Per cominciare bisogna geolocalizzare il luogo e le sensazioni della quale voglio parlarvi quest’oggi. Siamo nell’Oltrepò Pavese, più precisamente nella nuova sede del Club del Buttafuoco Storico situata a Vigalone (frazione di Canneto Pavese) in Piazzetta Buttafuoco Storico. Il nuovo edificio è costruito con tecniche che includono scelte inerenti a sostenibilità e riciclo di spazi e materiali cosi da evitare sprechi e costi inutili. E’ suddivisa in due piani, un terrazzo con vista sul territorio sopra al tetto per godersi le giornate più calde e un enoteca moderna al piano di sotto che permetta di accogliere winelover, visitatori curiosi o momenti più tecnici come degustazioni e riunioni. La struttura ricca di vetrate favorisce una bellissima illuminazione della sala principale dove si possono ammirare le diverse e accattivanti bottiglie delle cantine della Doc.

L’Oltrepò è un territorio ricco di storia dove artisti, pittori, poeti hanno sempre percepito delle vibrazioni uniche che son state per loro fonte di ispirazione. C’è qualcosa di magico e antico in queste colline a volte dolci, a volte ripide che ha sempre stupito e colpito il cuore e la mente delle persone. “Il vino qui si è sempre fatto” è la frase che ti ripetono tutti, perché la tradizione è cosi antica che si fa quasi fatica a definirla nel tempo.

Il vino qui ha sempre fatto parte dell’alimentazione e la maggior parte delle famiglie ha sempre avuto un piccolo appezzamento per prodursi il proprio. Una zona dove si trovano ancora parecchi agricoltori e dove la viticultura è presa seriamente. Per molti anni si sono vendute le uve a gran parte d’Italia e spesso anche all’estero perché qui la qualità è molto alta e l’estensione delle vigne veramente smisurata. Col passare del tempo i produttori d’uva hanno cominciato ad imbottigliare il proprio vino invece di venderlo solamente sfuso e le tecniche sono migliorate anno dopo anno, decennio dopo decennio rendendo diverse zone dell’Oltrepò aree dove si producono grandi vini che non hanno nulla da invidiare a quelli del resto del Bel Paese.

Una di queste Aree è proprio quella dei sette comuni selezionati per la produzione del Buttafuoco Storico: Broni, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Pietra de’ Giorgi, Montescano e Stradella. Qui è dove si estendono i vigneti selezionati per produrre questo vino unico. Il disciplinare è strettissimo, per poter iscrivere i propri vigneti al Club bisogna che le vigne nella loro storia avessero l’impianto a Buttafuoco, il carico massimo per ceppo non può superare i 3 kg e le viti devono essere allevate col metodo Guyot con un massimo di 15 gemme. In oltre per quanto riguarda l’affinamento il vino deve fare almeno 12 mesi di botte e 6 mesi di bottiglia e raggiungere i 36 mesi prima della messa in commercio.

Le uve ammesse sono solo quattro e sono autoctone del territorio:

Croatina: dona intensità di colore e un tannino forte.

Barbera: apporta una grande acidità.

Uva Rara: caratterizza con complessità e profumi floreali.

Ughetta di Canneto: dona speziatura ed è ricca di precursori aromatici.

All’interno del Club momentaneamente ci sono 20 cantine, 14 delle quali hanno già disponibili le loro bottiglie e 6 che usciranno nei prossimi anni. Il Club del Buttafuoco Storico Nasce il 7 febbraio 1996, sono 11 i primi viticoltori che lo formano e che spingono per valorizzare tecniche e vitigni storici della zona delimitata dai due torrenti Versa e Scuropasso nella prima parte dell’Oltrepò Pavese chiamata anche Sperone di Stradella proprio la punta più a nord degli Appennini. Nel 2009 da Club diventano anche Consorzio.

Questa zona di produzione delimitata nei sette comuni prima citati si contraddistingue per suoli molto differenti che potremmo classificare in tre macrozone:

Zona 1 quella più a nord nominata: Le Ghiaie, regala vini più sapidi, spigolosi e longevi, le ghiaie sono mischiate a sabbie e le pendenze molto accentuate, le vigne migliori sono in cima.

Zona 2 quella al centro nominata: Le Arenarie, il terreno qui rende la vita difficile alla vite nei primi tempi ma poi si sviluppano piante forti e resistenti alla siccità. I vini sono più minerali ed evolvono regalando sensazioni di frutti scuri e austeri.

Zona 3 quella più a sud nominata: Le Argille, qui il terreno ha minor pendenza e il suolo più fresco dona robustezza alle piante, i vini hanno più corpo e una importante alcolicità, sono pronti prima e molto piacevoli.

