Frecciarossa Winery da più di cento anni produce vino con l’orgoglio di appartenere ad un territorio che vuole riscattarsi. Da quando Mario Odero, il bisnonno della attuale titolare dell’azienda, acquista un terreno nell’Oltrepò Pavese e propone il proprio vino all’estero, sfruttando le proprie capacità nel marketing. La storia prosegue con il figlio che studia in Francia le tecniche di vinificazione e con la nipote Margherita che rinnova la cantina e si avvale dell’apporto di un enologo. Oggi l’azienda è gestita dalla pronipote Valeria. Fedele alla tradizione, punta ad un maggiore equiparazione tra mercato estero e mercato domestico. Alla costante ricerca dell’identità di un territorio. Di seguito, l’intervista a Valeria Odero.

Frecciarossa Winery, inizia tutto per caso

Una storia che dura da più di cento anni. Tutto parte nel 1919, quando Mario Odero, bisnonno della attuale proprietaria della azienda, di ritorno in Italia dopo la Grande Guerra, capita per caso nell’ Oltrepò Pavese. E’ un colpo di fulmine e decide di acquistare una tenuta ottocentesca. L’ Oltrepò Pavese è terra di Pinot Nero, decide così di abbandonare il commercio di carbone per dedicarsi a quello del vino. Una svista del catasto all’origine del nome dell’azienda. “Frecciarossa – spiega Valeria Odero, attuale titolare dell’azienda - deriva dalla trascrizione erronea del toponimo antico Fraccia Rossa, cioè “frana rossa,” per via della terra argillosa, solcata da vene ferruginose, che caratterizza la nostra collina”

In Francia a studiare vinificazione

Un progetto che entusiasma il figlio Giorgio. Laureatosi in Agraria a Milano, parte alla volta della Francia per imparare il mestiere. Soggiorna in Borgogna e Champagne dove impara le tecniche di vinificazione e, soprattutto, le capacità dei francesi di vendere il vino. “Il Pinot Nero che faceva mio nonno - spiega Valeria Odero, attuale titolare della azienda - era vinificato in bianco, la base era Barbera, Croatina ed Uva Rara. Un taglio tipico dell’Oltrepò Pavese di una volta. Il soggiorno in Francia gli ha permesso di portare in Italia tecniche nuove e puntare su una qualità superiore” E’ a questo punto che nonno e bisnonno uniscono le competenze.

Un vino che fa breccia, su tavole importanti

Se il mio bisnonno era molto bravo nel marketing - prosegue Valeria Odero - mio nonno aveva acquisito la capacità di vendere. Così hanno cominciato ad esportare il vino, grazie anche ai contatti che il mio bisnonno aveva nel commercio marittimo. Alla fine del Proibizionismo, il vino di Frecciarossa era tra i pochi ad essere presenti sul mercato americano. I nostri vini erano presenti sulle tavole dei ristoranti di Compagnia Italia, la compagnia di navigazione che trasportava gli italiani negli Stati uniti. Ed eravamo fornitori della Real Casa

Rispetto della tradizione

Negli anni a venire ad affiancare Giorgio e Mario Odero c’è la figlia Margherita. Nel 1990 rinnova la cantina e comincia ad avvalersi del supporto di un enologo. Fino a quando nel 2015 gli subentra Valeria. “Mi sento molto legata a questo territorio, la mia ambizione è quella di produrre un vino rosso di lungo invecchiamento che ne sappia trasmettere l’essenza” Nel rispetto della tradizione. Vinifichiamo ancora in legno e ricorriamo alla macerazione a capello sommerso, quando finisce le fermentazione facciamo la steccatura. Teniamo le bucce ancora un po' sommerse per una ventina di giorni e poi sviniamo. L’affinamento in legno dura anche più di 12 mesi. Utilizziamo ogni tipo di lieviti, per sfruttare la ricchezza che ogni vigna offre"

Apertura al cambiamento

La tradizione ci da forza – puntualizza Valeria Odero - Ma bisogna essere aperti al cambiamento” La dieta alimentare è cambiata e con essa il gusto dei consumatori. “Fino a poco prima dell’inizio della pandemia da Covid19, il 75% della produzione era riservata all’estero, una piccola percentuale ai privati che acquistavano in azienda e quello che rimaneva veniva destinato al mercato domestico” Oggi il mercato domestico è più evoluto, il consumatore italiano più competente. “ Avvertiamo la ricerca di una qualità sempre maggiore da parte dei consumatori italiani, sono alla costante ricerca della identità di un territorio

Mercato estero e domestico, oggi si punta alla equiparazione

Va da sé che la destinazione delle bottiglie prodotte ha cambiato direzione. “Se fino al 2019 il 75% delle bottiglie prodotte veniva destinato al mercato estero ed il resto veniva distribuito tra acquirenti diretti ed addetti alla ristorazione, oggi puntiamo ad una equiparazione tra mercato estero e mercato domestico Ad incoraggiare Valeria Odero, una differente modalità di acquisto da parte del consumatore di casa nostra “L’impossibilità di recarsi al ristorante durante il lockdown, ha spinto il consumatore italiano a ricercare una maggiore qualità delle bottiglie da portare a casa”

Oltrepò Pavese, il corso delle nuove generazioni

Ma non solo. Tra i produttori dell’Oltrepò Pavese si è fatta strada una maggiore condivisione. “La disastrosa gestione del territorio non aveva portato ricchezza, dal 2014 alcuni meccanismi poco limpidi si sono progressivamente interrotti. Nuove generazioni sono subentrate, con una diversa e maggiore apertura mentale dovuta anche alla maggiore propensione a viaggiare e a confrontarsi con altre realtà

Una consapevolezza nuova, per riscattare il territorio

La partecipazione di tanti produttori del territorio, tra i quali Frecciarossa Winery, ad un evento come “Oltrepò Pavese. Terra di Pinot Nero” ne è la dimostrazione. “Ci siamo confrontati, abbiamo fatto squadra. Ci siamo fatti vedere uniti, primo passo per dare un’immagine diversa dell’Oltrepò Pavese. Lontana – conclude Valeria Odero - da quella idea di terra di cantine sociali. Una consapevolezza nuova, una voglia di riscatto di un territorio dalle grandi potenzialità