E' uscito il nuovo libro di Fabio Fagnani, intitolato "Ogni tanto guardo il cielo", disponibile su Amazon come pubblicazione indipendente. L'opera di circa cento pagine contiene frammenti di vita quotidiana, riflessioni personali e momenti condivisibili da tutti. In particolare, Fagnani affronta un tema che è diventato centrale nel decennio attuale. Sembrerebbe che non alziamo più lo sguardo verso l'alto, e forse è proprio questo atteggiamento che ci ha impedito come specie umana di compiere grandi gesta. Ci siamo fermati all'epoca classica, tutto sembra essersi fermato, immobile, come una polaroid che attende di essere sviluppata. Abbiamo fatto progredire tutto ciò che ci circonda, ma alla fine, manca il cuore, manca la concentrazione. Siamo diventati una cornice all'avanguardia, precisa ed efficiente, ma il quadro che ci rappresenta è piatto, privo di illusioni, disincantato. Forse abbiamo perso parte della nostra umanità? Quel modo di essere e vivere con sentimenti, passione, emozioni, spirito e meraviglia? Forse ci siamo lasciati sopraffare dalla tecnologia, dalla meccanica, dalla riproducibilità. L'era dei selfie ci ha cambiato in modo drastico, forse in modo irreversibile, ma opere come quella di Fabio Fagnani ci invitano a riscoprire la nostra vitalità, a ritrovare la nostra umanità fatta di carne e ossa, di sangue e dolore, di cicatrici e lacrime, di sorrisi e amore. Dovremmo prendere in considerazione il consiglio dell'autore: ogni tanto, tutti noi dovremmo alzare gli occhi al cielo.

Come mai hai scelto di pubblicare da indipendente?

È stata una scelta un po’ folle perché avevo due proposte da case editrice vere, formate che mi avrebbero sicuramente aiutato, soprattutto nella promozione che è poi la parte più complicata. L’autore dovrebbe pensare solo a scrivere, ma sono rimasto deluso dalla qualità delle proposte, sia a livello economico sia da un punto di vista editoriale e quindi, non volendo aspettare, ho deciso di fare tutto da solo e provare ad autopubblicarmi attraverso Amazon.

Un processo complicato: hai dovuto pensare a tutto?

Sì, dalla scelta della carta all’illustrazione in copertina, passando per l’editing e la scelta del prezzo che era un mio cruccio. Volevo che questa raccolta fosse economica e che tutti - compresi i miei studenti - potessero acquistarla.

Quando hai avuto l’esigenza o l’ispirazione?

Dopo aver pubblicato diverse biografie (Roberto Baggio, Valentino Rossi, Steve Jobs, nda) e “58” la favola illustrata su Marco Simoncelli (trovate tutto su Amazon o in libreria, nda) avevo voglia di scrivere qualcosa di personale, ma il mio primo romanzo è ancora fermo ai primi capitoli. Con la nascita di mio figlio ho iniziato a scrivere qualche riflessione e a un certo punto ho pensato che non volevo lasciare anche questo progetto nel cassetto. Allora ho unito alcuni lavori fatti in passato per la Scuola Holden e ho creato questa raccolta.

Come mai si chiama Ogni tanto guardo il cielo?

Era appena nato Francesco, mio figlio, e mi capitava di guardarlo, sorridere e poi di alzare lo sguardo all’insù, come se cercassi qualcosa puntando il naso verso le nuvole. Poi capita che la vita ti mette davanti delle verità che tu non volevi vedere, di cui temevi la risposta o che volevi nascondere e da lì partono una serie di riflessioni. Su di me, sulla fede, sulla vita e sulla morte. Credo che quando diventi genitore la prima preoccupazione che ti viene in mente, oltre ovviamente alla salute del figlio, sia proprio sulla fine del viaggio. Inizi a pensare, a temere, ad aver paura. Prima, nella maggior parte dei casi, non ci pensi. Fila tutto liscio, poi inizi a pensare che prima o poi tutto questo finirà. Non si sa quando, non si sa come e non si sa nemmeno perché, ma finirà. E, senza sembrare un pessimista leopardiano, tutto questo inizia a farti riflettere su ciò che pensavi essere scontato o banale. Niente in questa vita può essere considerato tale perché esiste e se esiste non è scontato, né banale. Però, ci tengo a dire, che all’interno ci sono anche racconti meno pesanti e piu divertenti, diciamo, un po’ per tutti i gusti.