori dagli 11 comuni del disciplinare. Pochissime aziende possono vantare questo privilegio.

Ogni generazione ha lasciato il proprio segno, adattandosi ai cambiamenti del mercato e delle tecniche di vinificazione, ma sempre con un occhio di riguardo verso la qualità e la sostenibilità.
Oggi, la cantina è guidata dai fratelli Fabrizio e Marco Francone, che portano avanti l’eredità di famiglia.
E’ doveroso menzionare il papà dei due fratelli oggi al timone dell’azienda che si chiama Mauro Francone, suo è il merito di aver portato tante innovazioni come un lavoro in vigna molto più Green eliminando i diserbanti quando tutti li usavano 20 anni prima e aver deciso di investire sempre con maggior impatto sul territorio di Neive, difatti suo era il desiderio di unire al Cru Gallina quello di Albesani nel 2016 seguito da Fausoni e Starderi nel 2020. Un uomo di grande visione ma più di tutto un uomo di vigna, luogo dove passava gran parte del tempo tutti i giorni della sua vita. Il museo: un viaggio nella tradizione contadina All’interno della tenuta Francone si trova un piccolo ma affascinante museo, che rappresenta una vera e propria finestra sul passato. Passeggiare tra gli oggetti esposti è come fare un tuffo nella storia della viticoltura langarola. Si trovano cimeli di un lavoro contadino storico che fanno riflettere sulla provenienza dei macchinari del giorno d’oggi e su come trovassero il modo di effettuare azioni complicate con ingegno già 100 anni fa. Qui sono conservati attrezzi agricoli e vinicoli antichi, simboli di un tempo in cui la fatica manuale e la sapienza contadina erano alla base della produzione del vino. Il museo non è solo una collezione statica, ma un omaggio alla cultura contadina e alle radici di questa famiglia, che ha saputo unire tradizione e innovazione. Visitare questo luogo offre una comprensione più profonda del legame tra la terra e le persone, un rapporto che la famiglia Francone ha saputo custodire e valorizzare nel corso delle generazioni.

