McFIT, la catena di palestre numero 1 in Europa, che fa parte di RSG Group, è ripartita in sicurezza con l’allenamento outdoor. Può essere praticato dagli abbonati all’interno di tutte le tensostrutture presenti in Italia. A spiegare la novità è Vito Scavo, CEO di McFIT.

La chiusura delle palestre ha costretto la McFIT all’allestimento di una palestra all’aperto… Ci racconti…

“Purtroppo alla fine le palestre fin dall’inizio della pandemia sono state demonizzate come punto più pericoloso da visitare. Dal mio punto di vista non lo è, ma non lo dico solo io. Ci sono studi come quello della Europa Active è il posto più sicuro è assolutamente sicuro. Ma perché? Perché in una palestra sappiamo chi entra, a che ora entra, i contatti che ha avuto nel nostro centro fitness. Inoltre, tutti gli attrezzi sono distanziati più di due metri, possiamo limitare gli ingressi, tutti hanno la mascherina e disinfettiamo le attrezzature prima e dopo l’uso. E, secondo me, questo non può farlo quasi nessuno. Prendiamo ad esempio un bar o un centro commerciale… Non possono fare la stessa cosa”.

Prima della seconda chiusura l’ex premier Conte aveva annunciato che avrebbe dato una settimana a tutte le palestre per mettersi in regola. Nonostante tutti fossero a posto la scelta è stata quella di chiudere. Non vi siete sentiti abbandonati?

“Chiaramente nel primo lookdown era tutti sorpresi e trovo quasi giusto essere stati rigidi applicando soluzioni drastiche. Alla seconda chiusura si poteva arrivare più preparati. La cosa peggiore, per noi della McFIT, è stata mandare a tutti i controlli, aver ricevuto i complimenti per tutte le misure adottare e poi ci siamo sentiti dire che avremmo dovuto chiudere ugualmente. Ripeto, non c’è un dato scientifico che dimostri che le palestre sono posti poco sicuri è chiaro che ci sentiamo non dico presi in giro, ma neanche dimenticati. Anzi, non si sono scordati delle palestre. Secondo me è stato molto più semplice chiudere tutto piuttosto che pensare a trovare una soluzione per mantenere aperte le palestre e dare ai clienti la possibilità di allenarsi e ai dipendenti quella di lavorare. Questo non è stato fatto. Hanno chiuso senza pensare alle alternative”.

I circoli di sport al coperto si sono rivolti al Tar, le palestre di arrampicata hanno inviato una petizione al Senato. Voi della McFIT avete fatto qualcosa insieme ai vostri competitor?

“Anche noi ci siamo uniti ai nostri competitor. Abbiamo creato Fitcom, un’associazione con cui stiamo portando avanti le esigenze delle nostre aziende. Gli studi ripeto dimostrano che il nostro settore è sicuro. Ma questo sembra non interessare a nessuno”.

Salute e sport sono un connubio indissolubile. In Italia sembra non essere visto in quest’ottica…

“Lo sport è il farmaco più potente al mondo. Non lo dico io, lo diceva già due anni fa l’OMS. Prevenzione, allenarsi, mantenersi informa è anche una sorta di sostenere lo Stato, perché la gente si ammala di meno e quindi c’è un risparmio nel settore sanitario. Lo sport è fondamentale aiuta la salute e non è solo gonfiare i muscoli. Questo è, infatti, un pensiero molto antico. Nel Nord Europa le persone nelle palestre stanno aumentando perché c’è stata un’educazione sportiva. In Olanda abbiamo il 22 percento che fa sport, in Italia il 9 percento, in Germania il 12. Ciò che voglio dire è che lo sport è fondamentale”.

Guardiamo anche ai bilanci…

“Il settore è rimasto chiuso 9 mesi con 5 miliardi di perdita. Ma i veri danni ci saranno dopo e non parlo solo del mancato fatturato, in questo momento uno dei nodi principali è legato ai clienti da recuperare. Ci vorranno 4 o 5 anni per tornare a prima della pandemia. Questo porterà tanti imprenditori a non poter tenere aperte le strutture che ha costi elevati. Una palestra ha dai mille ai duemila metri quadri, pensate agli affitti….”.