Castello del Terriccio ha una storia che attraversa i secoli. Tra il Duecento e il Trecento, il vescovo di Pisa, nipote di Papa Bonifacio VIII, concesse in enfiteusi la tenuta ai conti Gaetani. Alla fine del Settecento, rimasti questi senza eredi, fu acquistata dai principi Poniatowski, emigrati dalla Polonia, che trasformarono la realtà fortificata del castello in un’attività agricola con conseguente produzione di grano, olive e uva. Nel 1921 la tenuta viene acquistata dai Marchesi Serafini Ferri, famiglia d’appartenenza dell’attuale proprietario. Parte una nuova fase che porta l’azienda ad avere una fisionomia simile a quella attuale.

Nel 1975, la grande svolta

E’ però negli anni 70 del secolo scorso che l’azienda conosce la vera svolta, quando Gian Annibale Rossi di Medelana (1941-2019), dopo aver ereditato l’azienda nel 1975, decide di rifondarla puntando sull’eccellenza. Alla sua morte, la proprietà passa in mano al suo unico nipote Vittorio Piozzo di Rosignano che, abbandonata l’attività finanziaria, assume in prima persona la conduzione di Castello del Terriccio.

Salvaguardia dell’ambiente, si lavora sulle pratiche agronomiche

Vengono quindi adottate pratiche agronomiche sempre più orientate alla salvaguardia della natura e del territorio circostante, come la trinciatura in loco dei residui di potatura per il recupero di sostanza organica e la lavorazione dei vigneti a file intercalari con conseguente sovescio per evitare l’erosione del suolo nel periodo invernale e garantire il necessario apporto di azoto alle piante per la ripresa vegetativa. Inoltre, da oltre trent’anni, Tenuta del Terriccio collabora con un vivaio francese per l’analisi dei terroir presenti.

Vigna, spazio alla lotta integrata

In vigna, l’azienda adotta un metodo di potatura che asseconda il naturale sviluppo dei germogli della vite, con il vantaggio di ridurre la possibilità di virosi della pianta e la conseguente necessità di utilizzo di prodotti chimici. Le produzioni seguono il disciplinare della lotta integrata che consente l’utilizzo ridotto degli agrofarmaci, le risorse idriche impiegate provengono da pozzi, sorgenti naturali e laghi alimentati dalle precipitazioni metereologiche. Diserbi meccanici sono effettuati per controllare gli infestanti, per l’equilibrio fisiologico delle viti sono impiegati concimi a matrice organica e letame naturale proveniente dagli allevamenti aziendali di bovini.

Produzione incentrata sui vitigni internazionali

Lo sviluppo della produzione (che oggi conta più di 200.000 bottiglie) prende slancio alla fine degli anni 70, con la fine della mezzadria. “Con il passaggio alla conduzione diretta – ricorda Vittorio Piozzo - mio zio ripensa l’azienda e pianta vigneti di Sauvignon Blanc. Seguono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot che hanno trovato la giusta espressione nei nostri terroir” Negli anni novanta vengono introdotti Syrah, Viognier e successivamente Petit Verdot. Con la vendemmia 1992 nascono Tassinaia e ConVento, ideati da Gian Annibale Rossi di Medelana, la vendemmia 1993 segna invece la nascita di Lupicaia.

Tassinaia e ConVento, i primi vini

Il Tassinaia IGT Rosso Toscana è un blend di Cabernet Sauvignon e Merlot. Dopo circa 16 mesi di affinamento in tonneaux, viene assemblato e fatto riposare in bottiglia per circa 12 mesi prima di essere commercializzato. E’ un vino fresco e dalla beva immediata. ConVento IGT Bianco Toscana è invece l’unico bianco della Tenuta, prodotto in poche migliaia di bottiglie. Fermentato ed affinato in acciaio, è ottenuto da uve Viognier e Sauvignon Blanc” Il nome è evocativo, richiama la costante ventilazione della quale è oggetto l’antico podere nel quale un tempo venivano ospitati anziani monaci per trascorrere una dignitosa vecchiaia.

Lupicaia IGT Rosso Toscana, scommessa vinta

Da un vigneto circondato da filari di eucalipti proviene invece il Lupicaia IGT Rosso Toscana, prodotto top della produzione. Composto per il 90% da Cabernet Sauvignon e per il 10% da Petit Verdot, anch’esso affinato in tonneaux, è una scommessa vinta da Tenuta del Terriccio. “Nelle prime annate era presente una piccola percentuale di Merlot, dal 2010 lo abbiamo sostituito con il Petit Verdot che abbiamo voluto rendere protagonista di questo vino. Il risultato è un vino elegante e di grande struttura, dai sentori di cuoio e di caffè”

