Il posto è davvero caratteristico, dona una sensazione di pace e fa spalancare gli occhi verso l’orizzonte. Partiamo dalla struttura della cantina che era originariamente un ospedale per pellegrini,gestito da monaci fino al 1200/1400, fondamenta etrusco-romane e classica posizione in cima al poggio, dove una volta erano situate, fortezze, cappelle, punti di ristoro. Difatti la Casa-Cantina è strutturata come una cappella di quegl’anni. Nel sotterraneo c’è una zona che fa pensare a una vecchia cripta oggi adibita a magazzino di stoccaggio grazie alla sua costante e naturale temperatura che si aggira sui 13/15 gradi.

Negli anni diverse modifiche si possono ancora notare come la presenza di una torre in seguito buttata giù, le classiche stanze del periodo che va dal 1300 al 1500 con soffitti molto alti che una volta si trovavano nelle case dei nobili ma in questo caso l’altezza è attribuita al fatto che essendo un punto di ristoro e di passaggio di persone inferme una notevole altezza delle stanze garantiva una buona circolazione dell’aria e una maggiore salubrità degli ambienti.

Una bella particolarità è proprio quella che sopra alla porta per entrare nell’area dedicata alla cantina, uno stanzone situato nella probabile vecchia cappella, un ambiente fresco e pulito dove l’uva viene lavorata e il vino viene affinato. Si trova lo stemma scolpito nella pietra di una stampella che stava ad indicare che quello era un luogo di ristoro per pellegrini, viandanti e infermi.

L’energia del luogo, racconta Robin Vigneron, si è tramandata nel tempo nonostante i passaggi di proprietà che ci sono stati negli anni prima che la sua famiglia ne entrasse in possesso.

La struttura appartiene alla famiglia dall’anno 1940. Mamma artista e papà contadino legato alla propria terra hanno cresciuto Robin trasmettendogli un grande senso di ospitalità, quella di una volta dove tutti erano benvenuti e un piatto e un calice di vino non si negava a nessuno. Tuttora l’ospitalità è sempre unica e calorosa e anche se non c’è un agriturismo si può sempre andare a trovarli per una degustazione dei loro meravigliosi vini e per fare una bella chiacchierata in una sala dedicata che lascia a bocca aperta tra opere e dipinti realizzati dalla mamma e dalla sorella che rendono questa Casa-Cantina magica romantica e rilassante, situata tra vigneti e alberi da frutto nel comune di Barberino Val d’Elsa in Toscana.

Robin è nato e cresciuto qui, i suoi genitori stavano in questa casa e i suoi figli cresceranno in questa casa, una famiglia legata al territorio. Nasce anche da questo il suo amore per le vigne di proprietà e per l’ambiente che lo ha portato a dirigersi verso prima un agricoltura biologica e poi biodinamica. La proprietà comincia a Barberino Val d’Elsa ma ha terreni in 4 zone differenti che comprendono anche una parte di Chianti Classico. Inizialmente il nonno e il papà di Robin vendevano il vino sfuso a grandi aziende (o ai pescecani come piace chiamarle a lui) e in damigiane ai clienti.

Nel 2006, quando viene a mancare il papà, Robin e sua mamma decidono di incominciare a imbottigliare il proprio vino vista la grande qualità delle uve intraprendendo il percorso che ha portato ai meravigliosi risultati del giorno d’oggi. Vigne vecchie anche di 60 anni in Chianti Classico e Chianti colli Fiorentini e da qui l’idea di produrre le proprie 5 etichette, puntando sui vitigni autoctoni come Sangiovese, Colorino,Canaiolo,Trebbiano,Malvasia...

Facciamo una panoramica sulle cinque etichette:

Forasacco

Un mix di Chardonnay (75%) e di Pinot Grigio (25%) , gli ultimi vitigni internazionali che ha tenuto Robin in azienda in quanto sono viti del 1986 con rese bassissime si parla di 30 quintali ettaro. Vino di una qualità unica che ha trovato dopo diversi tentativi che sono sfociati nell’approccio biodinamico che ha reso il suo vino espressivo del territorio e inimitabile.

