La bellezza è soggettiva o la bellezza sta negli occhi di chi guarda… Sono completamente d’accordo ma sfido chiunque a non pensare alla bellezza quando arrivando a trovare Cesare si passa sulle colline tra Arezzo e Cortona, fra ulivi e viti, col cielo azzurro e un sole che scalda il viso nonostante l’aria fresca di gennaio.

Appena arriviamo all’agriturismo Il Querciolo Val di Chiana, scesi dall’auto la prima cosa che sovviene è l’assenza di rumori stradali o meccanici, si sentono solo il canto degli uccelli e il vibrare del vento. Un momento di pace interrotto solo dal saluto caloroso di Cesare Fani che ci dà il benvenuto a casa sua, nella sua terra dove sta portando avanti un bellissimo progetto. Ma prima di inoltrarci in tutto questo cerchiamo di capire meglio chi sia Cesare: un simpatico uomo toscano, molto colto, ingegnere meccanico che ha lavorato in MV Augusta seguendo il campionato super bike in giro per tutto il mondo e che lavora per un azienda come direttore commerciale.

Nonostante parli più lingue, nonostante la sua bravura nella progettazione e nell’analisi il richiamo della sua terra, delle campagne dov’è cresciuto era troppo forte e il fatto di possedere in famiglia circa 70 ettari di terreni di proprietà lo porta a una profonda riflessione che lo spinge a diminuire le ore lavorative da ingegnere aumentando esponenzialmente quelle passate in mezzo alla natura.

Ovviamente Cesare decide di investire tutte le sue energie nel rendere unico un posto già eccezionale. La Storia è dalla sua parte perché già il nonno era Fattore (manager di una volta) in un azienda e si occupava della gestione dei terreni di un Conte in Val D’Arno, una persona dotata di una carica incredibile, Cesare non ha avuto l’occasione di conoscerlo ma dai racconti della mamma e dalle testimonianze fotografiche come la foto che troverete appesa nella sala degustazione dove ancora in bianco e nero viene immortalata una gita organizzata dal nonno che per premiare i mezzadri e i contadini del duro lavoro svolto, li portò a visitare Pisa e poi al mare a Viareggio per passare una bella giornata con le loro famiglie. Un manager che chiede, aiuta e dà ai suoi dipendenti. La mamma di Cesare infatti gli dice spesso che in lui rivede tante qualità del nonno. La determinazione nel portare a termine un lavoro, la precisione tecnica nella gestione dei terreni e delle colture, la vulcanicità nell’avere di continuo nuove e interessanti idee per migliorarsi.

Ora che ci siamo fatti un idea sul personaggio passiamo a parlare un po' della Proprietà: come dicevamo si estende su 70 ettari partendo dalla cima della collina (detto poggio) più alta della Val di Chiana. Annesa alla proprietà c’è quella che una volta chiamavano: “la Villa” che sarebbe l’attuale dimora di Cesare e della sua famiglia. È stata acquisita dal nonno nel lontano 1956 perché quando a fine carriera lavorativa come tanti grandi manager si ritira, girando trova questo luogo del quale si innamora subito e che decide di acquistare per passarci la vecchiaia.

Invece di riposarsi comincia a rivoluzionare tutto e sulle sue terre nel giro di 6\7 anni crea un allevamento di 3000 suini e 200 vitelli di razza Chianina. Purtroppo nel 1969 morì lasciando tutto a sua figlia, la mamma di Cesare, che ha portato avanti col marito l’azienda fino a pochi anni fa quando il nostro Ingegnere ha deciso di prendere in mano la situazione. Ovviamente mamma e papà quando si ritrovarono a gestire tutto arrivavano da vite totalmente differenti, lei insegnante e lui dirigente di Banca e nessuno aveva mai messo un piede in mezzo a un campo. Si impegnano e con tanti sacrifici e diversi cambiamenti fanno funzionare le cose. Ovviamente sono costretti ad affidare i terreni a terzisti che se ne prendano cura, le vigne vengono espiantate e il bestiame venduto. Rimane l’agriturismo che dal 1983 è in funzione ed è il punto principale dell’azienda e un po' di terreno coltivato. Nel 2000 decidono di investire e ristrutturare tutto per valorizzare ancor di più il loro territorio e nel 2013 Cesare sentendo questo forte richiamo alle origini e con un insistente pensiero in testa che gli continua a ripetere che sarebbe bello dare la possibilità ai figli di vivere quell’infanzia contadina dalla quale era passato anche lui, decide di ripiantare 4 ettari di vigna e un altro piccolo pezzetto per far delle prove.

