A tu per tu per una bella Intervista con James Mark, a capo della Business Unit NEV Fluids di Petronas Lubricants Italia.

James Mark, qual è la visione dell'azienda nel settore dei nuovi carburanti?

«Come come utenti finali, anche noi siamo abituati ad un modello unico; c'è il motore a combustione, poi l'alimentazione può essere o benzina o gasolio, ma di fatto c'è sempre il motore a combustione. Quello che vediamo come Petronas è che il futuro sarà molto diverso e sarà un mix di tante diverse tecnologie e tante diverse alimentazioni.  Quindi potrebbe essere elettrico per chi abita in una zona urbana, come può essere Milano o Roma, e per i furgoni che fanno le consegne di Amazon, tanto per fare un esempio; e anche per i pullman che girano in città. Invece, per tutto quello che è fuori città, nelle zone un po più rurali, o il trasporto su gomma a lungo raggio, in quel caso vediamo più indirizzato l’idrogeno».

Perché?

«Gestire un camion che deve trasportare 45 tonnellate di merci con una batteria unica la vediamo un po’ cosa complessa. E poi c'è c'è tutto il discorso del parco esistente, che in Italia invecchia tutti gli anni. Se anche smettessimo di vendere macchine a fine 2034 a combustione, le vecchie girerebbero ancora, quindi bisogna trovare delle soluzioni; gli e-fuel, i biofuel, su cui il Petronas sta investendo; almeno queste tre diverse tipologie dovranno coesistere».

Riguardo i biofuel, dove state andando? Petronas è presente un po’ dappertutto o si sta concentrando su qualcosa in particolare?

«Petronas ha ha firmato un memorandum understanding con Eni, per studiare la possibilità di fare una bioraffineria in Malesia; ENI ha parecchia esperienza in questo settore, quindi sicuramente i biocarburanti sono una strada che l'azienda vuole percorrere».

L’idrogeno?

«L'azienda lo sta studiando, è chiaro che essendoci l'idrogeno a base idrocarburo quello va escluso, quindi resta l'idrogeno verde. E lì torniamo al solito problema della materia prima, quindi prima di andare più nel dettaglio di questa opzione bisogna avere una fonte di approvvigionamento sicura, ad un costo giusto per riuscire a produrlo; però è una cosa che l'azienda sta già studiando in Asia».

The infinity pool on the roof of a luxury apartment with a beautiful view of Petronas Twin Towers, the former highest building in the world.

Photo by Bo Zhang / Unsplash

Ma questo 2035 vi spaventa?

«Io penso che il cambiamento spaventi tutti e quindi sì,  spaventa anche noi. Però è chiaro che noi siamo un'azienda globale, quindi gli unici paesi che hanno preso questa decisione sono quelli dell'Unione Europea e il resto del mondo no. Quindi l’opportunità è essere pronti su più fronti in questo senso».

Il mercato italiano com'è in questo momento per Petronas?

«È un mercato fondamentale, noi siamo leader di mercato  nell'automotive con più del 20% di quota. Un mercato sicuramente fondamentale per noi».

Che percezione avete dell'utente medio italiano, comprende il cambiamento o ancora deve essere istruito a riguardo?

«Io sono svedese. E dico questo, perché quando vado in Svezia vedo che il cambiamento è spinto molto dalle istituzioni pubbliche; e quindi c'è un piano energetico di un certo tipo e un piano infrastrutturale di un certo tipo. Faccio un esempio: se uno vuole che l'auto elettrica abbia successo deve avere un'infrastruttura di ricarica ad alta velocità ogni tot chilometri in autostrada. E tutte queste cose bisogna pensarle. L'Italia è un po indietro sull'infrastruttura, soprattutto noi pensiamo che il 2035 sia lontano, ma se dobbiamo convertire più di 30 milioni di macchine e cinque milioni di camion, bisognava iniziare ieri. Petronas ha già lanciato sul mercato prodotti particolari. Che Iona, che è esclusivamente rivolto verso l'alimentazione elettrica, ci sono nuovi prodotti in arrivo».

Per l’appunto, cosa ci aspetta nei prossimi mesi o anni?

«Il mercato ibrido secondo noi è uno dei segmenti che si svilupperà di più nei prossimi anni, perché permette di coniugare la parte zero emissioni nei centri urbani al non avere il problema della distanza quando si fanno lunghi tratti autostradali. Stiamo collaborando con parecchie aziende del territorio e in questo senso l'Italia è un'eccellenza sia».