Camporella

Orange Wine di Trebbiano in purezza macerato in anfora. Il 2021 ha fatto tre mesi e mezzo di macerazione sulle bucce dentro l’anfora, il tempo di macerazione varia di anno in anno e dalla condizione delle bucce dell’uva difatti la 2020 aveva raggiunto i 6 mesi di macerazione, qui entra in gioco l’abilità del vigneron di gestire le sue uve per trarne il miglior risultato. Robin ha creato un Orange molto interessante, fresco, di bellissima beva e con dei profumi molto delicati e persistenti.

Santa Goccia IGT

Vecchia ricetta del chianti, 70% Sangiovese, 20% Canaiolo, 10% Trebbiano, fa solo acciaio e cemento e dall’annata 2022 farà solo cemento che ne esalterà al meglio le sue caratteristiche soprattutto nelle fermentazioni dove le temperature salgono e scendono più lentamente. Nonostante non faccia legno ha una buona resistenza nel tempo e l’evoluzione è molto interessante.

Timeo Igt Rosso

100% Canaiolo piantato su terreno Argillo-sabbioso, altezza sui 320 m.s.l.m., fermentazione spontanea senza controllo della temperatura, lunga macerazione sulle bucce, affina 6 mesi in acciaio e 1 anno in bottiglia.. viti vecchie da un impianto del 1961.. in degustazione è qualcosa di unico e sorprendente. Ha un corpo eccezionale, un frutto deciso e una lunghezza e una persistenza uniche. Invoglia a bere un calice dopo l’altro e al naso è complesso e piacevole. Non dico altro venite a provarlo!!

Chianti Classico DOCG

100% Sangiovese, lunga macerazione sulle bucce anche fino a un mese e fermentazione spontanea parte in acciaio e parte in legno. Affinamento di 12 mesi in legno e una parte in acciaio. Vino di carattere, longevo, complesso. Lo assaggiamo direttamente dalla botte accompagnandolo con un bel pezzo di salame e pecorino nostrano mentre parliamo del suo potenziale...infinito e nonostante le viti siano di circa 20 anni già la qualità delle uve è pazzesca.

In cantina

utilizzo al minimo delle pompe per salvaguardare le bucce, tante follature manuali, macerazioni molto lunghe per il Camporella e per il chianti classico dove si sta provando a portare fino ai 45 giorni visto la qualità altissima delle uve. In alcuni vini si sta provando a far fermentare un 20% di uva in grappolo intero per avere anche un po' di carbonica. Ogni anno si lavora per trovare un punto perfetto tra maturazione alcolica e fenolica, inoltre vengono fatte fino a 3 vendemmie per garantire un’uva perfetta senza tavoli di cernita.

C’è una storia che riguarda il territorio molto intrigante raccontata da Robin che risale al 1200/1300 che narra che in quella zona esisteva una città leggendaria chiamata semifonte, una cittadella fortificata molto importante e potente nel panorama della valle con legami molto forti con San Gimignano, Volterra e Colle Val d’Elsa che era diventata spigolosa e troppo influente tanto che per la prima e unica volta nella storia due grandi città rivali come Siena e Firenze si unirono per raderla al suolo. Fu buttato il sale sulle macerie della città come a Cartagine per far si che non potesse crescere più nulla, anni dopo sull’altopiano dove poggiava la cittadina scomparsa venne costruita una cappella che è la riproduzione esatta in scala del Duomo Del Brunelleschi a monito che in questa zona non sorgesse mai più un focolare di ribelli contro la potente Firenze. A far costruire la cappella fu una famiglia che anni prima prese parte all’assedio di Semifonte che durò ben 4 anni.

Ringraziamo Robin della sua ospitalità e per la condivisione dei vini e delle storie che lo rendono unico, in casa come in cantina si vive respirando Arte che tra dipinti e sculture della mamma e di sua sorella Lea rendono questo posto magico e riportano in un tempo dove la tecnologia e la modernità erano impensabili. Un posto ricco di energia unica e di sensazioni positive. Forse la proprietà è coperta da un’aura di spensieratezza e serenità dovuta alla sua storia di posto di accoglienza per malati che immagino con quel panorama e quei profumi inebrianti sicuramente si saranno sentiti subito meglio, cosi come i pellegrini e i viandanti che cercavano ristoro e un po' di relax.

Merati Luca

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