Lucia Bosè, diva controccorrente. Donna libera, protagonista delle proprie scelte. Anche quando si è trattato di sfidare un regime ed i suoi tabù. Per difendere la propria dignità, oltre le minacce e la persecuzione mediatica. In anticipo sui tempi, è stata icona di stile e della emancipazione femminile. Ha avuto due famiglie, il cinema e quella fatta con il marito Domenquin. Dalla prima è partita per poi ritornarvi, mai dimenticata, quando la seconda si è sfaldata. Con la forza di chi ricostruisce un percorso lottando nei diritti nei quali crede, diritti che oggi diamo per scontati. Nell'ultimo libro di Laura Avalle, "Lucia Bosè. L'ultimo ciak", un ritratto della donna, prima ancora della diva, che ha precorso i tempi. Di seguito, l'intervista all'autrice.

"Lucia Bosè. L'ultimo ciak", omaggio alla diva

“Il libro è nato l’anno scorso in modo molto spontaneo, nel corso di un incontro con altri scrittori per parlare del progetto Fai volare una fiaba dal quale è poi scaturito Il mostro con gli occhi rossi e altre storie- racconta Laura Avalle, autrice di " Lucia Bosè.L'ultimo ciak" - Dall’incontro è emersa anche l’idea di realizzare un docufilm in omaggio a Lucia Bosè, che quest’anno avrebbe compiuto 90 anni. Inaspettatamente mi è stato proposto di scrivere una biografia romanzata dell’attrice. Una bella responsabilità. Ho letto le sue biografie e tutti gli articoli che sono stati scritti su di lei. Ho approfondito la sua vita a 360°, allo stesso tempo ho avuto la fortuna di avere la testimonianza di mio marito che ha avuto la fortuna di dirigerla nel suo ultimo film. Alla fine ne sono rimasta totalmente affascinata"

Una donna controcorrente

"Mi piace il suo carattere forte, libero, indipendente. Una donna che è andata controcorrente, sempre responsabile delle sue scelte. Ha sfidato un regime e i suoi tabù quando, stanca degli ennesimi tradimenti del marito, ha chiesto il divorzio. In una Spagna cattolicissima, nella quale sarebbe stata dipinta dai media come una poco di buono e abbandonata dagli amici. Ma quelli erano anni nei quali vigeva la consuetudine che una donna dovesse sopportare l’infedeltà del marito, consuetudine alla quale Lucia Bosè si è sottratta con coraggio. Al matrimonio ha messo davanti i figli e la propria dignità. E quando il marito Luis Miguel Dominquin, il grande amore della sua vita, minaccia di portarle via i figli e di non passarle gli alimenti lei non demorde. Torna a lavorare nel cinema, che non l’ha dimenticata, con registi importanti come Federico Fellini, i fratelli Taviani, Ozpetek. Fa teatro e televisione. Ottiene la custodia congiunta, e per amore dei figli rimane in Spagna. Nonostante l’invito di Franco Zeffirelli ad ospitarla in Italia"

Simbolo di emancipazione, in anticipo sui tempi

"Lucia è un simbolo di emancipazione femminile, di emancipazione dei sessi, di libertà - sottolinea Laura Avalle - Nata a Milano negli anni Trenta del secolo scorso, con il suo esempio di vita ha anticipato molti dei temi della rivoluzione del 68. Una donna che non ha mai voluto dipendere da un uomo, una donna che si è rimboccata le maniche dopo aver conosciuto gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, la povertà, la fame, la miseria. Scoperta da Luchino Visconti nella Pasticceria Galli di Milano dove lavorava come commessa, scala velocemente il mondo del cinema dopo aver vinto nel1947 Miss Italia, che allora si chiamava la Bella Italiana, Diventa la star di Cinecittà, negli anni nei quali il cinema italiano competeva con quello d’oltreoceano. Diventa icona di stile, anche Sofia Scicolone, non ancora Sophia Loren, è una sua fan"

Diva-antidiva, in lotta per diritti che non esistevano

"Lucia Bosè è però sempre stata una antidiva, invecchiare non le ha mai fatto paura. Il fatto di doversi reinventare ogni giorno non le ha impedito di costruirsi un percorso indipendente da quello professionale. Senza rimanere schiava del suo essere star, anche quando il lavoro la costringeva ad indossare una maschera per impersonificare i suoi personaggi. E quando la vita le ha girato le spalle, ha combattuto per tanti diritti che, quando è nata lei, non c’erano. E che oggi diamo per scontati. Invece questi diritti vanno sempre difesi, per non tornare indietro. Una donna come Lucia Bosè, che ha sempre lottato nei diritti nei quali credeva, è uno stimolo senza tempo"

Donna libera, ogni giorno un giorno libero con tante possibilità

"Lucia Bosè è stata una donna libera delle proprie scelte, in lei mi riconosco. Ho avuto la fortuna di avere fatto il mio percorso di vita, strutturarmi come persona e come professionista. Ho avuto la possibilità di fare quello che desideravo e nel momento giusto conoscere l’uomo che in breve tempo è diventato prima mio marito poi il padre di mia figlia. E con il matrimonio, ho fatto un cambio radicale. Per passare da Milano, dove vivevo sette giorni su sette, alla provincia piemontese. Certo non è come passare da Milano a Madrid come ha fatto Lucia Bosè ma come lei conservo l’entusiasmo di pensare che ogni giorno sia un giorno nuovo e possa dare tante possibilità. Come lei, che in età matura si dipinse i capelli di blu. Spero - conclude Laura Avalle - di avere anche io questa grande fiducia in me stessa per sperimentare"