Il Barbaresco: l’anima della cantina Parlando di questa Cantina non si può non fare un approfondimento sul vino che meglio rappresenta la sua essenza: il Barbaresco. Prodotto esclusivamente con uve Nebbiolo, questo vino rosso si distingue per eleganza, complessità e capacità di invecchiamento.
Neive, insieme a Barbaresco e Treiso, è uno dei comuni d’elezione per la produzione di questo vino DOCG, e la famiglia Francone ha saputo interpretarne al meglio le caratteristiche. Il loro Barbaresco si distingue per la sua finezza aromatica e la struttura tannica equilibrata. I vigneti da cui provengono le uve sono coltivati con grande cura, con un approccio che combina tecniche moderne e rispetto per l’ambiente. L’attenzione e la selezione delle uve unita ai tempi di affinamento è ciò che consente a ogni bottiglia di Barbaresco Francone di rappresentare perfettamente il terroir unico delle colline di Neive.
Hanno vigne nei Cru: Gallina, Albesani, Starderi e Fausoni I Cru di Neive. Gioielli del Barbaresco Neive è celebre per i suoi cru, appezzamenti di vigneti che, grazie alla particolare composizione del suolo, all’esposizione e al microclima, offrono caratteristiche uniche ai vini. Tra i Cru più rinomati di Neive, la Cantina Francone si avvale di alcune delle migliori parcelle per la produzione dei suoi Barbaresco di eccellenza.
Uno dei Cru più prestigiosi di Neive è Gallina (e la famiglia ne possiede 7 ettari ben esposti a sud e le vigne hanno in media 55 anni d’età) noto per donare vini strutturati, potenti ma anche estremamente eleganti. Le uve provenienti da questa collina danno vita a un Barbaresco che si distingue per profondità e finezza, con aromi di frutta rossa, spezie e un piacevole accenno floreale. Il Barbaresco Gallina prodotto da Francone è l’espressione massima di questa terra, un vino che non smette mai di stupire per la sua capacità di evolversi con il tempo. Un altro cru importante di Neive è Albesani, una collina dalle caratteristiche geologiche particolari, che regala vini intensi e longevi, con tannini setosi e una complessità aromatica notevole. Il Barbaresco prodotto da questo Cru è raffinato, con un bouquet che spazia dalla frutta matura alle note balsamiche, con un equilibrio che solo le grandi denominazioni sanno esprimere.
La Passione per le Bolle
Giovanni Battista innamorato della Champagne è il primo produttore di bolle di Neive, nasce nel 1967 la prima bottiglia di Spumante Brut a base Chardonnay mentre è più o meno del 2003 la prima bolla metodo classico a base di Nebbiolo in versione Rosè, una scelta per esaltare ancor di più la territorialità. Una decina di anni fa nasce il Pas Dose, viene proposto come una sorta di riserva della cantina in memoria di Giovanni Battista che non era mai riuscito a farlo un po’ a causa del fatto che in quegli anni non era minimamente cercato ma rimaneva un suo grande desiderio. La scelta per il Pa Dosè è quella di usare 100% chardonnay, fermentazione lunga, dosaggio zero e diventerà nel breve ufficialmente Alta Langa.
Parlando di futuro
La Cantina Francone non ha mai smesso di guardare avanti pur rimanendo saldamente ancorata alle sue tradizioni. Negli ultimi anni ha investito nella modernizzazione delle strutture, adottando pratiche di sostenibilità in vigna e di risparmio di consumi inutili in cantina. Il rispetto per l’ambiente e per il territorio è una delle priorità della nuova generazione Francone. Una generazione che crede fermamente che solo un approccio sostenibile possa garantire un futuro adeguato e longevo alla viticoltura. Il percorso della Cantina Francone è la storia di una famiglia che ha saputo mantenere vive le proprie radici e che si è evoluta nel tempo. I loro vini, in particolare i Barbaresco provenienti dai Cru di Neive, sono un vero e proprio omaggio alla terra che li ha creati, un reale cammino attraverso i sapori e i profumi che raccontano l’anima delle Langhe.

Storia e innovazione di fatti nel percorso di affinamento di alcuni vini comincia ad entrare la presenza dell’anfora di terracotta, una scelta che dopo varie prove risulta vincente e dà lo start alla produzione di un nebbiolo fantastico affinato totalmente in Anfora e alla decisione di far fare un periodo anche ad alcuni Barbaresco. La terracotta permette ai vitigni di esprimere tutto il loro potenziale in ambito di profumi e di freschezza del frutto offrendo una valida alternativa all’acciaio e al legno. In conclusione, la Cantina Francone è non solo un simbolo di eccellenza enologica ma anche un esempio di passione e impegno familiare che portano alla creazione di un patrimonio culturale e vitivinicolo di grande valore.
Una visita a questa cantina è come un viaggio nel tempo e ogni bottiglia racconta una storia fatta di amore per la propria terra.

Alla fine della giornata insieme abbiamo aperto per festeggiare e salutarci un Barbaresco Riserva del 1967 che contro ogni rosea aspettativa si è dimostrato in fantastica forma, lasciato nel calice per un paio di ore, approfittando del pasto post intervista, abbiamo vissuto la sua evoluzione partita da una nota di liquirizia intensa che si è trasformata in fava di cacao tostata per finire con un fungo porcino inebriante. Incredibile il fatto che ci fosse ancora una bella acidità a sostenere il sorso e una persistenza infinitamente gradevole post deglutizione. Affascinati io e Alberto salutiamo la fantastica Valeria e i fratelli Fabrizio e Marco che ci hanno dato la possibilità di conoscere meglio una realtà meravigliosa che dura da cosi tante generazioni.
Con tanti spunti nuovi e un amor ancora più grande per questo territorio saliamo in macchina e torniamo verso Milano.