Arrivato alla nuova casa del Buttafuoco Storico, dopo un breve tour, ho il piacere di conoscere il presidente Massimo Piovani e il Sommelier che terrà la degustazione Simone Marchetti. Bastano poche parole per capire l’importanza che viene data a questo Club da parte dei viticoltori che ne fanno parte. Per loro è un vanto e un onore portare avanti una tradizione e un idea di rispetto e salvaguardia di un patrimonio vitivinicolo unico e storico. Si respira aria di vino, aria di felicità… Trovarsi in questo luogo mi dà la possibilità di leggere negli sguardi dei diversi produttori, che ci raggiungono durante la giornata e pranzano con noi, il piacere di far parte di un gruppo, la voglia di aiutarsi e confrontarsi tra di loro per raggiungere lo scopo comune di far conoscere a quante più persone possibili questa realtà del quale fanno parte.

Qui il Mondo sembra si sia fermato a tanti anni fa, poche case, poca presenza dell’uomo, solo natura e animali che vivono con i loro tempi e in mezzo a questa poesia ecco le vigne che sembrano essere sempre state li, immutate , ordinate tra le colline e i fiumi in un susseguirsi di albe e tramonti. Non posso non notare la particolarità delle bottiglie del Buttafuoco Storico, incastonato nella parte alta direttamente stampato nel vetro si vede molto chiaramente un bellissimo e imponente veliero all’interno di un ovale. L’ovale richiama le classiche forme delle botti tipiche dell’Oltrepò, da li partono due nastri che simboleggiano i due fiumi che delimitano la zona: il Versa e lo Scuropasso, poi il veliero sospinto da vele infuocate per ricordare che nella metà del 1800 la marina Austro-Ungarica varò una nave dal nome Buttafuoco.

C’è storia in ogni dettaglio e forse questo rende tutto più magico. Si passa alla degustazione dei 14 vini che oltre all’azienda hanno anche il nome della singola vigna dal quale proviene il vino. Questo accade perché per obbligo tutte e quattro le varietà devono essere presenti nello stesso impianto che viene vendemmiato contemporaneamente e vinificato insieme e dal quale nasce la bottiglia di Buttafuoco Storico. Si può produrre esclusivamente da queste vigne definite “Vocate” e la produzione ovviamente rimane molto limitata visto che il disciplinare impone anche rese ad ettaro basse per mantenere alta la qualità delle uve. Esiste una commissione di campagna dedicata che controlla costantemente le vigne e decide la data della vendemmia. Inoltre viene aggiunto un Bollino che riporta il numero progressivo delle bottiglie, il numero dei fuochi (con numero dei fuochi si intende indicare la qualità dell’annata) e punteggio dell’annata, deciso da una commissione esterna di Cantina, secondo la scheda dell’Union International des Oenologues.

da 80/100 a 85/100 tre fuochi
da 86/100 a 90/100 quattro fuochi
da 91/100 a 95/100 cinque fuochi
da 96/100 a 100/100 sei fuochi

I vini che troviamo alla Masterclass del mattino sono:

Zona GHIAIE

1 Vigna Casa del Corno 2019 - 14,5%

2 Vigna Badalucca 2019 - 14%

3 Vigna Sacca del Prete 2019 16%

4 Vigna Pianlong 2019 -14,5%

Zona ARENARIE

5 Vigna Costera 2020 - 14,5%

6 Vigna Poggio Cà Cagnoni 2018 - 14,5%

7 Vigna Montarzolo 2018 - 15%

8 Vigna Bricco in Versira 2018 - 14,5%

9 Vigna Pitturina 2018 - 15,5%

10 Vigna Pregana 2017 - 14%

Zona ARGILLE

11 Vigna Cà Padroni 2020 - 15%

12 Vigna Catelotta 2019 - 15%

13 Vigna del Garlenzo 2018 - 15%

14 Vigna Casa Barnaba 2017 - 15,5%

Degustato i vini durante la bellissima Masterclass e finito di mangiare con i produttori del consorzio ci spostiamo a visitare una delle cantina produttrici di Buttafuoco Storico: L’azienda Piccolo Bacco dei Quaroni. Appena arrivati davanti ai nostri occhi si apre un paesaggio ricco di colline, vigneti e un cielo azzurro e soleggiato che riscalda il cuore e il viso. Tra lo svolazzare delle api e l’incontro con qualche coccinella arriviamo in cantina, frutto di una recente ristrutturazione insieme ad altre zone dell’azienda, dove ammiriamo la parte di bottaia, i coni di vetroresina e acciaio e un filtro a farina per alcuni passaggi di filtrazione molto delicati e poco impattanti. La loro agricoltura è biologica, usano fermentazioni spontanee, lieviti indigeni e poca solforosa. Fanno tutto ciò che è nelle loro possibilità per portare le uve in bottiglia intervenendo il meno possibile. La loro passione rispecchia quella di tutti i viticoltori del consorzio che credono nel loro lavoro e sono felici dei risultati che stanno arrivando.

Personalmente è stato un vero piacere vivermi questa giornata in loro compagnia e ringrazio il presidente Massimo Piovani e tutti i viticoltori per la passione che dimostrano costantemente, ringrazio il Sommelier Simone Marchetti per l’approfondimento e Ringrazio le mitiche Selvaggia e Chiara per aver organizzato e per avermi dato la possibilità di scoprire questa entusiasmante realtà italiana!!

Articolo a cura di Merati Luca

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