Gli aumenti derivanti dalla pandemia non fanno sconti. Non solo gas ed energia elettrica, a fare i conti con il caro prezzo sono anche i mezzi alimentati a gasolio. Basti pensare che questo carburante è passato da 1,35 al litro a 1,65 (il 22,3% in più), con il risultato che il costo del pieno per un mezzo di oltre 11 tonnellate è aumentato di 150 euro. Inoltre, tenendo in conto che in media un tir percorre 100mila km l’anno consumando 3,5 litri al chilometro, rispetto ad un anno fa un autotrasportatore deve sborsare quasi 8.600 euro in più.

 

I numeri provengono dall’Ufficio studi di Cgia, che ha calcolato che nel 2021 l’erario ha incassato un maggior gettito di circa 1 miliardo di euro. Perché al fisco finisce 1 miliardo in più? Primo bisogna considerare l’aumento dei prezzi su cui lo Stato applica l’Iva al 22 per cento. In più, si deve tener in conto che la base imponibile contiene le accise. IN soldoni, un tipico esempio di doppia tassazione, ovvero di “una tassa sulle tasse”.

 

La richiesta degli artigiani: ridateci il miliardo

 

Per questo gli artigiani chiedono che a chi utilizza quotidianamente un mezzo per ragioni professionali sia restituito il miliardo di euro, aumentando per esempio il credito di imposta sui carburanti che agli autotrasportatori è riconosciuto ogni tre mesi.

 

 

Accertamenti sulle imprese di autotrasporto senza veicoli

 

Secondo le ultime statistiche disponibili del Centro di Elaborazione Dati (CED) del ministero delle infrastrutture e della Mobilità sostenibili, il numero di imprese di autotrasporto presenti in Italia è pari a 98.517. Il CED, inoltre, segnala che in Italia ci sono 1.685 attività di autotrasporto sospese e 16.877 che, nonostante siano iscritte, non hanno veicoli. Queste ultime sono attività su cui da tempo il Comitato Centrale ha avviato procedure di accertamento. In molti casi, infatti, si tratta di aziende che non hanno più i requisiti per essere iscritte all’Albo dell’autotrasporto.