Gian Annibale IGT, omaggio alla storia famigliare

Sulla falsariga del Lupicaia, a settembre 2022, è uscito Gian Annibale IGT Rosso Toscana. Chiaro omaggio allo zio, è una produzione limitatissima proveniente da alcune specifiche particelle della tenuta. “E’ frutto - commenta orgoglioso Vittorio Piozzo - di un lungo percorso di ricerca e sperimentazione sul Petit Verdot, presenta una grande capacità evolutiva" Altro vino del quale Vittorio Piozzo è orgoglioso è Castello del Terriccio IGT Rosso Toscana, frutto di un uvaggio a base Syrah. “E’ un vino complesso e allo stesso tempo equilibrato, caratterizzato da sentori di frutti rossi maturi e cacao

Merlot piantato a nord, per combattere il cambiamento climatico

Fermo restando la costante dell’affinamento in tonneaux per tutti i vini e la scelta dell’impianto a cordone speronato per le uve a bacca rossa e a guyot per le uve a bacca bianca, la produzione ha subito una inevitabile evoluzione dagli anni ‘90 ad oggi. “Abbiamo impiantato il Merlot a nord per contrastare il cambiamento climatico e avere così meno luce e calore, oggi abbiamo a 70 cm dal suolo vigneti che in passato si piantavano molto bassi. La ventilazione proveniente dal mare ci permette poi di avere una brezza costante sia di giorno che di notte, i vigneti sono pervasi degli odori del bosco circostante

Un ecosistema invidiabile

Oltre ai sessanta ettari di vigneti, sono presenti nella Tenuta un bosco di migliaia di ettari, un uliveto con un frantoio interno e duecento ettari di pascolo dove, allo stato brado, vivono brade due mandrie di bovini. “Dalle 8.000 piante delle differenti varietà, distribuite su circa quaranta ettari, ricaviamo olive che, una volta raccolte, sono subito trasportate al frantoio della Tenuta. Spremitura a freddo a ciclo continuo e mollitura entro un massimo di ventiquattro ore evitano intervalli tra raccolta e frangitura, la decantazione nei contenitori di acciaio in luogo al riparo da escursioni termiche, garantisce l’alta qualità dei nostri oli”

I tempi cambiano, ma la tradizione non viene dimenticata

A memoria degli antichi mestieri sono comunque presenti in azienda i coppi, recipienti che nei secoli scorsi venivano utilizzati per la produzione dell'olio. Scelta in linea con la volontà dell’azienda di mantenere viva la presenza di elementi e particolari che testimoniano il rispetto della storia e delle tradizioni di Castello del Terriccio, custoditi anche nel piccolo borgo inscritto all’interno della tenuta. Al quale si accede dopo aver percorso un viale alberato di circa quattro chilometri che ci riporta indietro nel tempo.

Testimonianza di un passato ancora vivo

Fino agli anni ’70 del secolo scorso vi vivevano circa 60 famiglie di mezzadri, per un totale di 500 persone - precisa l'attuale proprietario di Castello del Terriccio - Un borgo completamente autosufficiente, vi era presente la scuola, il circolo ricreativo, la fornace, il mulino, il forno, la falegnameria. E la chiesa, nella quale oggi continua ad essere celebrata la messa per tutti gli abitanti dei dintorni

Un patrimonio storico-culturale recuperato

Un patrimonio storico-culturale non facile da gestire. “Trovatomi all’improvviso a gestire l’attività in anni difficili tra pandemia e guerre, si rischiava di perdere un incredibile patrimonio storico-culturale. Ho quindi deciso di impiegare gli spazi un tempo utilizzati dai mezzadri in attività ricettive e turistico-alberghiere” Iniziato un lavoro di riqualificazione, il primo tassello è stata la trasformazione della vecchia falegnameria dell’azienda in punto vendita. Ma non solo.

Guest house e ristorante stellato, la rinascita di falegnameria e scuderia

Alla realizzazione del progetto ha partecipato anche lo chef Cristiano Tomei che vi ha creduto sin dall'inizio” Nasce così, a fine 2021, il ristorante della tenuta. “Terraforte presenta una parte interna suddivisa tra la sala ristorante e lo spazio degustazione aperto sulla terrazza panoramica con vista sui vigneti e sul Mar Tirreno” Una soluzione che ha fatto seguito a Marrana, la guest house ricavata dal recupero della scuderia. “Si tratta di una elegante villa di campagna con 7 camere ed una ampia zona giorno con camino. Pensata per coloro che cercano un tranquillo rifugio dalla frenesia cittadina

Castello ed etichette, frammenti di storia


A dominare Tenuta del Terriccio, le vestigia del castello dal quale la tenuta prende il nome. La cui torre, ancora oggi presente, faceva da punto di avvistamento per proteggere la popolazione dagli attacchi dei pirati saraceni. La tenuta non manca poi di riservare sorprese capaci di rinsaldare i trascorsi della tenuta nei tempi passati. “Nel corso degli scavi per la vigna storica - conclude Vittorio Piozzo - è stato trovato un frammento di pietra sul quale era scolpito un sole. L’abbiamo portata al Museo Archeologico di Volterra, l’immagine è stata identificata di origine etrusca. Oggi quello stesso sole è disegnato sulle nostre etichette