Pochi giorni fa, visita in cantina con il grandissimo Claudio Mariotto e il suo braccio destro nonché direttore commerciale Simone Chiesa. L’azienda nonostante sia di media grandezza con 54 ettari destinati alla viticoltura e con altri terreni appena acquistati che vanno ad aumentare la parte dedicata al vino, è un azienda che si può definire ancora famigliare. Claudio con la sua stretta cerchia di collaboratori all’età di 63 anni ancora si occupa di tutto in prima persona, un vero agricoltore-viticoltore in piena regola, un amante della campagna come ne sono rimasti pochi. Claudio è legatissimo al suo territorio dove è nato e cresciuto e anche se ha un azienda ben avviata e dei vini eccezionali che si vendono da soli, invece di commissionare il lavoro e godersi il ricavato di tanti anni di fatica, ogni mattina è il primo ad arrivare in azienda e l’ultimo ad andarsene la sera, ama le sue vigne col cuore e lo si percepisce ogni volta che ne parla.

Appena sono arrivato, giusto il tempo di parcheggiare e Claudio mi vede, mi invita a salire subito sul suo fuoristrada perché doveva portarmi a vedere qualcosa che non potevo perdermi a suo dire. Senza pensarci su salgo e partiamo per addentrarci tra le dolci colline dei colli tortonesi, aria pulita, sole caldo e cielo azzurro, si alternano terreni vitati a zone boschive, qui la natura è bellissima e padrona. Tra una curva e l’altra arriviamo ad un campo da poco arato, e scopro che era proprio il luogo che voleva mostrarmi Claudio. Ci avviciniamo e vedo una macchina di ultima generazione che sta impiantando delle nuove Barbatelle (propaggine della vite che ha emesso radici o più semplicemente piccola piantina che si trasformerà in una forte e fruttifera vite). Il processo è affascinante e fa capire che da qualcosa di così piccolo col tempo, l’amore e le giuste cure nascerà qualcosa di eccezionale e vigoroso. Claudio mi spiega che ha scelto un clone in particolare che ha la caratteristica di produrre poca uva ma di qualità e di essere poco sensibile alle malattie e alla siccità, da queste sue parole si può capire quanti anni ha dedicato all’osservazione e all’analisi delle sue uve e di che gran professionalità mette nel suo lavoro.

Tornati in azienda trovo Simone che ci accoglie con un caloroso benvenuto. Simone è un vero esperto e la sua formazione deriva dalla scuola AIS dove è diventato sommelier e dalla costante presenza in cantina e quando può in campagna al fianco di Claudio, non solo, Simone da vero professionista non si limita a bere il vino che producono in azienda ma continua a degustare anche vini di produttori che vinificano in maniera differente dalla loro e vitigni diversi da quelli che producono cosi da mantenere sempre una mentalità aperta e poter trarre ispirazione dal confronto. In cantina si respira un’aria di moderna tradizione.

Ovviamente ci troviamo nella zona di Tortona nel basso Piemonte. Qui in molti si farebbero trarre in inganno dalla regione e penserebbero che parleremo solo di grandi vini Rossi. Questo è un errore comune, ma se avete già sentito parlare del produttore o avete presente la zona saprete sicuramente che il protagonista di questa lettura è il famosissimo vitigno del Timorasso!! Dal Medioevo in poi, fino al XIX secolo, il Timorasso concorreva con il Cortese di Gavi per vincere il titolo di vitigno a bacca bianca più importante del Piemonte. Se ne parlava già, nel 1300. Il famoso agronomo italiano Piero de’ Crescenzi lo nomina nel :“Trattato di Agronomia” e poi sul finire del XIX secolo, nell’anno 1885, nel “Bollettino Ampelografico” di Giuseppe Di Rovasenda (illustre protagonista della viticoltura italiana).

Insomma il Timorasso è un vitigno di grande rilievo che a causa della fillossera e della seconda guerra mondiale viene dimenticato e quasi abbandonato, fino a quando tra il 1987 e il 2000 un piccolo gruppo di Viticoltori tra i quali Claudio Mariotto, visionari e con grande intuizione vanno a salvare le poche quantità rimaste e ne piantano di nuove. In poco tempo e grazie alla vinificazione di qualità e in mono-varietale si ottengono vini di buona potenza, grande mineralità e sapidità, quindi di ottima longevità. Subito si comincia a parlare del ritorno di questo vino e in molti decidono di investire nella zona tanto che per tenere sotto controllo la produzione ed aumentare sempre di più la qualità si sta parlando del fatto che a breve potrebbe nascere una nuova DOC chiamata Derthona che ha un disciplinare piuttosto severo per permettere al vino prodotto di rispettare standard elevati e rientrare in quei vini di alta gamma come merita.

Parlando con Claudio e Simone mi rendo conto che ci tengono in particolar modo a farmi capire che in vigna usano un metodo di coltivazione da loro definito “del buon senso”, quindi senza uso di fitofarmaci, con potature e sfogliature rispettose della vite, senza l’utilizzo di una chimica sfrenata perciò bandendo i diserbanti da sempre, inserendo la tecnica del sovescio per evitare prodotti chimici per tenere lontano gli insetti dannosi, installando pannelli solari sulla cantina per coprire la maggior parte del fabbisogno elettrico senza inquinare. Mi fanno notare che nonostante non abbiano nella proprietà arnie di api nella stagione primaverile tra i loro filari si riempie di questi insetti meravigliosi che popolano solo le zone meno inquinate a conferma dell’ottimo lavoro che stanno facendo nei confronti del territorio. Questa accuratezza ed estrema artigianalità nel modo di lavorare si rispecchia nei loro vini…

Cominciamo a parlare proprio di loro. La metà della superficie vitata è destinata al Timorasso che si presenta in 5 bottiglie distinte:

Il Derthona, vino di ingresso per cominciare a conoscere il vitigno, è fatto con uve di tutti e tre i loro CRU, affina un anno in acciaio sulle fecce nobili e almeno 6 mesi in bottiglia, al naso regala sentori di camomilla unici e in bocca ha una piacevolezza disarmante.

