
David Durand, foto Dacia
Il responsabile del design di Dacia, David Durand, svela le sfide e le innovazioni che hanno portato alla nascita del Bigster, SUV del segmento C.
Il nuovo Dacia Bigster, primo SUV del segmento C del marchio, segna un’importante evoluzione per la casa automobilistica rumena. Alla base di questo progetto c’è David Durand, responsabile del design di Dacia, che ci ha raccontato le sfide e le innovazioni che hanno caratterizzato la creazione di questo modello. In un’intervista esclusiva, Durand ci ha offerto uno sguardo approfondito su come il Bigster rappresenti il nuovo volto del marchio, pur mantenendo la filosofia di accessibilità e essenzialità che ha reso Dacia un brand di successo.
Un nuovo capitolo per il design di Dacia
David, come è nato lo stile di design del nuovo Dacia Bigster?
«Tutto è iniziato quando Luca De Meo, CEO del gruppo Renault, ha preso le redini. Ci ha subito detto che Dacia era un “tesoro” all’interno del gruppo, ma che non era ancora abbastanza attraente. Tutti volevano copiarci, ma nessuno sapeva come facessimo. De Meo ci ha sfidati a ripensare al marchio, a renderlo più desiderabile, ma senza perdere la sua identità di brand accessibile. Così abbiamo iniziato a lavorare su un nuovo logo, nuovi colori e su un’evoluzione della nostra gamma. Abbiamo cominciato con il Duster, ma subito Luca ci ha detto di guardare oltre e pensare anche a un SUV del segmento C: così è nato il Bigster».
La nascita del Bigster: un progetto ambizioso
Il Bigster nasce quindi dall’idea di evolvere il Duster?
«In parte sì, ma il Bigster non è solo una versione allungata del Duster. Abbiamo voluto creare un SUV che fosse distinto e adatto al segmento C, una novità per Dacia. Non volevamo semplicemente fare una macchina più grande, ma proporre un veicolo che fosse capace di rispondere a nuove esigenze, mantenendo però gli elementi essenziali che ci caratterizzano. Abbiamo aumentato l’altezza del tetto di 35 mm e allungato il passo per migliorare la spaziosità e l’equilibrio del design».
Quali sono state le sfide principali nel passaggio al segmento C?
«La vera sfida è stata capire se il nostro approccio, che consiste nel mantenere l’essenziale per offrire auto a prezzi accessibili, potesse funzionare anche nel segmento C. Abbiamo fatto molti test, anche in Germania e in Italia, e abbiamo ricevuto feedback importanti. Uno dei commenti più frequenti riguardava l’uso della plastica opaca, considerata troppo economica per un SUV di fascia più alta. Così abbiamo migliorato alcuni dettagli, introducendo elementi più sofisticati come la griglia frontale lucida e finiture eleganti, ma sempre senza compromettere il nostro obiettivo di offrire auto a prezzi contenuti».

Innovazione nel design e sostenibilità
Come siete riusciti a mantenere i costi bassi, pur offrendo un SUV ibrido sotto i 30.000 euro?
«Il nostro processo si basa sul principio del “design to cost”. Stabilito il prezzo target, dividiamo l’auto in parti e lavoriamo su ciascuna per ottimizzare i costi senza sacrificare la qualità. Ad esempio, per i fari, abbiamo usato luci a LED solo per le luci diurne e gli anabbaglianti, ma abbiamo mantenuto le lampadine tradizionali per gli abbaglianti, che vengono usati meno frequentemente. Questo ci ha permesso di risparmiare sui costi di produzione, senza impattare sulle prestazioni».
Avete introdotto tecnologie innovative per ridurre i costi e l’impatto ambientale?
«Sì, un esempio è il tetto bicolore del Bigster. Invece di verniciare e cuocere l’auto due volte, come si fa tradizionalmente, abbiamo investito in un robot che applica direttamente il colore sulla carrozzeria, riducendo i tempi e il consumo energetico. Questo ci ha permesso non solo di risparmiare, ma anche di essere più sostenibili. In futuro, questa tecnologia ci consentirà di personalizzare ulteriormente i veicoli, introducendo motivi grafici unici sul tetto».
Un SUV che guarda al futuro
Quali sono le prospettive per il Bigster e il futuro di Dacia?
«Il Bigster è solo l’inizio. Stiamo già lavorando su altri veicoli del segmento C e continuiamo a sviluppare nuove tecnologie per migliorare la qualità dei nostri modelli. Vogliamo crescere gradualmente, mantenendo la nostra identità di brand accessibile, senza diventare un marchio premium. La nostra filosofia è chiara: vogliamo offrire veicoli che siano essenziali, robusti e soprattutto convenienti».
Come vedi l’evoluzione del mercato automobilistico e il ruolo di Dacia in questo contesto?
«Con l’aumento dei prezzi delle auto, sempre più consumatori si rivolgono a Dacia. Oggi, le persone sono più attente a come spendono il proprio denaro e molti dei nostri clienti preferiscono investire in altre esperienze o beni, come la casa o l’istruzione dei figli, piuttosto che spendere cifre esorbitanti per un’auto. La nostra forza è che offriamo auto di qualità a un prezzo accessibile, e questo è un valore che sta diventando sempre più importante per il pubblico».
Conclusioni
Il Dacia Bigster rappresenta un passo importante nella strategia di crescita del marchio. Sotto la guida di David Durand, il design di Dacia evolve mantenendo salda la filosofia dell’essenzialità e dell’accessibilità. Il Bigster non è solo un SUV di segmento C, ma un veicolo che incarna l’innovazione e l’impegno verso una mobilità più sostenibile ed economica. Con una visione chiara del futuro, Dacia continua a espandersi nel mercato, proponendo auto robuste e di qualità, senza mai dimenticare il proprio DNA.