Ogni storia ha il suo inizio e la propria trama, quella di Maddalena Valacchi, fotografa classe 98’ sianese, è una di quelle storie che non hanno un vero punto di inizio.

Nasce tutto grazie a un iPhone del padre comprato durante le prime uscite della Apple, fotografando fiori, natura ammirando l’arte.

Questa arte impressa dalla famiglia la porterà a iniziare a fotografare, sino a raggiungere piccoli traguardi come l’essere fotografa per Be-Pink (squadra UCI Professional femminile) durante le strade bianche del 2021

Maddalena, telefono o macchina fotografica ?

A volte mi succede, quando sono fuori di scattare con il telefono e non ho con me la macchina però non credo che ancora si possano paragonare gli scatti.

È sicuramente "comodo" il telefono ma non è in grado di rendere certe sfumature che invece la macchina fotografica ti da. Forse in futuro…

  Arte, cosa cerchi in ogni scatto 

Sarà banale, ma cerco di cogliere l’attimo, nella fotografia sportiva, come nei ritratti, cerco di immortalare la spontaneità. Detesto le foto impostate, non mi appartengono.

 Come nasce la passione per il ciclismo ?

Una strana passione. Da piccola, piccolissima, i miei genitori mi portavano a vedere le corse, avevo la bandana e la magliettina gialla.

Poi dopo Pantani, pur essendo veramente piccola, ho avuto una sorta di rifiuto e ho smesso di guardarlo pure in tv, fino a qualche anno fa quando il mio ragazzo, molto appassionato, mi ha (ri) convinto. 

Amo lo sport in tutte le sue manifestazioni ma il ciclismo ha qualcosa in più.

Dedizione e passione, quanto è difficile emergere ?

Credo che tutto parta da noi, se non ci metti impegno, dedizione e passione, puoi avere chiunque al tuo fianco e risulterebbe inutile.

Poi certo, se la base c'è, allora una guida è quel qualcosa in più che può fare la differenza.

 Cosa si nasconde dietro a ogni foto?

Ogni foto ha una storia a sé. Io non amo postprodurre molto, anche perché non sono poi così brava con la tecnologia... Quindi i miei sforzi si concentrano soprattutto sul prima. Per prima non intendo solo la ricerca della posizione perfetta, della luce, dell'occasione giusta. Per prima intendo anche tutto lo studio, le prove e i miliardi di foto che fai e poi butti. Credo molto nella forza della pratica per migliorare, ma questo significa anche che di 100 foto potresti salvarne 2. A proposito di "prima", per gli scatti della crono del mondiale mi sono infilata in un fossato, ecco questo le persone non lo vedono, ma fa parte del processo.

Ma, quali sono i tuoi obbiettivi futuri?

Questa è una bella domanda. Mi piacerebbe migliorare, ho molta strada da fare e il mio sogno sarebbe quello di trovare qualcuno che mi possa insegnare, sul campo. Per la fotografia non mi sono mai data scadenze, cerco di migliorare di volta in volta e spero un giorno di poter affiancare un fotografo più esperto che possa aiutarmi.

Intervista di Leonardo Serra