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Un’analisi sulle competenze digitali mancanti e le opportunità che l’AI offre al mondo del lavoro
L’intelligenza artificiale (AI) sta rapidamente trasformando il mondo del lavoro, aprendo nuove opportunità per le aziende e i lavoratori. Tuttavia, in Italia, solo una minoranza di dipendenti è attivamente coinvolta nell’uso dell’AI nelle proprie attività quotidiane. Secondo il rapporto Talent Trends 2024, condotto su un campione di 50.000 partecipanti in 37 paesi, solo il 17% dei lavoratori italiani utilizza l’AI sul lavoro, una percentuale significativamente inferiore rispetto al 23% europeo e al 30% globale.
Il gap di competenze: un ostacolo alla crescita dell’AI in Italia
Questo divario tra l’Italia e il resto del mondo evidenzia una chiara sfida per le aziende italiane, che dovranno colmare questo gap attraverso un miglioramento delle competenze digitali. «L’intelligenza artificiale può migliorare l’efficienza dei processi, ma richiede competenze sempre più specializzate», sottolinea Tomaso Mainini, amministratore delegato di PageGroup Italia e Turchia, durante un’intervista. «Le aziende italiane devono concentrarsi su questo aspetto per non perdere importanti opportunità di business e di carriera».
Il basso livello di adozione dell’AI in Italia riflette una cultura aziendale ancora riluttante ad abbracciare l’innovazione. Molti lavoratori non hanno ricevuto una formazione adeguata per padroneggiare questi strumenti, il che rallenta l’adozione di tecnologie avanzate nel settore privato.
Come l’AI sta trasformando il mondo delle risorse umane
Uno dei settori più influenzati dall’intelligenza artificiale è quello delle risorse umane. L’AI è in grado di fornire strumenti avanzati per la selezione del personale, ottimizzando i processi di reclutamento e riducendo il tempo necessario per creare short list. In particolare, l’AI può analizzare grandi volumi di candidature, individuando talenti che potrebbero sfuggire a una valutazione manuale. Inoltre, l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale può ridurre i bias umani nella selezione dei candidati.
«Abbiamo adottato l’AI solo laddove apporta un reale valore aggiunto», afferma Mainini. «Ad esempio, grazie all’intelligenza artificiale, riusciamo a visionare più candidature, riducendo il rischio di errori di valutazione e accelerando i processi». Tuttavia, Mainini ribadisce che, nonostante i progressi tecnologici, l’elemento umano rimane centrale: «L’AI può potenziare le persone, ma non deve mai sostituire il cuore pulsante delle organizzazioni: i lavoratori».
L’integrazione dell’AI nelle aziende italiane: sfide culturali e operative
Un altro tema cruciale emerso nel corso dell’evento organizzato da Michael Page al Park Hyatt Centric Hotel di Milano è stato l’impatto culturale dell’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane. Vittorio Bonori, Expert Partner Advanced Analytics EMEA di Bain & Company, ha sottolineato che le difficoltà legate all’integrazione dell’AI non sono solo di natura tecnologica, ma riguardano soprattutto il modello operativo e la cultura aziendale.
«L’arrivo della Generative AI ha reso questa tecnologia più accessibile e scalabile, ma la resistenza al cambiamento rimane una delle principali sfide», afferma Bonori. Per superare questi ostacoli, Bonori suggerisce un approccio di change management che coinvolga tutti i livelli aziendali, dai dirigenti di alto livello fino alle funzioni operative. «Le aziende devono progettare le loro soluzioni tecnologiche considerando non solo l’innovazione, ma anche le implicazioni future, utilizzando approcci come Present-Forward e Future-Back», aggiunge.
Re-skilling e aggiornamento delle competenze: la chiave per affrontare il futuro
L’adozione dell’AI richiede non solo investimenti tecnologici, ma anche uno sforzo significativo in termini di re-skilling dei dipendenti. Per mantenere la competitività e adattarsi alle nuove tecnologie, le aziende italiane dovranno implementare programmi di formazione continua, che permettano ai lavoratori di acquisire le competenze necessarie per utilizzare l’AI in modo efficace.
Secondo il rapporto Talent Trends 2024, la mancanza di competenze digitali è uno dei principali ostacoli per l’adozione diffusa dell’AI in Italia. È essenziale che le imprese promuovano una mentalità aperta all’innovazione e all’apprendimento continuo, non solo per evitare di rimanere indietro rispetto ai competitor internazionali, ma anche per garantire un ambiente di lavoro che favorisca la crescita professionale dei dipendenti.
«L’intelligenza artificiale è uno strumento potente, ma deve essere accompagnato da una visione strategica e da politiche di re-skilling», sottolinea Mainini. «Il futuro del lavoro sarà plasmato da tecnologie avanzate, ma il successo dipenderà dalla capacità delle persone di adattarsi e di utilizzare queste tecnologie a proprio vantaggio».
Il ruolo dell’AI nell’esperienza lavorativa
L’AI non solo migliora l’efficienza, ma può anche contribuire a migliorare la qualità della vita lavorativa. Attraverso l’automazione di compiti ripetitivi e amministrativi, i dipendenti possono concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto, come la creazione di relazioni significative con i clienti o lo sviluppo di strategie innovative.
Questo approccio consente di fidelizzare i dipendenti, offrendo loro un ambiente di lavoro più dinamico e stimolante. Tuttavia, per sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale, è necessario che le aziende comunichino chiaramente i benefici di queste tecnologie, non solo in termini di produttività, ma anche di benessere e miglioramento dell’ambiente lavorativo.
Il futuro dell’AI nel lavoro: una trasformazione inevitabile
Il futuro del lavoro in Italia dipenderà dalla capacità delle aziende di integrare l’intelligenza artificiale nei loro processi e dalla volontà dei dipendenti di aggiornare le proprie competenze. Se da un lato l’adozione dell’AI presenta sfide importanti, dall’altro offre opportunità straordinarie per chi saprà coglierle.
Le aziende che riusciranno a implementare strategie efficaci di adoption dell’AI e a promuovere una cultura aziendale innovativa, avranno un vantaggio competitivo significativo nel lungo termine. L’intelligenza artificiale non può essere fermata, ma può essere utilizzata per migliorare le prestazioni aziendali e creare valore per tutti gli attori coinvolti.
«Il futuro non può essere fermato, ma può essere plasmato a beneficio delle persone», conclude Mainini. «Le aziende devono adattarsi e investire in tecnologie che valorizzino il capitale umano, che rimarrà sempre al centro del successo aziendale».