Lunedi 13 febbraio parto da Milano per raggiungere Oscar Pressenda, commerciale dell’azienda vitivinicola Diego Pressenda situata a Monforte D’Alba nel cuore delle Langhe. Ci siamo conosciuti al bellissimo evento tenuto a Torino, il Grandi Langhe 2023, evento che riuniva più di 240 produttori di Langa e Roero sotto il tetto delle nuove e ristrutturate OGR. Da subito ho l’impressione che Oscar sia solo la punta di una fantastica Azienda… Fortunatamente ci accordiamo per l’incontro proprio un giorno dove sono in compagnia di Chiara, una collega che arriva dall’Abruzzo e che è solo di passaggio per Milano, la sua passione per il vino e per la figura della donna in questo mondo è ammirevole e vista la genealogia della famiglia Pressenda non può perdersi questa occasione.

Arriviamo in azienda al mattino verso le 9.30, il sole è già alto, l’aria è fresca e secca, il panorama dalla cima della collina è mozzafiato e rilassante, davanti a noi solo una distesa di terreni dai ripidi pendii ricchi di piante di vite spoglie che riposano in attesa della primavera. Alle nostre spalle una bellissima struttura che si divide in diverse aree. Per prima cosa si trova la casa della famiglia, seguita dagli 8 appartamenti dell’agriturismo, poi la cantina dove si vinificano le uve e dove si lascia affinare il vino, il portone d’ingresso altissimo in legno da una sensazione di potere, dentro ci sono delle volte molto voluminose che sorreggono un soffitto in travi di legno nella parte dove sono situate le vasche d’acciaio, mentre si entra in una cantina dalle pareti in pietra, con un umidità naturale perfetta dove sono tenute le botti in legno, le barriques e i tonneaux. Sul fianco della Barriccaia sono conservate diverse annate storiche dei loro vini.

Dopo le cantine troviamo la sala di degustazione all’ultimo piano con una vista superba e con un arredamento ricco di opere artistiche che vengono perfettamente distribuite in modo da creare un ambiente accogliente e accattivante. All’interno della struttura sempre in una zona con vista si trova la Winery SPA e il ristorante dell’Agriturismo La Torricella, la SPA è famosa per i trattamenti a base di prodotti ricavati dalle vinacce e il ristorante è di gran classe e può essere usato anche per festeggiare il proprio matrimonio visto anche l’effetto “WOW” che la struttura vista dall’alto regala.

Ora facciamo qualche passo indietro per risalire alle origini, prima che tutto fosse così perfetto come al giorno d’oggi. I nonni di Oscar facevano i mezzadri in questa zona, visto che il padrone per il quale lavoravano non aveva figli accettò che pian piano loro comprassero parti dei suoi terreni diventandone proprietari, purtroppo il nonno venne a mancare presto e Diego fu costretto a unirsi a sua mamma nel portare avanti la gestione dei terreni. Della parte dedicata alle vigne, inizialmente le uve raccolte venivano portate in una cantina sociale e lavorate insieme per fare del vino sfuso, qui è dove Diego comincia ad acquisire delle competenze importanti che gli serviranno in seguito quando nel 2000 si stacca dalla cooperativa decidendo che fosse ora di cominciare ad imbottigliare il proprio vino. Fortunatamente Silvia una delle sue tre figlie femmine, cresciuta sempre al fianco del papà e con una forte passione per il vino termina la scuola di enologia e la specializzazione cosi da poter tornare a casa e prendere in mano le redini della cantina anche vista la passione di papà Diego per la vigna.

Nel 2004 si entra in produzione con i propri vini, esce la prima annata e prende forma anche l’idea dell’agriturismo con Spa e ristorante che Nasce nel 2010. Ecco che la famiglia con persone molto diverse tra loro trova il modo di rimanere unita dividendosi i lavori:

Silvia (figlia) , diventata enologa si occupa della cantina.

Oscar (figlio) , finita la scuola prende in mano la parte commerciale.

Alessandra (figlia) Chef, decide di gestire la cucina dell’agriturismo.

Annalisa (figlia) fisioterapista, prende in mano la gestione della Spa.

Francesco Celia (genero) diventa responsabile dell’agriturismo.

Papà Diego sovraintende tutto e soprattutto si occupa della vigna.

Uno degli argomenti che ci sta a cuore e che Oscar e Silvia ci spiegano bene è l’impegno che l’azienda mette nel cercare di essere più sostenibile possibile. Intanto hanno messo dei pannelli fotovoltaici che gli permettono di avere circa il 60\70% dell’energia che utilizzano da fonte rinnovabile. Si adoperano tra vigna e cantina e agriturismo per aver il minor consumo idrico possibile. Limitano l’utilizzo di plastiche eliminando le monoporzioni e favorendo i dispenser in agriturismo. Dal 2014 sono certificati agricoltura sostenibile SQNPI, una certificazione meno famosa del Biologico o del Biodinamico, ma molto importante per l’ambiente e che tocca diverse tematiche non solo quelle riguardanti i prodotti usati in vigna e in cantina.

