Ci troviamo in Langa, una delle zone più importanti al mondo per la produzione di vino. Solo questa premessa carica sulle spalle un peso non indifferente e delle aspettative evidenti. Per fortuna oggi in mia compagnia c’è Pier Paolo Monti, titolare di una bellissima azienda recentemente ristrutturata e ampliata, resa un vero e proprio concentrato di tecnologia e funzionalità a servizio della produzione di vini eccellenti. Parliamo degli iconici Barolo, Nebbiolo, Barbera, Merlot, Chardonnay e Riesling.

Paolo si definisce: “un appassionato di vino di vecchia data”. Residente a Torino, nasce e cresce nel Canavese, zona Erbaluce di Caluso, dove alcuni parenti già possedevano le vigne e imbottigliavano vino. Appena prende la patente, verso il 1985 il suo primo viaggio è in Champagne dove negli anni successivi tornerà molte volte fino ad arrivare a circa una quarantina. Le tappe successive sono state il Friuli per osservare come producevano i vini Bianchi, la Spagna con la Rioja, Francia ancora con Bordeaux per poi tornare in Italia a visitare bene Langa e Toscana. Un percorso fatto da appassionato che gli permette di bere molto e di mettere da parte bottiglie con la curiosità di assaggiarle nel tempo per osservare l’evoluzione dei vari vitigni e delle varie zone.

Arriva nel 1987 il momento del servizio militare e come se fosse un incontro scritto nelle stelle Paolo conosce e stringe una grande amicizia con Roberto Gerbino che poi in futuro diventerà enologo dell’azienda. Roberto che aveva frequentato l’Enologica di Alba e che aveva molti contatti in Langa presenta innumerevoli produttori a Paolo che diventa sempre più affascinato da un mondo che sente sempre più suo e che lo porta da un passato trascorso nel settore delle costruzioni a rivalutare l’idea di avere un proprio lembo di terra per far si che la sua passione diventi realtà : coltivare un vigneto e prodursi un vino proprio.

Nel 1995 viene chiamato da Roberto per una consulenza, degli svizzeri volevano costruire una cantina a Serralunga d’Alba e in quest’occasione oltre a venire per dare un parere riguardo al tipo di costruzione da fare si sofferma a pensare che sarebbe bello unire le sue forze e la sua passione alla cultura e alla preparazione di Roberto che del suo corso per diventare enologo era l’unico che non arrivava da famiglie che già producevano vino. La voglia dei due di creare qualcosa di unico e speciale li porta a girare per gli 11 comuni del disciplinare del Barolo, fino a trovare un posto che li ispira veramente. É sulle colline di Monforte che, la loro speranza e la loro incoscienza di gioventù, li porta. Qui costruiranno la cantina e acquisteranno i primi 2 ettari di terra dove già era piantata della Barbera.

Nel 1996 la prima vendemmia ma a causa della cantina non terminata devono aspettare il 1997 per produrre la prima annata di barbera. Il loro primo vino frutto dell’unione delle loro esperienze, di diradamenti studiati e di un attesa per la maturazione fenologica rischiosa gli permette di andare in vendemmia a fine settembre dando vita a un grandissimo vino che affina in barriques nuove, altra cosa inusuale in Langa, che spiazza molto tutti i produttori della zona che non si sarebbero mai aspettati un prodotto con un livello così alto. Si può dire che nel 1999 col primo vino già si prospetta un futuro roseo per questa realtà.

Si parte a venderlo subito in America dove Parcker lo premia al primo anno d’uscita con un 90+, poi in Svizzera dove viene enormemente apprezzata. La strada è quella giusta e allora Paolo che non aveva mai smesso di cercare terre nuove da aggiungere trova altri due appezzamenti dove piantare Riesling Renano e Chardonnay che poi daranno vita al suo incredibile Langhe Bianco. Il passaggio successivo è aggiungere una vigna di Merlot per il Langhe Rosso finchè nell’anno 1999 entrano nelle terre di proprietà alcune vigne in zona Bussia. Quindi si comincia col Barolo!!

Anno dopo anno con acquisti mirati si arriva ai 18 ettari attuali. Tutti nel comune di Monforte d’Alba. Un Territorio che dona complessità e struttura ai vini, Paolo mi spiega che i suoi vini danno il meglio stando in affinamento più a lungo di quelli prodotti in altre zone tanto che ha preso la decisione di uscire sempre un anno dopo per permettere al vino di arrivare al consumatore più pronto ma con grande prospettiva d’invecchiamento.

