Un vitigno dalla doppia anima. Capace di regalare eleganti bollicine e, al contempo, vini rossi strutturati. Frutto della tecnica, certo, ma anche dell’impegno e della passione di viticoltori che amano il proprio territorio e che attraverso questo elegante vino lo vogliono valorizzare. E’ il Pinot Nero, per celebrarlo venti cantine virtuose dell’Oltrepò Pavese si sono riunite lo scorso lunedì 27 settembre nella settecentesca Tenuta Pegazzera di Casteggio, sotto l’egidia del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, per dare vita alla prima edizione di Oltrepò - Terra di Pinot Nero. Una giornata di approfondimento e di confronto, con operatori di settore e stampa specializzata, per raccontare un vitigno, originario della Borgogna, che, tra le dolci colline dell’Oltrepò Pavese ha trovato la sua terra di elezione. Una terra ricca di storia e di tradizioni, che merita di essere raccontata. E verso la quale nuove generazioni di viticoltori nutrono la stessa e immutata vocazione dei loro padri, con un occhio di riguardo alla tradizione e l’altro verso la ricerca della massima qualità, capace di soddisfare i palati sempre più esigenti dei consumatori. Abbiamo raccolto le riflessioni di alcuni dei viticoltori presenti alla manifestazione.

Pinot Nero e Oltrepò Pavese, la riscoperta di due eccellenze

Un vino per troppo tempo poco considerato. Originario della Borgogna. dove si utilizza per produrre vini rossi, e coltivato anche nello Champagne come base spumante, il Pinot Nero è arrivato in Italia in tempi relativamente recenti. L’Oltrepò Pavese, area collinare compresa tra il fiume Po e l’Appennino costituito da rocce sedimentarie di origine marina, è territorio particolarmente vocato alla coltivazione, se pur difficile, di questa uva tanto raffinata e delicata quanto versatile. La cui vocazione enologica è stata messa a frutto dagli spumantisti piemontesi a partire dal 1800 prima e dai viticoltori locali poi. Decennio dopo decennio, generazioni di viticoltori hanno prestato sempre maggior attenzione alla morfologia del suolo e al microclima di ogni singolo vitigno. Con i suoi 3500 ettari impiantati di Pinot Nero, L’Oltrepò Pavese è il terzo produttore in Europa, dopo le due regioni francesi.

L'orgoglio di appartenere al territorio

La nostra – racconta Beatrice O., responsabile dell’intero ciclo produttivo nell’Azienda Ballabio di Casteggio- è una delle prime azienda spumantistiche italiane. Sin dal 1905, anno della fondazione, abbiamo prodotto spumante classico, con fermentazione in bottiglia, di sole uve di Pinot Nero. Con l’ambizione di confrontarsi con i migliori Champagne dell’epoca. Dei tre vini a base Pinot Nero che oggi produciamo, quello sul quale ci concentriamo di più è lo zero dosage. Ma quello che produciamo maggiormente è l’extra brut, per la sua maggiore bevibilità.” L’orgoglio di appartenere a questo territorio, al quale l’azienda è totalmente vocata, non viene comunque mai meno. “Non ci interessano manifestazioni di grande impatto, per noi è fondamentale il legame con il territorio” Una scelta che paga, considerate le vendite positive anche in un momento difficile come questo a causa della pandemia da Covid19. “Nelle annate migliori viene fuori anche la cuvee privè, una produzione limitata di 5000 bottiglie proposte esclusivamente ad enoteche e ristoranti

Attenzione ai gusti dei consumatori

Settore horeca che per molti dei viticoltori presenti alla manifestazione è il naturale interlocutore al quale rivolgersi “Lavorare con canale horeca e siti e-commerce, nel periodo di lockdown, ci ha permesso di limitare le perdite e ripartire con ottimi risultati nell’anno in corso – conferma Federico Fermini, secondo enologo dell’Azienda Monsupello di Torricella Verzate - Coltiviamo i 50 ettari di proprietà per avere basse rese, inferiori al 55% di uva ad ettaro. Facciamo una vendemmia manuale esclusivamente in cassetta e in vitigno selezioniamo le uve. Con l’obiettivo di ottenere vini strutturati ed armonici Attenti ai gusti dei consumatori, nella loro produzione anche vini giovani affinati in acciaio. “Se il barricato esprime più struttura e i tannini sono più morbidi, l’acciaio ci regala un prodotto più fresco, più acido, più profumato. Anche per il barricato, per il quale utilizziamo botti di rovere francese di media tostatura, facciamo comunque seguire un affinamento in acciaio”