Timorasso Derthona BRICCO SAN MICHELE, è il primo dei 3 CRU e il più delicato e meno complesso, affina un anno in acciaio sulle fecce fini e 12 mesi in bottiglia. Al naso è fresco con sentori di fiori bianchi e frutti bianchi, in bocca ha una bella mineralità e una bella tensione.

Timorasso Derthona CAVALLINA, è il secondo dei 3 CRU e qui la complessità del vitigno esce tutta, il terroir è molto evidente e segna il vino rendendolo riconoscibile, al naso è più complesso, i fiori diventano spezia delicata e la frutta ricorda la pesca a polpa bianca con un leggero agrume. In bocca è ricco e sapido. Affina un anno in acciaio sulle fecce fini e 12 mesi in bottiglia.

Timorasso Derthona PITASSO, è il terzo dei 3 CRU ed è quello da aspettare di più in bottiglia, ha bisogno di un affinamento più lungo perché la sua totale complessità venga a galla. Al naso è più chiuso inizialmente ma dopo 45 minuti si apre e si scatena con una nota di frutta dolce e polposa, sentori delicati di miele. In bocca esce la pesca gialla e una piccola percezione che ricorda la cannella e il chiodo di garofano, succoso.

L’Imbevibile, nome curioso per essere un vino in quanto non si pensava che con una lunga macerazione si potesse creare un Orange Wine cosi interessante da uve 100% timorasso. Dopo una lunga macerazione e un riposo sulle fecce nobili in parte in anfora e in parte in cemento per 12 mesi questo vino diventa spaziale. Nato come una prova ora è difficile da trovare vista la sua richiesta altissima e la sua peculiarità. Vino leggermente tannico con complessità incredibile e naso e bocca spiazzanti. Non vi dico altro….da provare almeno una volta!

Oltre a questo eccezionale Vitigno a Bacca Bianca, in azienda, si coltiva anche il Cortese. Il Cortese che producono qui dà un’espressione incredibile che racconta la zona in cui nasce ed ha molto potenziale…Beviamo un annata 2020 e una 2005 e rimango incredulo dalla sua bellissima evoluzione in bottiglia. Si chiama Profilo. Non ha nulla da invidiare al più famoso vicino Gavi di Gavi.

Poi per finire con i bianchi producono anche un Moscato che non può mancare sul tavolo da abbinare a della pasticceria secca. Vera poesia. Ovviamente essendo in Piemonte una parte dei vini prodotti sono rossi… Le Uve coltivate sono Barbera, Croatina e Freisa.

Le Bottiglie si chiamano:

Colli Tortonesi Barbera TERRITORIO(12 mesi acciaio, 6mesi bottiglia).

Colli Tortonesi Barbera VHO (12 mesi barrique,12 mesi bottiglia).

Colli Tortonesi Barbera POGGIO DEL ROSSO(12 mesi barrique, 24 mesi bottiglia).

Colli Tortonesi Freisa BRAGHE(6 mesi acciaio, 6 mesi bottiglia).

Colli Tortonesi Croatina MONTEMIRANO(12 mesi in botte,6 mesi bottiglia).

Colli Tortonesi Barbera MONLEALE(12 mesi botti nuove,6mesi bottiglia).

Per finire abbiamo anche una bollicina fatta in metodo classico con 30 mesi sui lieviti e con un vino base di 50% timorasso e 50% cortese, freschissimo, sapido e con un finale leggermente amaricante. Il suo nome è V.S.Q GRAIA ed è stata una vera scoperta. Probabilmente ne verrà prodotta anche un’altra versione 100% Timorasso.

Per concludere ringrazio l’incredibile Claudio Mariotto per essere stato semplicemente se stesso, per avermi accolto a casa sua come un amico di vecchia data, per avermi deliziato con le sue storie e i tantissimi aneddoti sulla sua vita e i suoi vini, per avermi fatto capire che il vino lo produce come piace a lui e non si omologa ai trend del momento o alle mode ma resta fedele a se stesso e alla sua identità personale e territoriale. Ringrazio Simone per essere stato davvero preciso e dettagliato nella spiegazione dei vini, per avermi regalato risate che non dimenticherò mai, per aver messo il cuore sul tavolo per raccontarmi la sua vita, il suo territorio e la filosofia che condivide con Claudio. Sembrava fossero padre e figlio tanta sintonia e serenità c’era seduto al tavolo con loro. Infine ringrazio entrambi per avermi messo di fronte ai miei limiti imposti a volte dal mondo del vino dove ti siedi a fare l’analisi di un vino e cominci a voler sapere mille informazioni certamente interessanti ma che a volte pregiudicano il nostro pensiero finale dimenticandoci di capire se alla fine il vino ci è piaciuto o no!! Li ringrazio per aver parlato con me di vino veramente con la mente libera da preconcetti e pregiudizi mettendosi in gioco totalmente. Siete dei veri professionisti.

A cura di Merati Luca

merati_wine su Instagram