“I bambini e le loro famiglie non vedono l’ora di tornare a divertirsi nei nostri parchi divertimento e noi siamo pronti ad accoglierli in totale sicurezza”. Le prime parole di Giuseppe Ira, Presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani e di Leolandia (BG) sulla posizione del comparto, che in Italia conta circa 230 strutture tra parchi a tema, faunistici ed acquatici.

“Le attività – prosegue Ira - si svolgono all’aperto, con ampi spazi a disposizione e sotto il controllo di personale preposto, a differenza di quanto può accadere nelle aree gioco dei parchi pubblici o, più semplicemente, per strada. Contingentiamo gli ingressi per evitare ogni rischio di assembramento. Inoltre, abbiamo predisposto severi protocolli di sicurezza che hanno già ampiamente dimostrato la loro efficacia lo scorso anno”.

I parchi divertimento attendono indicazioni su prospettive di riapertura

“Per essere operativi – aggiunge Ira – i parchi divertimento hanno bisogno di almeno 6 settimane di preavviso. Lunedì 29 marzo, in occasione del Consiglio Direttivo di Federturismo, abbiamo nuovamente incontrato il Ministro Massimo Garavaglia che ha sottolineato la sensibilità di tutto il Governo verso le problematiche dei parchi permanenti. Ci aspettiamo quindi a breve termine indicazioni adeguate in merito alle prospettive di riapertura per le nostre aziende”.

“Un altro nodo da sciogliere – conclude Ira – è quello dei ristori. Il Ministro Garavaglia, che ringrazio per la disponibilità, ha annunciato che sta studiando l’emissione di mini-bond e ha riconosciuto la legittimità della nostra richiesta di passare sotto la competenza del Turismo, garantendo che si attiverà per valutare i necessari interventi sul piano tecnico normativo”.

Nel settore perdite fino all’80 percento

La riapertura dei parchi divertimento, fermi da ottobre, permetterebbe di ridare ossigeno al settore, con particolare riferimento alle imprese di piccole e medie dimensioni che registrano perdite fino all’80%. Tolti i big player facenti già capo a gruppi multinazionali, il comparto è costituito da centinaia di realtà che non hanno voce, pur giocando un ruolo importante nell’ambito dell’economia del territorio.

Nel 2019 i parchi permanenti hanno generato un giro d’affari di 400 milioni di euro e 25.000 posti di lavoro diretti. Cifre che salgono rispettivamente a 1 miliardo di euro e 60.000 occupati considerando l’indotto composto da hotel, ristorazione, merchandising, manutenzione e altre voci collaterali. Nel 2020, il 20% dei parchi ha rinunciato completamente alla stagione, con una perdita di 10.000 posti di lavoro e 5 realtà italiane sono passate sotto il controllo di gruppi di investimento stranieri.