Una Cosa di Ofelé, nicchia nascosta nel centro di Milano

Un angolo tutto da scoprire, quello di Una Cosa di Ofelé. Ci troviamo in pieno centro a Milano, alle spalle della Darsena. In una viuzza seminascosta dietro Corso di Porta Ticinese, Via Scaldasole, che emana storia tra gli spazi dell’ex convento di fine 800 dai quali è ricavato il locale e l’antistante Giardino Condiviso nato dallo spazio causato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Una contrapposizione che ci fa apprezzare ancora di più il locale, anticipato da un delizioso cortiletto di una vecchia casa di ringhiera dominato al centro da due imponenti palme.

Un omaggio alla imperfezione

Una nicchia nascosta quanto avvolgente, dalla fascinosa decadenza.I tavoli del dehors, volutamente scompagnati, sono in ferro battuto. “Li abbiamo recuperati in Francia – ci dice Francesco Martines, co-titolare di Una Cosa – Mentre il resto dell’arredamento è il risultato delle nostre ricerche tra negozi di antiquariato e rigattieri” La mobilia di recupero che contraddistingue l’arredamento interno, tra poltrone, tavoli in legno e una grande specchiera a muro, tra pareti con mattoni a vista e muri scrostati ad arte, dove niente è uguale all’altro, è un omaggio alla imperfezione. L'atmosfera è calda, quasi rassicurante. Un rifugio dallo stress della città.

Punto di riferimento per il quartiere

L’inaugurazione del locale, il 27 maggio scorso. In sordina, quasi a non voler disturbare. “Lo spazio era vuoto da tempo, dopo che la precedente gestione aveva chiuso per problemi di convivenza con il quartiere che ha peraltro accolto con molta positività il nostro arrivo - spiega Francesco - Una Cosa da Ofelè è diventato presto il punto di raccolta dei residenti” Ma non solo questo, Una Cosa di Ofelé è la risposta ai desiderata di Francesco e Stefania, l’altro titolare del locale. “Non ci piaceva mandare via le persone da Ofelé, che ormai gestiamo da quasi dieci anni, perché i posti erano esauriti – conferma Stefania Teretti - Con Una Cosa di Ofelè abbiamo creato l'alternativa

Cucina vegana-vegetariana, senza forzature

Una alternativa anche nel menù, di chiara impronta vegana-vegetariana. Ma senza forzature. “Non abbiamo una carta con portate tradizionali – spiega Stefania – Ciò che proponiamo sono mini porzioni, dai prezzi calmierati. Ci piace che i clienti facciano più assaggi, vogliamo dare seguito alle loro richieste di provare più portate. Nel rispetto di una dieta bilanciata dai giusti valori nutrizionali. E senza che si sentano vincolati ad un menu tradizionale che li obbliga, anche per problemi di prezzi, ad assaggiare un solo piatto

Piatti veloci, per vegani e non

Il menù è agile, i piattini veloci. Tra questi, il tris di hummus con pane croccante fatto in casa, il fritto di arancine o culurgiones, gli spaghetti all’aglio nero, olio e (pochissimo) peperoncino, il risotto all’ortica con asparagi, la carbonara con zucchine fritte, il tagliere di formaggi vegani e non. Proposte che piacciono a tutti. “Da Una Cosa - sottolineano Stefania e Francesco - anche i non vegani possono trovare soddisfazione con piatti come il tempeh alla piastra con verdure in agrodolce o la cacciatora vegana alla sarda con straccetti di soia

Menù aperto a tutti, nessun coperto la chicca

Il nostro intento non è riprodurre piatti che sanno di carne ma offrire una proposta anche a chi vegano non è. Partiamo - - concludono Stefania Teretti e Francesco Martines - da una base vegetariana e vegana e la facciamo diventare alla portata di tutti. Il risotto alle ortiche, per esempio, può essere accompagnato da un guanciale croccante” Da Una Cosa di Ofelè, aperto dal martedì alla domenica con orario continuato dalle 10 fino a mezzanotte, si può anche fare colazione con torte, porridge, toast e pancake. Al brunch domenicale i clienti possono scegliere tra una formula dolce e una salata. Una particolarità, Da Una Cosa di Ofele non si paga il coperto. Mai, cosa più unica che rara a Milano.

Photo Credits Carlotta Coppo