Nel periodo dove era ingegnere per MV Augusta ha girato il mondo e sia in Sud Africa, in Australia e in Francia aveva avuto l’occasione di assaggiare diversi Syrah che lo avevano fatto innamorare perciò decide di piantare proprio quel vitigno, inoltre a confermare l’ottima scelta guarda caso c’era anche la vicinanza a Cortona dove c’è una delle DOC più famose proprio per il Syrah. Cresciuto in vigna con papà e con i contadini che aiutavano a lavorare le loro terre quando era piccolo Cesare ha le idee chiare su cosa fare ma da vero professionista sa che alcune competenze tecniche non le ha perciò si affida ad un enologo di tutto rispetto. Inizialmente il rapporto non è facile perché due mondi diversi entrano in contrasto. Lui vuole intraprendere strade più rischiose mentre l’enologo propone solo metodi classici per non correre rischi. Il dialogo alla fine vince e riescono a venirsi incontro dando alla luce un vino che non segue le mode ma che è libero di raccontare l’annata, il territorio e il vigneron. Non poteva esserci epilogo migliore: sascono cosi 2 vini.

“Occhio di Civetta” è un vino 100% Syrah. La raccolta delle uve avviene quando hanno sviluppato la loro massima espressione varietale, prediligendo i profumi tipici della varietà rispetto alla struttura. Dopo una leggera criomacerazione volta ad esaltarne gli aromi, le uve subiscono una macerazione a temperatura controllata di circa 15 giorni, dove le operazioni svolte sono tutte concentrate al mantenimento del frutto. Il vino così ottenuto svolge la fermentazione malolattica in acciaio dove rimane per circa 6 mesi. Segue l’imbottigliamento dove il vino affina per altri 6 mesi prima di essere messo in commercio. Produzione annua 6000 Bottiglie circa a seconda delle annate. L’Occhio di Civetta è un piccolo sasso calcareo che si trova nei terreni di Badicorte e solo qua. Ruvido, rotondo e giallo, ricorda l’occhio della civetta di notte. Gli anziani del posto dicono che sia proprio questo sasso a dare forza e struttura ai vini.

“Il Gruccione” è un vino 100% Syrah. Le uve sono scelte raccogliendo i grappoli più belli nei diversi vigneti, posti su due colline a circa 310 metri sul livello del mare. Dopo la raccolta le uve destinate al “Gruccione” effettuano una criomacerazione a bassa temperatura per esaltarne gli aromi, a cui segue una fermentazione a temperatura controllata di circa 20 giorni. Il vino così ottenuto viene messo in barriques di rovere francese di primo e secondo passaggio, dove effettua la fermentazione malolattica e dove svolge un affinamento di almeno 14 mesi. Dopo l’imbottigliamento il vino continua il suo affinamento in bottiglia per almeno altri 8 mesi. Produzione annua 2500 Bottiglie circa a seconda delle annate. Il Gruccione è un uccello migratore bellissimo che si è stanziato sulle loro vigne e vi rimane ogni anno da fine aprile a fine settembre. I bambini di Cesare colpiti dai suoi colori unici hanno deciso di chiamare il vino con il nome di questo uccello e scelto un’ etichetta, oggi inconfondibile, che richiama i colori del suo piumaggio.

Per finire non rimane che consigliarvi di andare a trovarlo nel suo agriturismo Il Querciolo, un piccolo angolo di paradiso libero da frenesia e inquinamento situato in Toscana a Marciano della Chiana (AR) via dei boschi 5. Vedrete di persona le bellissime vigne, vi renderete conto della grande biodiversità che li circonda con api che svolazzano impollinando, tassi e uccelli caratteristici. Oltre a rilassarvi potrete godere dei tanti prodotti di questa azienda certificata biologica, dai loro meravigliosi vini passando per cereali, sughi, confetture, verdure. Inoltre avrete la possibilità di conoscere Cesare e la sua famiglia che sono persone eccezionali che sanno accogliere con gioia e gentilezza tutti coloro che passano a trovarli.

Articolo a cura di Luca Merati

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