Nel 2003 viene aggiunto il Barolo di Monforte oltre al Cru Bussia. Nel 2008 vengono reinpiantati 7 ettari di vigneto che daranno vita al Barolo cru Bricco San Pietro che nasce da una selezione massale delle migliori barbatelle di una vigna di Barolo Bussia del 1971. Le soddisfazioni arrivano una dopo l’altra e sono dovute al grande lavoro e alla costanza nel produrre un prodotto d’eccellenza ma Paolo è un uomo che non ha paura a parlare delle difficoltà perciò mi spiega che non tutto ciò che luccica è oro. Negli anni le prove da superare sono state molte, a partire dal fatto che avendo un forte rapporto col mercato americano ha dovuto superare le diverse crisi che ci sono state oltre oceano:

- la disgrazia dell’11 settembre 2001 che ha bloccato i mercati.

- l’annata 2002 molto piovosa che ha costretto l’azienda a declassare il Barolo a Langhe Rosso per non abbassare gli standard altissimi delle 3 annate precedenti.

- annata 2007 la grandine arriva il 25 di maggio e distrugge il 60% della produzione.

- la crisi Lehman Brothers 2008

- il covid che li ha bloccati per un anno, perché è stato scelto di non svendere i vini ma di aspettare la ripresa del mercato.

Sul suo viso mentre ne parla si vede la sofferenza patita in quei momenti e il coraggio che c’è voluto per prendere scelte difficili in questi 28 anni di vita dell’azienda. Spesso ha dovuto scegliere percorsi impervi dal punto di vista economico che hanno messo a dura prova il suo carattere per non perdere il posizionamento di alta qualità che con duro lavoro aveva raggiunto sul mercato. Ora mentre ripensa al passato si vede la fierezza nei suoi occhi per non aver mollato e non aver ceduto alle tentazioni mantenendo un azienda solida, anzi rendendo anche la cantina un vero e proprio gioiello.

Una ristrutturazione lunga ma fatta con precisione millimetrica, tutto è pensato per rendere il processo produttivo efficace, per essere sostenibile grazie a una parte regolarizzata da impianti fotovoltaici, una linea fatta a caduta verso il basso per dimezzare l’intervento di pompe e altri macchinari, un isolamento esterno perfetto per la conservazione e la maturazione del vino, un umidità perfettamente gestita e una quasi maniacalità per l’ordine e la pulizia.

Tutto questo gli ha permesso di creare una forte parcellizzazione , Paolo mi spiega che ogni singola vigna e spesso anche delle singole zone di una vigna vengono raccolte e vinificate separatamente e in momenti differenti in base alle maturazioni delle uve. Un lavoro che richiede spazio e un numero di persone e macchinari importante ma che gli permette di fare delle selezioni mirate e di far esprimere al meglio ogni singola vigna. Ogni barriques e ogni tonneaux è rigorosamente contrassegnato con dei post-it che identificano zona, vigna, punto della vigna e vendemmia. Una vera e propria parcellizzazione ordinata e perfetta. Con Paolo affrontiamo anche un discorso sul cambiamento del metodo col quale si produce uva e su come sia cambiata la ragione e lo scopo per il quale si fa vino toccando anche il discorso del cambiamento climatico che influisce , si nell’ultimo periodo, ma non cosi tanto come si pensa.

Mi racconta che quando aveva cominciato a produrre i contadini lasciavano molta più uva sulle piante e a volte la vendemmiavano in tre momenti differenti perché una parte la davano a coloro che arrivavano dalle grandi città come Torino che se la portavano via per farsi il loro vinello nel garage di casa, una seconda parte la davano alle cooperative per incassare i soldi per il loro sostentamento e per portare avanti l’attività e l’ultima raccolta era fatta per farsi il proprio vino da bere durante l’anno. Paolo mi spiega che ovviamente in questa maniera il carico della vite era molto più alto che ai giorni nostri dove addirittura le piante vengono diradate fino ad avere grappoli per un peso di un kilo e mezzo l’una a differenza magari dei 10 kg di allora ecco perché le maturazioni sono più veloci, non solo per le temperature più alte. Lui che di vendemmie ne ha fatte 28 dice che mai nessuna è stata uguale a quella precedente o a quella di altri anni e che ad anni di siccità si sono sempre susseguiti anni ricchi di piogge perciò si cerca sempre di fare il meglio possibile con quello che la natura mette a disposizione.

Quello che posso dire per finire è che Paolo è un uomo che ha delle idee molto chiare sul suo vino, che ha cominciato dal nulla e si è creato insieme al suo grandissimo enologo Roberto dei vini che lo rispecchiano:

sono ricchi di struttura (come lui),

sempre più piacevoli col tempo (ed è quello che vi capita andando a trovare Paolo, più ci passate del tempo più lo adorerete),

sono territoriali (come Paolo che si è trasferito a Monforte dopo qualche anno passato a fare Torino-Langa),

sono ricchi e corposi (come i suoi racconti di vendemmie vissute),

sono buoni (come il cuore di chi li produce).

Saluto con una grande nostalgia la Langa e mentre torno verso casa più sereno e più consapevole di quando sono arrivato li al mattino mi rendo conto che sono stato veramente fortunato ad aver trascorso una bellissima giornata con un grande uomo come Paolo Monti.

Articolo a cura di Merati Luca

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