Andiamo nella bellissima e artistica sala degustazione dove ci accomodiamo e riscaldati dal sole che entra prepotente dalle grandi vetrate cominciamo a degustare i loro vini. Mentre visitavamo le cantine ci avevano già mostrato le varie etichette che producono ma ora è il momento di farsele raccontare direttamente dall’enologa Silvia in prima persona per quel che riguarda la parte tecnica e da Oscar che ci aggiunge alcune curiosità divertenti. Tra i due fratelli c’è grande sinergia e rimaniamo affascinati da come completino il racconto uno dell’altra in maniera armonica, quasi poetica. Non ci nascondono che a volte come in tutte le famiglie ci siano momenti di confronto più aspri ma la loro unione ci fa capire meglio che qui non si scherza sul valore della famiglia e che al vino viene data una grande importanza perché i primi che lo bevono sono proprio coloro che lo producono e perciò i livelli di qualità devono essere altissimi.

Il primo che proviamo è la loro Bollicina Letizia, un metodo classico che affina sui lieviti per 24 mesi, Pas dosè. I vitigni che lo compongono sono per l’85% Dolcetto e per il 15% Riesling, una scelta particolare che probabilmente nessuno ha mai fatto prima. Per arrivare al risultato che godiamo oggi Silvia ci racconta che negli anni ha fatto diversi cambiamenti ma ora che il risultato è così strepitoso la produzione è passata da 600 a 6000 bottiglie. Nel calice la bollicina è fine e molto persistente, i profumi di frutta e fiori incredibili e in bocca è veramente rinfrescante e dissetante. Una bollicina per nulla banale frutto di tanto lavoro e tanta pazienza perché il vino va anche saputo aspettare.

Al numero 2 c’è il dolcetto superiore, un dolcetto che fa un passaggio in legno per essere leggermente più strutturato ma non marcato così da non perdere la sua formidabile beva. Di solito uno dei vitigni che fa disperare gli enologi per la sua instabilità ma Silvia ci spiega che qui il terreno è perfetto e i grappoli non si appesantiscono e non tendono a cadere per terra come nella maggior parte delle zone di produzione. Nel bicchiere ha un bel colore vivo e al naso e in bocca la frutta rossa spinge tantissimo ma senza forti connotazioni di alcool come nella maggior parte dei dolcetti che avevo bevuto finora. Il vino è equilibrato.

Come terzo vino passiamo ad una Barbera Superiore che qui è l’unica Barbera che viene prodotta, quella classica da acciaio non c’è. Il vino affina quasi un anno in botte e di fatti la presenza del legno si sente, senza essere invadente ma l’acidità del vino è più controllata, il frutto è presente in una versione più stile marmellata di frutti rossi e mentre la sorseggiamo riflettiamo su quanta personalità ci sia in questo calice. Il nome del vino è Ariota che in piemontese sta ad indicare “arietta” , per far presente che quella parte della collina è sempre ben areata e la qualità delle uve più elevata perché funghi ed infezioni non arrivano mai a colpire le viti.

É giunto il momento tanto atteso e si passa ai Barolo. Per primo è il turno del Barolo Barbadelchi che per i meno informati non è un Cru ma un nome di fantasia nato per Onorare lo zio di Oscar. Difatti dal piemontese Barba si traduce “zio” e Adelchi era il suo nome. Sarebbe il Barolo classico della cantina Pressenda quello di entrata potremmo dire. Le uve arrivano da più vigneti di proprietà e il risultato è ottimo, si capisce subito che qui sul Barolo la famiglia ha investito davvero molto, mettendo tutta la propria abilità ed esperienza per fare un vino preciso e piacevole.

Per ultimo passiamo al Barolo “le Coste di Monforte” uno degli ultimi arrivati in famiglia ma che ha subito dato grandi risultati entrando di prepotenza tra i miei Cru preferiti. Il vino ha carattere e una prospettiva di vita molto lunga, al naso è già campione di incassi , mentre in bocca sta finendo di maturare per equilibrarsi e sfoggiare le sue potenzialità al completo. Si prevede un grande futuro per lui.

Così finiamo la nostra degustazione che ci ha fatto conoscere cose nuove e ci ha dato conferme di alta qualità per alcuni vini che già immaginavamo sarebbero stati immensi. Oscar e Silvia sono solo parte della famiglia e ci hanno dimostrato di essere davvero legati alla loro terra e di amare il proprio vino, forse anche per questo nel calice si percepisce il duro lavoro di chi lo fa non per soldi ma per passione. Ce ne andiamo soddisfatti e con gli occhi pieni di bei momenti trascorsi con loro, con la testa colma di riflessioni e con la convinzione che i produttori che ti aprono le porte di casa e che sono disposti ad un confronto aperto sono il vero futuro luminoso dell’azienda vitivinicola Italiana. E consigliamo di andare a trovarli in cantina e in agriturismo alla Torricella a Monforte D’Alba. Se volete visitare il loro sito www.latorricella.eu avrete la possibilità di vedere tutto ciò che si può fare all’agriturismo e in cantina.

A cura di Luca Merati

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