Nel 1922 il giornalista e politologo Walter Lippman scriveva che “la funzione della notizia è quella di segnalare un fatto, la funzione della verità è di portare alla luce i fatti nascosti, di metterli in relazione fra di loro, dando un quadro della realtà che consenta agli uomini di agire”. Lippman con le sue teorie stava dunque anticipando attraverso una pioneristica analisi il rapporto di condizionamento operato dai mass media sui pregiudizi mentali. La notizia però appartiene di per sé al mondo della parzialità e della relatività. I mezzi di comunicazione di massa costituiscono uno dei tratti peculiari del sistema produttivo industriale. 

In questo ci viene in soccorso il sociologo Marshall McLuhan, il quale considera il primo libro stampato come la prima merce completamente uniforme e ripetibile. Il concetto di stampato in serie, per essere più precisi, per la società industriale è quel bisogno di affidare a una produzione di merci in economia di scala, basa su ampi volumi di beni prodotti con costi di produzione marginale decrescenti. 

Nasce quindi una nuova forma di comunicazione rivolta e studiata per il grande pubblico: la pubblicità. Per chi volesse approfondire in termini di immaginario e di cultura pop si consiglia la visione della serie tv Mad Men. Ambientata nella New York degli anni sessanta, questa serie tratteggia le vite di alcuni pubblicitari che lavorano per l'agenzia pubblicitaria Sterling & Cooper, concentrandosi in particolare sulle vicende di un direttore creativo. L'ambientazione ritrae importanti mutamenti sociali in atto negli Stati Uniti in quel determinato periodo storico. 

Questa particolare tipologia di contenuto dei media emerse subito come uno degli strumenti più efficaci per soddisfare le nuove esigenze delle imprese, costrette a trovare nuove forme e canali per riuscire a impostare politiche commerciali inedite sia per quanto riguarda la quantità di prodotti da distribuire, sia per l’estensione dei mercati raggiungibili. Prima della rivoluzione industriale la pubblicità esisteva in altre forme e pratiche piuttosto differenti e non omologate tra di loro. 

Se vogliamo i primi esempi di pubblicità risalgono all’antica Grecia e successivamente all’antica Roma, come naturale conseguenza di impostazione culturale vigente all’epoca, secondo cui si usava apporre sopra l’ingresso delle proprie botteghe delle insegne di tipo commerciale. Le insegne furono una naturale conseguenza di aspetto pratico: bisognava elencare e illustrare la tipologia di prodotto che era contenuta nei negozi e nelle botteghe che non esponevano all’esterno la propria mercanzia. L’insegna svolgeva quindi una funzione primordiale di pubblicità diretta al fine di catturare l’attenzione dei passanti. 

Facendo un balzo di tipo quantistico arriviamo al presente odierno, dove il web corre sempre più veloce e la vita di un post sui social media diventa sempre più breve. In questo genere di contesto effettuare una campagna di comunicazione per un prodotto, brand o qualsiasi altro contenuto, diventa una lotta contro il tempo, lo spazio e l’attenzione del potenziale pubblico. Pensiamo ad esempio a come il cinema è passato negli anni dal reclamizzare in maniera spudorata un brand al concetto attuale di product placement, cioè la pubblicità indiretta che compari in spazi non prettamente consoni e quindi di maggiore impatto, visibilità ed effetto. Anche in questo caso gli esempi possono essere davvero molteplici. Pensiamo ad esempio a certi film, dalla saga di 007 James Bond fino ad arrivare ad action, commedie o addirittura drammi dove al centro della storia c’è l’argomento del gaming e quello del gambling, il gioco d’azzardo. Si tratta di un argomento controverso di cui si è molto discusso durante gli ultimi 15 anni, eppur ancora oggi realtà come NetBet roulette esercitano il loro fascino intrinseco tra gli appassionati del gioco online odierno.