Qualità e territorio, un must

Qualità e territorio, un binomio diventato un must per i viticoltori dell'Oltrepò Pavese. “Amore per il territorio e rispetto per l’ambiente, uniti alla volontà di dare risalto al Pinot Nero, sono da quattro generazioni la nostra filosofia – racconta Flavia Marazzi, figlia del titolare di Cantina Scuropasso di Cantina de Giorgi – Sin dal 1962, quando è stata avviata l’azienda, produciamo Pinot Nero a base spumante. Oggi il Roccapietra è il nostro prodotto di eccellenza” Un metodo classico pas dosè. “La migliore e più sincera espressione di quanto il Pinot Nero può dare in un terreno vocato come il nostro. Il prodotto che riesce a farlo esprimere al meglio. Oggi i consumatori sono più attenti alla qualità, il loro palato si è affinato. E prestano sempre più attenzione ai piccoli produttori che lavorano con il territorio e sul territorio. Una attenzione che è anche la nostra, che ci porta a lavorare in cantina con il massimo rispetto di quanto si è fatto in vigna. Con la massima concentrazione sui prodotti per il quale il territorio è vocato. Perché oggi, più che mai, la ricerca della massima qualità è alla base di tutto

Fedeli alla tradizione, con un occhio a nuove metodologie

Un pensiero condiviso dai titolari della Azienda Cordero San Giorgio. Tre giovani fratelli che nel 2019 hanno acquistato una tenuta che si estende sulla collina di Santa Giulietta, per una estensione di 22 ettari, che loro coltivano con metodo sostenibile. “Siamo originari di Castiglion Falleto, papà ha lavorato il Barolo da quando il Barolo ha iniziato ad essere prodotto – raccontano Caterina e Lorenzo, figli del titolare dell’azienda - Ci ha trasmesso l’amore per il vino, quando è stata venduta l’azienda in Piemonte non ci siamo voluti staccare da questo mondo. E nell’Oltrepò Pavese abbiamo trovato un territorio dalle tante ed enormi potenzialità ancora da esprimereUna influenza, quella piemontese, che si sente ma che è stata bene adattata alla vocazione del territorio. “A gennaio usciremo con la nuova produzione – spiega Lorenzo Cordero - Puntiamo decisamente sull’eleganza, contrariamente all’annata precedente caratterizzata da una decisa austerità e prorompenza. E presto avremo un single vignard, risultato di una unica vigna vinificata separatamente sempre sull’annata 2019. Papà ha sempre creduto nelle vigne singole e nelle singole varietà, un pensiero che continuiamo a volere portare avanti. Ma siamo anche in conversione biologica. Dall’anno prossimo saremo biologici a tutti gli effetti”

Pinot Nero, vino dalle mille sfacettature un nuovo modo di raccontare il territorio e le sue eccellenze

Chi da anni si è convertita alla produzione biologica è l’Azienda Agricola Calatroni, in Valle Versa. Fondata nel 1964, a gestione familiare, è alla terza generazione di produttori ed alla settima di viticoltori. “I miei avi, già nell’800, erano tutti mezzadri – racconta Christian Calatroni - Mio nonno è stato il primo a diventare proprietario, mio padre è colui che è passato dalla produzione alla vinificazione. Mio fratello ed io siamo ci siamo concentrati sull’imbottigliamento con un prodotto a base metodo classico che valorizzi il nostro territorio. Esprimiamo il Pinot Nero in tutte le sue sfaccettature, ma sempre e comunque in purezza. Non abbandoniamo la bollicina classica che sviluppiamo in una versione bianca pas dosè e una cuveè rosè millesimata, anch’essa pas dosè. Senza trascurare la vinificazione in rosso ” Con un occhio di riguardo ai cambiamenti, diversi appezzamenti dell’azienda, che partono da 300mt e salgono fino a 500mt, sono tutti convertiti a produzione biologica. “Una scelta fatta dieci anni fa nel rispetto dell’ambiente e del territorio che noi viviamo con quotidianità. Ci vuole tempo perché una scelta come questa venga recepita dai consumatori. Ma manifestazioni come "Oltrepò - Terra di Pinot Nero" aiutano a fare comprendere scelte come questa. Una ottima occasione per far conoscere al pubblico le grandi potenzialità di questo splendido vino

Oltrepò-Terra di Pinot Nero, primo passo verso un nuovo modo di comunicare il territorio

“Per noi produttori questa è una giornata memorabile, Oltrepò - Terra di Pinot Nero è stato un gran lavoro di squadra”, racconta Ottavia Giorgi di Vistarino che parla a nome di tutto il gruppo delle aziende partecipanti - Finalmente siamo arrivati con questo evento a dare voce a un intento comune e condiviso da molto tempo, che ci ha visti protagonisti di un percorso ambizioso iniziato per la volontà di dare un‘espressione adeguata del territorio, dei nostri vini e delle tante storie che stanno dietro alle etichette. Si tratta sì di un progetto di comunicazione ma anche di innalzamento della qualità, grazie al confronto continuo tra di noi. Un primo passo, ci auguriamo che possa portarci lontano" Comunicare, la parola d'ordine. “L’intento principale è proprio quello di comunicare agli operatori specializzati e ai giornalisti - concludono gli organizzatori - l’unicità, l’eccellenza, e il successo dei nostri vin. Affinché essi possano essere ambasciatori appassionati presso il pubblico di consumatori, in Italia e all’estero”.